Le rivelazioni pubblicate da Yahoo! News che citano le testimonianze di circa 30 funzionari dei servizi e della sicurezza americana, parlano della volontà del futuro segretario di Stato Usa di rapire con la forza il fondatore di Wikileaks dall'ambasciata dell'Ecuador a Londra, dove era rifugiato. Un piano che alcuni funzionari hanno definito assurdo e che avrebbe causato un caos diplomatico
Avevano pensato di rapirlo, di arrivare a prelevarlo con la forza dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra, col rischio di creare un caos diplomatico senza precedenti, o addirittura di eliminarlo, di ucciderlo. E a guidare il gruppo formato da agenti della Cia e funzionari dell’amministrazione Trump c’era Mike Pompeo, allora direttore dell’Agenzia e diventato poi segretario di Stato sotto la presidenza del tycoon. Le rivelazioni pubblicate da Yahoo! News che citano le testimonianze di circa 30 funzionari dei servizi e della sicurezza americana, parlano di come Pompeo abbia tentato di cancellare definitivamente l’attività di Julian Assange e di Wikileaks.
Secondo quanto raccolto dai giornalisti che hanno firmato l’inchiesta, durante l’amministrazione Obama le azioni per arginare le attività e le rivelazioni di Wikileaks si limitavano a quelle possibili nei confronti della stampa. Ma con Pompeo alla guida dell’Agenzia e la nuova amministrazione le cose cambiarono. A scatenare la furia di Pompeo e di chi si schierò dalla sua parte furono le pubblicazioni del portale che vennero ribattezzate Vault 7 e che consistevano in materiale classificato sottratto ai server della Cia. Si trattava della più grande fuga di notizie nella storia dell’Agenzia americana, un fatto che provocò enorme imbarazzo tra gli agenti e, soprattutto, al suo direttore.
Pompeo cercava la sua vendetta e la fine della fuga di notizie. Così, a cinque settimane dalla pubblicazione dei primi file segreti, il direttore della Cia dichiarò pubblicamente Wikileaks “un servizio di intelligence ostile non statale”. Un’affermazione del genere non rappresentava solo un guanto di sfida, una risposta alle azioni dell’organizzazione, ma la chiave per l’uso di tecniche che andassero oltre i limiti di quelle stabilite per legge nei confronti della stampa: da quel momento Wikileaks e il suo fondatore non erano più un’organizzazione in lotta per la trasparenza e la libertà di stampa, ma un gruppo di agenti stranieri che operavano sostenuti dai nemici degli Stati Uniti e per questo dovevano essere trattati come servizi di spionaggio avversari. “Quella frase è stata scelta consapevolmente e rifletteva il punto di vista dell’amministrazione”, ha detto a Yahoo un ex funzionario dell’amministrazione Trump. “WikiLeaks cammina come un servizio di intelligence ostile e parla come un servizio di intelligence ostile e ha incoraggiato i suoi seguaci a trovare lavoro alla Cia per ottenere informazioni”, affermò infatti Pompeo dicendo che a sostenere il gruppo erano “attori statali come la Russia“.
Da quel momento in poi, alti funzionari della Cia e dell’amministrazione Trump hanno persino discusso dell’uccisione di Assange, arrivando al punto di richiedere “piani” o “opzioni” su come assassinarlo. Le discussioni sul rapimento o sull’uccisione si sono tenute “ai più alti livelli” dell’amministrazione Trump, ha affermato un ex alto funzionario del controspionaggio. “Sembrava che non ci fossero confini. Vedevano sangue“.
Il fondatore dell’organizzazione si trovava al tempo all’interno dell’ambasciata dell’Ecuador che gli aveva offerto rifugio, ma questo non scoraggiò Pompeo e i funzionari a lui fedeli. Così proposero di rapire Assange dalla sede diplomatica e riportarlo di nascosto negli Stati Uniti attraverso un paese terzo, un processo noto come rendition. L’idea era di “irrompere nell’ambasciata, trascinare fuori Assange e portarlo dove volevano”, ha detto un ex funzionario dell’intelligence. Una versione meno estrema della proposta prevedeva che gli agenti statunitensi strappassero Assange dall’ambasciata e lo consegnassero alle autorità britanniche.
Un’azione che avrebbe sicuramente creato una tempesta diplomatica e politica a causa della violazione della sacralità dell’ambasciata ecuadoriana prima del rapimento del cittadino di un partner statunitense fondamentale, l’Australia, nella capitale del Regno Unito, il più stretto alleato degli Usa. Il piano è sembrato “ridicolo”, ha detto l’ex funzionario dell’intelligence. “Questo non è il Pakistan o l’Egitto, stiamo parlando di Londra”.
Non vi è alcuna indicazione che le misure più estreme contro Assange siano mai state approvate, in parte a causa delle obiezioni degli avvocati della Casa Bianca, ma le proposte dell’agenzia hanno preoccupato così tanto alcuni funzionari dell’amministrazione che questi hanno contattato silenziosamente lo staff e i membri del Congresso per avvisarli di ciò che Pompeo stava proponendo.
La Cia ha rifiutato di commentare le rivelazioni di Yahoo, mentre Pompeo non ha risposto alle richieste di commento.