In Italia, gli alunni della scuola secondaria di primo grado imparano meno dei loro coetanei in Europa: in tre anni di medie peggiorano i risultati ottenuti alla primaria e solo al 10% piace frequentare le lezioni. La maggior parte dei docenti sono precari, soprattutto gli insegnanti di sostegno (60%). Questi ultimi sono anziani e poco informati sulle strategie e i metodi da seguire. Lo dice il nuovo rapporto sulla scuola media italiana, curato da Barbara Romano e altri ricercatori per la fondazione Giovanni Agnelli . “La situazione dal 2011 ad oggi non è migliorata. In particolare gli apprendimenti restano insoddisfacenti, i divari territoriali e le disuguaglianze sociali sono ancora più evidenti; non vi è stato un rinnovamento del corpo docente e della didattica”, sostiene il direttore Andrea Gavosto. “Nei prossimi mesi la secondaria di primo grado deve tornare al centro dell’attenzione pubblica”.
PEGGIORAMENTO DAL 2011 – Le prime pagine sono dedicate ai ragazzi. Primo dato: tra la primaria e la media il rendimento precipita. Nel passaggio dalle elementari alla secondaria di primo grado i risultati in matematica peggiorano soprattutto al Sud e nelle Isole ma anche in confronto ai coetanei di altri Paesi. Il divario cresce soprattutto per i figli di genitori con licenza elementare o media. Nello specifico un figlio di genitori laureati ha il 75% di probabilità di studiare al liceo, contro il 50% di un figlio di diplomati e il 32% di non diplomati. Solo nel 6% dei casi un figlio di laureati sceglie istituti professionali o formazione professionale, contro il 30% dei figli di genitori che non possiedono diploma. Per quanto riguarda i ragazzi migranti, se fino alla primaria reggono, alle medie c’è un arretramento notevole: “Fra uno studente italiano e uno straniero di prima generazione (nato all’estero, scolarizzato in Italia) – cita il rapporto – il divario è di nove punti al termine della primaria: diventano tredici in terza scuola media”. Anche da questo punto di vista, la situazione è peggiorata rispetto al 2011.
COME STANNO I RAGAZZI A SCUOLA – Parlano i numeri: dalla prima alla terza media il gradimento si abbassa. Andare a scuola piace molto solo al 10% dei maschi e all’8% delle femmine. Il passaggio tra la primaria e la secondaria è tragico: in prima media quattro studenti su dieci sono stressati dal carico di lavoro e negli anni successivi la situazione peggiora. La fondazione Giovanni Agnelli prende in considerazione anche i professori. Stessa musica. Ancora note stonate nonostante siano trascorsi più di 3600 giorni dall’ultima indagine. Nella scuola media solo il 66% dei docenti viene confermato nelle stesse classi: un insegnante su tre si trasferisce o viene spostato da un anno all’altro. La scuola media ha la quota più elevata di docenti precari (30%), a fronte del 20% della primaria e del 25% delle superiori. Rispetto al 2010-11, il numero dei docenti di ruolo nell’anno scolastico 2020-21 è rimasto sostanzialmente invariato: erano allora 144.000, ora sono oltre 142 mila.
I PROFESSORI – E i professori? Un docente su sei ha sessant’ anni o più e solo un docente su cento ha meno di trent’anni. Tra quelli di ruolo sono più donne (78%) che uomini a salire in cattedra alle medie ma tra i precari aumentano i maschi. “Dieci anni fa – spiegano i ricercatori – avvalendoci dei risultati delle indagini Iard, davamo conto di un corpo insegnante italiano scoraggiato dalla percezione di un basso prestigio e scarsa considerazione sociale per la propria professione. Oggi l’88% degli insegnanti italiani di scuola secondaria di primo grado ritiene che l’insegnamento sia scarsamente apprezzato e valorizzato nella società (contro l’ 81% paesi Ue), percezione condivisa dal 92% dei nostri dirigenti scolastici. E tra i problemi spunta anche quello della formazione: nella primaria un terzo dei docenti eccelle nella capacità di fornire indicazioni agli allievi sulle strategie e i metodi da seguire mentre nella scuola media si scende a un quarto, mentre sale la percentuale di docenti con un livello basso. Gavosto non pensa assolutamente a una riforma dei cicli che porti a superare la secondaria di primo grado ma qualche proposta la mette sul piatto. La sua è una lista concreta da mettere in atto da subito. Il direttore è convinto che i migliori laureati dovrebbero essere attratti all’insegnamento alla secondaria di primo grado e vuole una formazione professionale continua e una didattica che sappia orientare i ragazzi. Ma non basta. La fondazione ha in testa anche un nuovo modo di concepire la giornata alle medie con l’estensione del “tempo scuola” al pomeriggio con attività sportive, teatrali al posto delle lezioni.