“Sono Yahya (nome di fantasia, ndr), ho 25 anni, vivo a Kabul da due anni. La vita non è mai stata grandiosa, ma sembra peggiorare di giorno in giorno. Non possiamo uscire di casa. Se ci identificano, le nostre vite saranno in pericolo. Rimaniamo nelle nostre stanze, pregando che non ci accada nulla di male”. È il racconto di un giovane 25enne, intervistato da Afp, che parla della propria paura e angoscia che prova ogni giorno a Kabul, in Afghanistan, sotto il nuovo regime talebano. “Quando sanno di te, sanno sicuramente che sei stato coinvolto in certi atti e ti identifichi come una certa persona, in questo caso come gay. Quindi ti buttano giù da un edificio alto. Questo è la loro legge. Nel 1996 non c’erano molti edifici alti a Kabul, ma ora ci sono tanti edifici più alti. Ti butteranno giù e se ne esci vivo, bene. Oppure ti lapideranno. Questa è la loro legge. Oppure ti spareranno e basta”.