Tra il 2019 e il 2020 sono peggiorati gli indicatori relativi a 9 obiettivi su 17, tra cui povertà, salute, educazione, uguaglianza di genere e condizioni di lavoro. Migliorano solo sistema energetico, lotta al cambiamento climatico e giustizia. “Senza un cambio di passo deciso l’Italia sforerà i tempi, con conseguenze gravi"
La pandemia ha avuto un impatto drammatico sul raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 e ha contribuito ad aggravare la situazione dell’Italia, anche se lo sforzo compiuto dall’Unione europea nell’ultimo anno è stato un elemento positivo. È la conclusione a cui giunge il rapporto 2021 “L’Italia e gli obiettivi di sviluppo sostenibile” dell’Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile). Tra il 2019 e il 2020 sono peggiorati gli indicatori relativi a 9 obiettivi: povertà (obiettivo 1), salute (3), educazione (4), uguaglianza di genere (5), condizione economica e occupazionale (8), disuguaglianze (10), condizioni delle città (11), ecosistema terrestre (15) e cooperazione internazionale (17). Per gli obiettivi numero 12 (economia circolare) e 14 (ecosistemi marini) è stato valutato di non calcolare il 2020 in assenza di informazioni disponibili. Il nostro Paese mostra segni di miglioramento solo per tre obiettivi, relativi a sistema energetico (goal 7), lotta al cambiamento climatico (13) e giustizia e istituzioni solide (16), mentre si registra una sostanziale stabilità per altri tre: alimentazione e agricoltura sostenibile (obiettivo 2), acqua (6) e innovazione (9). Da qui l’appello con cui si apre il documento sottoscritto dai presidenti dell’Asvis, Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini: “Se non interverranno cambi di passo decisi, l’Italia non conseguirà gli Obiettivi dell’Agenda 2030 nei tempi concordati in sede Onu, con conseguenze gravi”.
GLI ULTIMI 10 ANNI E IL CONFRONTO CON GLI ALTRI PAESI – Analizzando nel complesso il periodo 2010-2020, invece, l’Italia è migliorata in cinque obiettivi: sistema energetico e lotta al cambiamento climatico, ma anche salute, uguaglianza di genere ed educazione. Per altri cinque la situazione è peggiorata: povertà, acqua, condizione economica e occupazionale, ecosistema terrestre e cooperazione internazionale. Ancora, per ulteriori cinque (alimentazione e agricoltura sostenibile, educazione, disuguaglianze, condizioni delle città, giustizia e istituzioni solide) la condizione appare sostanzialmente invariata. Anche nel confronto con gli altri Paesi Ue la situazione italiana si conferma critica. Nel 2019, ultimo anno in cui si hanno dati disponibili (ed escludendo quindi gli effetti della pandemia) il nostro Paese è al di sotto della media europea per 10 dei 16 indicatori analizzati (povertà, educazione, uguaglianza di genere, acqua, condizione economica e occupazionale, innovazione, disuguaglianze, condizioni delle città, giustizia e istituzioni solide e cooperazione internazionale), allineata per 3 (salute, lotta al cambiamento climatico ed ecosistema terrestre) e al di sopra per altri 3 (alimentazione e agricoltura sostenibile, sistema energetico, economia circolare).
QUANTO MANCA A RAGGIUNGERE I TARGET – Per la prima volta, il rapporto è arricchito da una selezione di 32 target quantitativi, gran parte dei quali derivati dalla programmazione Ue. Dall’analisi basata sulle tendenze degli ultimi anni emerge che l’Italia potrebbe riuscire a centrare solo i target associati a quattro obiettivi: coltivazioni destinate a colture biologiche, morti in incidenti stradali, consumi finali lordi di energia e tasso di riciclo dei rifiuti. Un progressivo avvicinamento ai target quantitativi si potrebbe determinare in tre casi: probabilità di morte per malattie non trasmissibili, abbandono scolastico, connessione ad Internet. Negative o decisamente negative, invece, appaiono le tendenze per 21 target. Tra questi: persone a rischio povertà o esclusione sociale, fertilizzanti distribuiti in agricoltura, partecipazione alla scuola d’infanzia, parità di genere nel tasso di occupazione e nel numero occupati specializzati in tecnologie dell’informazione e della comunicazione, energia da fonti rinnovabili, disuguaglianza del reddito, emissioni di gas serra, consumo di suolo, affollamento degli istituti di pena e durata dei procedimenti civili.