L’arresto su ordine del gip del Tribunale di Potenza Antonello Amodeo. Nell’inchiesta - nuovo filone dell'indagine sull'ex procuratore di Taranto Capristo - anche gli avvocati Amara e Ragno, il funzionario di Polizia Paradiso e il consulente di Pwc Nicoletti
L’ex commissario straordinario dell’Ilva Enrico Laghi è stato arrestato e posto ai domiciliari su ordine del gip del Tribunale di Potenza per vicende legate alla gestione del siderurgico tarantino. L’inchiesta è un nuovo filone dell’indagine sull’ex procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo che coinvolge anche l’ex consulente esterno di Eni Piero Amara. Per Laghi il procuratore Francesco Curcio aveva chiesto la custodia in carcere, ma il gip ha ordinato solo i domiciliari. La misura cautelare è stata notificata dalla Squadra mobile e dal nucleo di polizia economico finanziarii della Guardia di Finanza di Potenza. A Laghi, scelto dal governo di Matteo Renzi come commissario del polo siderurgico tarantino, sono stati sequestrati anche 363mila euro come disposto dal giudice per le indagini preliminari Antonello Modeo.
“Plurime e convergenti dichiarazioni accusatorie” – Nell’indagine si ipotizza la corruzione in atti giudiziari in concorso con Amara, il magistrato Capristo, il suo amico e avvocato Giacomo Ragno, il poliziotto Filippo Paradiso e Nicola Nicoletti, consulente dell’Iva. L’inchiesta, si legge nella nota diffusa dal procuratore capo di Potenza, su basa su “plurime e convergenti dichiarazioni accusatorie supportate da elementi investigativi di riscontro, hanno fatto emergere un quadro indiziario grave da cui è emerso il sopra descritto ruolo svolto dall’indagato Enrico Laghi nella contestata fattispecie di corruzione in atti giudiziari”. La misura cautelare di oggi è uno sviluppo dell’inchiesta che nel giugno scorso aveva portato all’obbligo di dimora dello stesso Capristo. In sintesi l’accusa per Laghi è aver ricambiato la “favorevole attenzione alle esigenze di Ilva” da parte della procura di Taranto guidata da Capristo, con incarichi professionali che venivano assegnati da dirigenti dell’Ilva all’avvocato Ragno, vicinissimo allo stesso Capristo.
Il ruolo di Amara e Capristo – Il capo dell’ufficio inquirente tarantino, secondo le accuse, “stabilmente vendeva ad Amara, Laghi e Nicoletti, la propria funzione giudiziaria, sia presso la Procura di Trani ( a favore del solo Amara) che presso la Procura di Taranto (a favore di Amara, Laghi e Nicoletti)”. Secondo la ricostruzione dell’accusa l’intermediario di questa corruzione era Paradiso. In pratica il magistrato, “in cambio dell’utilità costituita dal costante interessamento di Amara e Paradiso (il secondo stabilmente remunerato dal primo) per gli sviluppi della sua carriera nonché per ottenere i vantaggi economici e patrimoniali in favore del suo inseparabile sodale l’avvocato Giacomo Ragno”. Quindi da parte di Amara “si manifestava in una incessante attività di raccomandazione, persuasione, sollecitazione svolta, in favore del Capristo, dai suddetti corruttori su membri del Csm (da loro conosciuti direttamente o indirettamente) e/ o su soggetti ritenuti in grado d’influire su questi ultimi”. In cambio di questa attività di sponsorizzazione di Amara su Palazzo dei Marescialli, che avrebbe nominato Capristo al vertice della procura di Taranto, e ed in cambio “anche di favori materiali (quali le nomine e gli incarichi ad amici da parte di Ilva” da parte di Laghi “, il magistrato “garantiva stabilmente sia ad Amara che a Laghi e quindi ad Ilva utilità e vantaggi processuali, nonché garantiva ad Amara, mostrando apertamente la sua amicizia con il predetto innanzi al Laghi ed Nicoletti, l’agevolazione professionale consistita nel suo accreditamento presso Ilva“.
