Mercoledì in Consiglio dei ministri arriva l'intervento necessario per non rendere vana la raccolta firme: il 30 settembre infatti sarebbe l'ultimo giorno utile per la consegna delle sottoscrizioni in Corte di Cassazione, ma le lentezze burocratiche di centinaia di amministrazioni hanno fatto sì che questa mattina le certificazioni erano solo 340mila
Il governo vuole intervenire per salvare la raccolta firme per il referendum sulla cannabis: mercoledì in Consiglio dei ministri arriva la proroga attesa dal comitato promotore, riunitosi dalle 18 in presidio davanti a Montecitorio. La misura – valida per tutti i referendum in via di presentazione, come quello sul green pass – è stata inserita in un decreto legge che comprende diversi interventi urgenti e arriva ad appena un giorno dalla scadenza del 30 settembre, ultimo giorno per la consegna delle sottoscrizioni in Corte di Cassazione. La proroga si è resa necessaria per via dei ritardi dei Comuni che non hanno rispettato i tempi previsti per far arrivare le firme certificate: a questa mattina le certificazioni erano solo 340mila.
L’annuncio della proroga è stato accolto con un’ovazione e lunghi applausi da parte delle persone presenti al presidio. “Mi sembra un passo molto importante – ha commentato Marco Cappato, uno dei promotori del referendum – attendiamo con fiducia la decisione di domani: in questo modo il governo italiano non farebbe un favore al referendum cannabis ma difenderebbe l’istituto referendario e il diritto delle persone a esprimersi sul tema”. Cappato ha invitato poi a proseguire lo sciopero della fame fino all’approvazione del decreto.
Per questo i promotori del referendum sono scesi in piazza martedì alle ore 18. “Non stiamo chiedendo un favore, un privilegio ma una riparazione dovuta per un danno che è già stato fatto, perché molti Comuni non hanno restituito le firme certificate entro le 48 ore, termine improrogabile per legge”, ha detto Riccardo Magi, deputato e presidente di Più Europa durante il presidio con alcune decine di persone, a cui hanno partecipato anche Emma Bonino, Marco Cappato ed Elio Vito, deputato di Forza Italia. Le firme, anche grazie alla possibilità della sottoscrizione online, sono state raccolte in tempi record e i promotori spiegano di averle fatte pervenire ai Comuni già lo scorso 22 settembre. Poi lo stesso Comitato ha dovuto diffidare 1.400 amministrazione locali “perché rispondessero nelle 48 ore previste dalla legge”.
Il presidio “Giù le mani dal referendum” era stato convocato proprio in attesa del Consiglio dei Ministri convocato per mercoledì: è infatti l’ultima sede in cui il governo di Mario Draghi può intervenire per concedere una proroga dei termini. “Non possiamo pensare che il governo Draghi, riunito domattina in Cdm possa restare insensibile a questa richiesta”, ha aggiunto Magi, sottolineando che, per via delle varie modifiche normative di quest’anno dovute al Covid, “chi ha depositato il quesito prima del 15 giugno ha tempo fino a fine ottobre per le firme, chi lo ha fatto dopo ha tempo fino a fine settembre”.
La lentezza nell’arrivo delle firme certificate, infatti, è dovuta ai mancati adempimenti da parte di centinaia di amministrazioni locali. “Non vogliamo che questo referendum venga discriminato, chiediamo di avere tempo fino al 31 ottobre: ci siamo rivolti al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio, siamo pronti a mettere in mora il ministero dell’Interno. Questo ritardo non dipende da noi, non possiamo subirne gli effetti”, hanno scritto martedì mattina in un comunicato Marco Perduca, Antonella Soldo e Riccardo Magi, promotori del Referendum Cannabis Legale.