La corte ha assolto anche Saipem - imputata per la legge 231 sulla responsabilità degli enti - "per insussistenza dei reati presupposti". Le motivazioni saranno rese note tra 90 giorni. Il legale: "Siamo pienamente soddisfatti della sentenza che dimostra che anche gli ulteriori accertamenti della Procura sulle vicende algerine hanno portato al riconoscimento della totale insussistenza dei fatti di reato"
Il Tribunale di Milano, al termine del processo con al centro false comunicazioni al mercato prima del profit warning del 2013 e, quindi, l’accusa di aggiotaggio, ha assolto Saipem, imputata per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Assolti perché il fatto non sussiste anche l’ex vicepresidente ed ex amministratore delegato Pietro Tali e altre tre persone. La corte ha assolto la società – imputata per la legge 231 sulla responsabilità degli enti – “per insussistenza dei reati presupposti“. Le motivazioni saranno rese note tra 90 giorni.
I giudici della X sezione penale hanno assolto anche il successore di Tali, Umberto Vergine. Assolto, come chiesto anche dalla stessa accusa, l’ex direttore generale della business unit Engineering e Construction Pietro Varone. Gli imputati sono stati assolti “perché il fatto non sussiste”. Lo scorso 13 maggio il pm di Milano Giordano Baggio aveva chiesto la condanna di Tali a 4 anni di reclusione, del suo successore Vergine e dell’ex dirigente per la redazione dei documenti contabili Stefano Goberti. L’accusa chiesto anche la condanna della società a una sanzione pecuniaria di 600.000 euro, senza però chiedere alcuna confisca, e l’assoluzione del quarto imputato, l’ex dg della business unit Engineering e Construction Varone, “per non aver commesso il fatto”.
Secondo l’accusa, la presunta manipolazione del mercato si sarebbe realizzata attraverso la diffusione di alcuni comunicati stampa nell’ottobre 2012 e nel marzo 2013 e una conference call, durante la quale non sarebbe stato rappresentato correttamente lo stato dei conti del gruppo, poi emerso con due successivi profit warning a gennaio e giugno 2013. In particolare, sarebbero state nascoste delle criticità sul budget previsto per il 2013, non riferendo al mercato previsioni interne che vedevano un calo dell’Ebit, inferiore al 2012 per circa un miliardo di euro. In merito alla contestazione di falso in bilancio, invece, i magistrati fanno riferimento al fatto che Saipem non avrebbe rappresentato nel bilancio 2012 alcuni extra costi per penali che l’azienda avrebbe dovuto pagare, per un totale di ricavi superiori al reale di 245 milioni. Questo reato era stato riconosciuto come prescritto dallo stesso pm Baggio. Oggi il tribunale di Milano ha bocciato integralmente la ricostruzione dell’accusa
“Siamo pienamente soddisfatti della sentenza che dimostra che anche gli ulteriori accertamenti della Procura sulle vicende algerine hanno portato al riconoscimento della totale insussistenza dei fatti di reato” ha spiegato l’avvocato Enrico Giarda, legale di Saipem. Questo processo, infatti, era un secondo filone del cosiddetto ‘caso Algeria’, che si era già chiuso con l’assoluzione definitiva per Saipem e alcuni suoi dirigenti nel procedimento per una presunta corruzione internazionale. Un secondo filone che riguardava la contabilizzazione a bilancio nel 2012 dei progetti algerini e nel quale la stessa Consob, come ha chiarito il legale, “aveva escluso qualsiasi rilevanza amministrativa dei fatti”.