La notizia, come segnalato da MilanoFinanza, si trova in una piccola postilla a pagina 32 del documento: l’organo di controllo statale sulle società quotate in Borsa, vuole vederci chiaro sulle operazioni di Paratici & Co., che nell’ultima stagione ammontano ad “appena” 30 milioni di euro, ma negli anni precedenti sotto la gestione dell’ex direttore generale avevano toccato cifre da record, addirittura 166 milioni nel 2020. Da Sturaro a Portanova, passando per Cerri e Rovella, l’elenco è lungo
Dal punto di vista finanziario è il momento più drammatico della storia della Juventus, come del resto per tante altre squadre della Serie A devastata dal Covid: nel 2020/2021 il club bianconero ha perso 210 milioni di euro. Ma tra le pieghe della relazione annuale appena approvata dal Cda c’è una novità forse ancora più inquietante: la Consob ha messo nel mirino le tanto chiacchierate plusvalenze che quel bilancio l’avevano tenuto in piedi coi cerotti, almeno fino a quando non è arrivato il Coronavirus a dare la mazzata definitiva. La notizia, come segnalato da MilanoFinanza, si trova in una piccola postilla a pagina 32 del documento: “Con lettera in data 12 luglio 2021, la Consob ha avviato nei confronti della Società una verifica ispettiva, attualmente in corso, avente ad oggetto l’acquisizione, da parte dell’Autorità, di documentazione ed elementi informativi relativi ai proventi derivanti dalla gestione dei diritti dei calciatori”. Tradotto: la Consob, l’organo di controllo statale sulle società quotate in Borsa, vuole vederci chiaro sulle plusvalenze di Paratici & Co., che nell’ultima stagione ammontano ad “appena” 30 milioni di euro, ma negli anni precedenti sotto la gestione dell’ex direttore generale avevano toccato cifre da record, addirittura 166 milioni nel 2020. Da Sturaro a Portanova, passando per Cerri e Rovella, l’elenco è lungo.
Quello della plusvalenza (tecnicamente, cedere un proprio calciatore ad una cifra molto superiore rispetto al suo valore residuo, registrando la differenza in bilancio) è un fenomeno diffusissimo, che non riguarda certo solo la Juventus: basti dire che nel Report Calcio 2020 avevano sfondato quota 700 milioni in totale, rappresentando ormai il 20% del fatturato dei club, poco attendibile però dal momento che molti di quei soldi non sono reali, e quindi finiscono per gonfiare i bilanci, fino a quando i nodi non vengono al pettine con conseguenze devastanti. Si tratta a tutti gli effetti di uno dei principali mali del calcio italiano, ormai sotto gli occhi di tutti, su cui però nessuno è mai riuscito a far nulla. La FederCalcio ha provato anche ad aggredirlo, ai tempi dell’ex procuratore Giuseppe Pecoraro, ma il suo tentativo coraggioso si è rivelato un buco nell’acqua: l’inchiesta sul Chievo si era conclusa con un buffetto alla società poi fallita, sancendo di fatto l’insindacabilità della valutazione di mercato di un giocatore. Strumenti per intervenire in realtà ci sarebbero, ad esempio mettendo sotto controllo i reali passaggi di denaro (che nelle plusvalenze fittizie invece non ci sono quasi mai), ma la Figc fin qui non ha mai potuto o voluto far nulla.
Il discorso però potrebbe cambiare se dal piano sportivo facesse il salto di qualità su quello contabile. Perché se delle operazioni artefatte o presunte tali gonfiano un bilancio societario non è più solo un problema del pallone. Ed è quello che potrebbe avvenire ora con l’interessamento della Consob. Per il momento siamo ancora alle fasi preliminari: da quel poco che traspare dalla relazione, si sa che l’avvio del procedimento è recente (luglio) e che ha comportato l’acquisizione di documenti da parte degli ispettori. Bisognerà aspettare gli sviluppi per capire se l’indagine porterà a qualcosa di concreto. Certo, questo discorso in Italia si applicherebbe soltanto a tre squadre, quelle quotate in Borsa e quindi soggette alla vigilanza della Consob, nel caso specifico Juventus, Roma e Lazio. Ma è evidente che se venisse stabilito un precedente, potrebbe essere il primo passo per far cadere il castello di carta delle plusvalenze.
Per il resto il bilancio bianconero aveva fatto parlare soprattutto per la perdita record di 210 milioni di euro. Colpa del Covid, scrive il presidente Andrea Agnelli nella sua lettera agli azionisti, in cui continua anche ad aggrapparsi al sogno sciagurato della Superlega. In realtà i conti non tornano, e non solo per la pandemia: come del resto per tante altre squadre di Serie A, il Coronavirus è stato solo l’ultima spintarella per un sistema che già da anni era ad un passo dal baratro. Lo certifica lo stesso bilancio della Juve, quando scrive che “il protrarsi della pandemia ha generato un rilevante impatto negativo sui ricavi quantificabile in circa 70 milioni”, ma le perdite sono state più del doppio. Il virus insomma ha inciso ma solo in parte, per i patron è diventato quasi un alibi per nascondere le proprie colpe. Nel caso di Agnelli, l’investimento fallimentare di Ronaldo, i costi in continuo aumento (persino l’anno scorso +35 milioni) per i contratti sciagurati fatti a diversi calciatori. Fino a ieri c’erano le plusvalenze a far quadrare i conti, e proprio questo, forse, è stato il danno più devastante del Coronavirus, ancora più degli stadi chiusi: con la crisi economica generale che ha portato, non ci sono più squadre con cui fare affari vantaggiosi e per questo i ricavi da trasferimenti sono crollati da 166 a 30 milioni, facendo collassare anche il bilancio. Per il momento ci ha pensato il Covid. Domani potrebbe farlo anche la Consob.