Il governo appare sordo alle pressanti richieste che salgono dai lavoratori, i quali però cominciano a dimostrare una chiara volontà di associarsi per convincere, attraverso scioperi e manifestazioni, i nostri governanti a interessarsi del lavoro e in genere dell’economia del nostro Paese.
A Fiumicino si è vista una grande manifestazione, nella quale erano uniti i dipendenti di Alitalia, di Gkn e dell’Ilva. E ciò fa ritenere che comincia a profilarsi la possibilità che si diffonda tra i lavoratori l’idea vincente della necessità di far valere la nostra Costituzione repubblicana, soprattutto per quanto riguarda i rapporti economici, di cui al titolo terzo, della parte prima, della Costituzione.
Questo intento è apparso anche nella manifestazione di piazza San Giovanni, dove le parole della vice questore Nunzia Alessandra Schilirò hanno tuonato, più che contro il green pass, a favore dell’attuazione della Costituzione. Resta questo il tema centrale del quale i cittadini devono prendere coscienza, poiché quello che spaventa non è tanto la cosiddetta dittatura sanitaria, ma la dittatura politica, economica e sociale che serpeggia sempre più intensamente nel nostro governo e negli atteggiamenti dell’Unione europea.
Insomma si tratta di abbattere il sistema economico predatorio e incostituzionale oggi vigente, ispirato al pensiero unico dominante del neoliberismo, e tornare, per questo settore, ai chiari principi fondamentali della Costituzione, che impongono un sistema economico produttivo di stampo keynesiano, il quale innanzitutto salvaguarda il lavoro, riconosciuto e garantito dagli articoli 1, 4, 35-47 della Costituzione.
Il punto centrale, come fa la Germania, è quello di far valere la nostra Costituzione nei confronti delle prescrizioni dell’Europa, la quale davvero la sta facendo da padrona nel caso di Alitalia, portandoci nell’impossibilità di competere nel settore aereo, che è una fonte molto importante di produzione di ricchezza nazionale. È assurdo che il governo si inginocchi alla volontà della commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager e resti indifferente alle richieste di 10mila lavoratori di Alitalia.
L’errore è stato quello di trasformare, nel 2008, l’azienda di Stato Alitalia in una S.p.A., cioè mettere in commercio un elemento costitutivo e identificativo dello Stato-Comunità e cioè del popolo italiano. Infatti, come afferma il primo comma dell’articolo 42 Cost., la proprietà è pubblica e privata e per proprietà pubblica devono intendersi i beni che, per far vivere lo Stato-Comunità, devono essere inalienabili, inusucapibili e inespropriabili, e ciò comporta che la soluzione del problema Alitalia non sta nel subire le imposizioni europee, ma adottare i necessari provvedimenti per la sua nazionalizzazione.
E si deve aggiungere in proposito che la Costituzione prevede due principi imperativi. Si tratta del principio secondo il quale il diritto di proprietà privata si dissolve nel nulla se non persegue la funzione sociale (art. 42, comma 2, Cost.), e del principio secondo il quale sono da dichiarare nulli, da parte del giudice, in base all’articolo 1418 del Codice civile, gli atti e i contratti in contrasto con l’utilità pubblica, la sicurezza dei lavoratori, la libertà e la dignità umana di tutti i cittadini (art. 41 Cost.).
È arrivata l’ora che il popolo agisca utilizzando il proprio diritto di resistenza contro un governo che fa gli interessi della Confindustria e non del popolo, e contro un Parlamento che boccia una mozione presentata da tutti i gruppi parlamentari che imponeva alla nuova compagnia Ita di osservare le norme del contratto collettivo nazionale di lavoro. Insomma non resta che ricorrere allo sciopero generale di tutti i lavoratori italiani, secondo quanto prevede l’articolo 40 della Costituzione, e di ricorrere al giudice ordinario o amministrativo per l’annullamento da parte della Corte costituzionale delle leggi contrarie ai principi e ai diritti fondamentali della nostra Costituzione.