Le accuse a Laghi – A leggere la nota della procura, dunque, Laghi e Nicoletti “che avevano appoggiato l’attività di sponsorizzazione del Capristo svolta da Amara e Paradiso (che non a caso si interfacciava con Laghi, Nicoletti, Amara e soggetti in grado di influire su componenti del Csm) a loro volta, elargivano remunerati incarichi di consulenza ed assistenza legale a persone indicate dal Capristo che a sua volta orientava l’attività della Procura di Taranto in favore di Ilva“. Secondo gli investigatori la “favorevole attenzione alle esigenze di Ilva” da parte della procura di Taranto, “tramutava anche in ulteriore beneficio, questo di carattere personale, sia per il Laghi che per il Nicoletti, in quanto, il primo, acquisiva maggiore credito presso il Governo Nazionale ed i Ministri competenti quale abile e capace manager risolutore delle questioni giudiziarie/ economiche e patrimoniali di pertinenza delle aziende commissariate, mentre
il secondo in quanto consulente degli Amministratori Straordinari”. La nota della procura prosegue spiegando che in cambio dei favori resi da Capristo, “Nicoletti e Laghi abusando delle loro rispettive qualità di Commissario traordinario e gestore di fatto degli Stabilimenti Ilva, condizionavano i dirigenti Ilva sottoposti a procedimenti penali presso l’autorità giudiziaria di Taranto (procedimenti nei quali rispondevano per reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni) affinché conferissero una serie di incarichi difensivi “all’Avvocato Ragno Giacomo, alter ego del Capristo, come avvenuto per ben 4 mandati difensivi (conferiti al Ragno da De Felice Salvatore e Cola Ruggero, dirigenti Ilva in AS, che fruttavano parcelle per complessivi euro 273.000 circa)”.
Il verbale di Amara – A parlare di Ilva, della nomina di Capristo a Taranto e di Laghi era stato, il 10 giugno scorso, lo stesso Amara. “All’Ilva non si muoveva un dito se non era Enrico Laghi a decidere. Il dominus di certi rapporti era Enrico Laghi e, come lei stesso scrive, cinicamente decide di nominarmi quando nella cena a casa mia. Laghi aveva rapporti diretti col… mentre io ho sempre avuto rapporti Bacci-Lotti, in relazione alla vicenda Ilva il rapporto era direttamente con il premier e con la famiglia Riva. Questo ‘giocava con tre mazzi di carte“, aveva detto l’avvocato di Siracusa davanti al gip Amodeo, al procuratore Curcio e al sostituto Giuseppe Borriello. Secondo la procura di Potenza ad Amara venne affidato un ruolo di consulente perché doveva partecipare alla cosiddetta “trattativa” con la procura per raggiungere quel patteggiamento che avrebbe dovuto consentire alla società di uscire dal maxi processo “Ambiente svenduto“. Patteggiamento che era stato bocciato dall’ufficio inquirente guidato da Franco Sebastio, ma poi raggiunto quando a guidare la procura era arrivato Capristo: sarà la corte d’Assise di Taranto a rigettarlo. Ha detto Amara ai magistrati: “Nella gestione finale Laghi, Capristo, un certo Morandi, che a voi forse non dice nulla, e Renzi erano tutta una cosa nella gestione del patteggiamento“. Secondo Amara, per questo motivo “l’Ilva insieme al governo ha appoggiato la nomina di Capristo, avevano…e non mi ferisco, questa volta, a Lotti, ma dalle mie informazioni in questo caso era direttamente il premier che pare…e io ricordo anche che lui è venuto a Taranto; è andato a salutare personalmente anche Capristo e si sono incontrati in occasione di una sua venuta. A quel punto, la gestione della vicenda dell’Ilva sarebbe avvenuta in modo diverso. Ma loro … anche i decreti concordavano. C’erano dei decreti che faceva Renzi, di volta in volta…”. Sono i vari tentativi di salvare lo stabilimento siderurgico da parte dell’allora presidente del consiglio: uno di quei decreti sarà poi considerato incostituzionale. “Io – ha detto Amara – mi ricordo che proprio Laghi ha materialmente scritto uno dei decreti, almeno mi disse che furono emanati dal Governo Renzi”.
Chi è Laghi e lo stuolo di incarichi – Professore ordinario di economia aziendale presso l’Università di Roma Sapienza, Laghi è stato nel passato componente del consiglio di amministrazione o del collegio sindacale di numerose società anche quotate presso la Borsa Italiana, tra le quali Acea, Pirelli, Gruppo Editoriale L’Espresso, Beni Stabili, Unicredit, Banca Finnat, Nomura Sim, Tim, Finsiel, Rai Cinema, RaiSat, RaiNet, Cofiri F&L, Fendi, Fiorucci. Specializzto nel regime dell’amministrazione straordinaria, è stato nominato come commissario anche di Alitalia e componente del comitato di sorveglianza di Tirrenia Società di Navigazione S.p.A. ed è stato commissario giudiziale delle procedure di concordato preventivo di Seat Pagine Gialle e Seat Pagine Gialle Italia. Attualmente è presidente del Cda di Studio Laghi, consigliere di amministrazione e presidente del Cda di Edizione, la holding finanziaria controllata dalla famiglia Benetton, amministratore di MilanoSesto, liquidatore di Lkts e delle società del gruppo ex Ktesios, nonché liquidatore di Air Italy.