Il riconoscimento è stato istituito nel 2018 in memoria della scrittrice Alessandra Appiano. Domenica 26 settembre la cerimonia di premiazione per l'autrice dell'opera "Svegliami a mezzanotte" e per il giornalista francese autore di "Non avrete il mio odio"
“Si fa ancora molta fatica ad ammettere le proprie fragilità, specie quando si tratta di patologie psichiatriche”. Fuani Marino lo ha fatto mettendoci il nome (un nome particolare che nasce dall’unione di quello dei suoi genitori Furio e Anita) e anche la faccia. L’occasione è stata il premio Alessandra Appiano, all’interno del primo Festival book, ricevuto sul palco in piazza Minerva, nel cuore dell’isola di Ortigia, a Siracusa. “Svegliami a Mezzanotte” è il titolo del libro in cui Marino racconta la storia del suo fallito tentativo di suicidio che ha scritto “in prima persona, nonostante molti mi avessero consigliato di usare uno pseudonimo per non espormi troppo”.
E, invece, è stato proprio questo a colpire l’associazione Amici di Salvataggio che ha deciso di consegnare a lei il premio in memoria della scrittrice Appiano, morta nel 2018, mentre era ricoverata in un ospedale milanese per una grave depressione. Il marito Nanni Delbecchi, insieme ad alcuni amici, ha dato vita all’associazione non solo per coltivare la memoria, ma soprattutto per fare in modo che depressione, disturbi dell’umore, sindrome bipolare non siano più argomenti tabù. “Il mio libro è proprio un tentativo, anche politico, di fare luce sulle patologie psichiatriche che – ha detto Fuani Marino prima di ricevere il riconoscimento attribuito l’anno scorso ma che, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, è stato consegnato domenica 26 settembre – ancora oggi non vengono considerati una vera malattia e addirittura vengono spesso considerati dei capricci». Dall’applicazione della legge Basaglia, che nel 1978 ha abolito gli ospedali psichiatrici (i manicomi) a oggi, molti passi avanti sono stati fatti sull’argomento, ma molti altri devono ancora essere fatti.
“Dove tutti voltano la testa, Fuani Marino ha scritto questo racconto in presa diretta dai luoghi più oscuri del sé, da quando un incontenibile disturbo psichiatrico, all’indomani del parto, la spinge a tradurre in gesto la fine della sua vita – si legge nelle motivazioni della giuria del premio, presieduta da Franco Cordelli e composta da Enzo Di Mauro, Nanni Delbecchi, Marco Garavaglia, Daniela Mareschi, Ottavia Piccolo, Simona Sparaco e Silvia Truzzi – Leggerlo significa comprendere come il dolore della mente, abbandonato a se stesso, possa tradursi in annullamento del corpo. Ma anche come guardare negli occhi il male di vivere sia il primo passo per combattere la sua oscurità». E Marino quel male di vivere non solo lo ha guardato negli occhi, ma lo ha anche trasformato. Da sopravvissuta ha deciso di condividere la sua storia di depressione e di guarigione e di incrociarla con una riflessione sulla solitudine in cui, ancora troppo spesso, vengono lasciate le persone che soffrono di malattie mentali.
Per la quarta edizione del premio Alessandra Appiano, è stato consegnato il riconoscimento al giornalista Antoine Leiris. L’autore di Non avrete il mio odio, il libro in cui ha raccontato i giorni immediatamente successivi all’attentato al Bataclan (il teatro di Parigi dove, il 13 novembre del 2015, novanta persone sono rimaste uccise). Una tragedia in cui l’autore ha perso la moglie, lasciando lui insieme a Melvil, il solo figlio di appena un anno e mezzo. Quattro anni dopo, è in Noi due che Leiris ha raccontato come sono cambiati e cresciuti lui e il figlio. “Un libro che affronta con delicatezza, ma senza evitare il confronto con la verità, il tema della paternità da genitore single – hanno motivato i giudici – Un racconto pieno di luce e di affetto, in cui la scrittura mostra tutta la sua potenza e capacità di sanare le ferite, e testimonia con grande impatto emotivo l’amore per la vita”. Qualche settimana fa, per la strage del Bataclan è iniziato il maxi-processo: tra gli imputati c’è anche l’unico degli attentatori che è sopravvissuto. “Prima di questo processo – ha detto Leiris dal palco siracusano – non volevo più pensare alla tragedia. Adesso, invece, vado sempre in tribunale: voglio capire esattamente cosa è successo quella sera, soprattutto – ha sottolineato l’autore arrivato da Parigi – per essere capace un giorno di rispondere alle domande che mi farà mio figlio senza limitarmi solo a dire ‘delle persone sono entrate con delle mitragliette'”.
Il premio letterario Alessandra Appiano è nato a Siracusa nel 2018 per volontà di Damiano Gallo e dal 2020 è promosso dalla Damiano Gallo Productions in collaborazione con l’Associazione Alessandra Appiano-Amici di salvataggio (qui tutte le informazioni su bando e passate edizioni).