Il processo a Patrick Zaki, lo studente e ricercatore egiziano dell’Università Alma Mater di Bologna detenuto da quasi 20 mesi in Egitto, è stato rinviato al 7 dicembre. Quella che si è svolta oggi presso il Tribunale per le emergenze e la sicurezza di al-Mansoura era la seconda udienza del procedimento a suo carico. Lo studente è accusato per gli articoli scritti per il sito libanese Daraj e rischia 25 anni di carcere.
Zaki è stato portato nella gabbia degli imputati in manette, che poi gli sono state tolte dopo meno di cinque minuti. Qualche minuto dopo l’ingresso dello studente nella cella degli imputati, prima ancora che la sua udienza iniziasse, la sessione è stata interrotta e Patrick ha parlato con due avvocati. “Il rinvio del processo è stato deciso affinché la difesa possa ottenere copia ufficiale degli atti, fare le proprie memorie e rappresentare Patrick nel migliore dei modi con una forte memoria”, ha spiegato all’Ansa la sua legale Hoda Nasrallah. Finora “ci hanno presentato gli atti senza fornircene una copia o fotocopia ufficiale”, ha aggiunto parlando davanti al palazzo di giustizia. “Abbiamo alcuni punti in mente, ma per fare le memorie – ha aggiunto – è necessario avere i documenti in mano in modo da poterli utilizzare in ogni punto, e finora questo non è stato possibile”.
Il rinvio viene definito da Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia, “abnormemente lungo” e “sa di punizione”. Il giudice – spiega Noury – “poteva sì accogliere come ha fatto la richiesta della difesa di un rinvio, ma poteva disporre un rinvio tra una, due settimane. Tra l’altro questa data della prossima udienza, il 7 dicembre, è amaramente simbolica perché segnerà il ventiduesimo mese di detenzione arbitraria e illegale di Patrick e quindi una sofferenza continua”. “Abbiamo del tempo davanti – prosegue – per fare qualcosa di importante, di efficace nelle relazioni tra Italia ed Egitto. La richiesta che facciamo è che la diplomazia italiana utilizzi questo tempo nel migliore dei modi”.