Grande attesa per il ReWriters fest, un festival di tre giorni che si terrà dal 15 al 17 ottobre a Roma, precisamente presso il WeGil (Largo Ascianghi, 5). Con il Patrocinio della Regione Lazio e del Municipio I di Roma Capitale, il Festival sarà un’occasione per conoscere e riscoprire l’immaginario collettivo contemporaneo. Balza agli occhi la percentuale di donne attive nell’evento, il 70%. Una percentuale importante, sottolineata da Eugenia Romanelli, la Direttrice Artistica che di questo Movimento ci ha raccontato l’evoluzione. “Siamo un movimento culturale nato due anni fa a gestione familiare e che si è moltiplicato ogni settimana del 150% dalla nascita, raccogliendosi attorno ad una testata digitale e ad un manifesto”, ha esordito lei, scrittrice, giornalista, blogger del Fatto e docente.
“Dalla società si sono raccolti giovani attivisti, gruppi femministi, ma anche intellettuali italiani”. Il Comitato Scientifico di ReWriters è infatti composto da nomi come Letizia Battaglia, Monica Cirinnà, Giancarlo Leone e Giovanna Melandri per citarne qualcuno. E anche i testimonial non sono da meno: Loredana Bertè, Vauro Senesi, Paola Turci, Gianna Nannini, Jovanotti o ancora Carmen Consoli e Ernesto Assente (che cura anche la direzione artista del Fest, insieme a Romanelli). L’evento si carica di un forte significato simbolico: dopo 2 anni difficili in cui non ci si è incontrati di persona, sarà dunque l’occasione per vedersi finalmente dal vivo e per discutere dei pilastri su cui si basa il Movimento. “Tutti questi gruppi, queste persone, ora si incontrano e nessuno viene per denaro – spiega Romanelli – Sono tutti attivisti vocazionali laici. Il Festival è pensato su 2 livelli: intrattenimento e formazione. Ci saranno 10 tavole rotonde in cui parleranno gli accademici con 10 speaker ed ogni tavola ragionerà su un tema del ReWriters. Un’altra parte invece riguarderà l’intrattenimento, con letture di attori e attrici”, racconta la direttrice artistica.
Diversi i temi che verranno affrontati: dal contrasto alla crisi climatica alla cultura LGBTq+ ma anche il rapporto tra l’essere umano e tecnologia. Tutto però in una chiave originale ed innovativa. Il filo conduttore? Il Manifesto del Movimento Culturale ideato e nato grazie a Eugenia Romanelli. “Ci tengo moltissimo allo stimolo del pensiero divergente“, sottolinea. Poi: “Il punto è: cosa significa in pratica il pensiero divergente? Vuole dire la presenza di tante donne, studiose e accademiche. Il pensiero delle minoranze è un modo di rapportarsi alla realtà usando il pensiero divergente o laterale, ovvero il pensiero creativo che non è logico e sequenziale, tipico dall’emisfero sinistro, cioè quello dell’uomo e dunque ancora pensiero dominante”. Infine conclude: “Tutti i nomi del festival rappresentano persone che si impegnano per riscrivere modelli e l’immaginario in modo tale da cercare di riparare al danno. Per questo ci sono anche tantissimi giovani artisti tra cui fotografi o illustratori, sia nel Festival sia nel Movimento. Il nostro atteggiamento si traduce nel chiedere scusa e mettersi a disposizione dei giovani. Stiamo consegnando un Pianeta in via di estinzione. Io ho una bambina piccola, sento la responsabilità”.