“Da 7 anni si sta facendo processo per un livido dietro ad un braccio“, così Claudio, il primogenito di Gigi d’Alessio, durante il processo che si è tenuto ieri 27 settembre a Roma e per il quale è accusato di aver aggredito la colf nella sua casa ai Parioli. Tra il Covid e le mancate comparizioni di alcuni testimoni, il processo si sta allungando e si avvicina la data in cui scatterà la prescrizione (22 gennaio 2022), motivo per cui la parte civile ha adombrato il sospetto che i rinvii fossero finalizzati ad una strategia difensiva per arrivare a quella data e chiudere così la vicenda.
“Non ho alcun interesse a rinviare il processo perchè ogni volta che è fissata una udienza subisco diffamazioni che hanno ripercussioni sotto l’aspetto professionale”, ha assicurato il giovane in aula, sostenendo nelle sue dichiarazioni spontanee che i continui rinvii ledono invece la sua immagine.
I fatti risalgono al 2014 e precisamente al 5 luglio, quando la collaboratrice domestica di origine ucraina, Halyna Levkova, sarebbe stata picchiata e cacciata dall’abitazione. Il 9 luglio, poi, la donna ha denunciato l’accaduto sostenendo inoltre di aver vissuto in condizioni drammatiche e di aver lavorato in nero. Halyna Levkova parlò di stato di “semi-schiavitù” nonché di minacce ricevute dopo essere andata in ospedale, a seguito delle ferite riportate. Una vicenda intricata, che vede coinvolta anche Nicole Minetti (all’epoca fidanzata con D’Alessio Jr e testimone).