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Discoteche chiuse, gestori sul piede di guerra a FqMagazine: “Ci ribelleremo e apriremo lo stesso col green pass. Per il Governo siamo ultima ruota del carro”

Mentre il Governo dovrà decidere se confermare o no le indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico sul versante cinema, teatri e concerti, per le discoteche sembra non esserci alcuna speranza. I gestori di 2.500 sperano in una presa di coscienza da parte del Governo con la possibilità di riaprire lo stesso. Nel caso in cui non dovesse arrivare nessuna risposta, FqMagazine ha indagato e potrebbero arrivare proteste clamorose

di Andrea Conti

C’è grande tensione, sconcerto e malumore tra i gestori delle discoteche italiane. Nell’ultima riunione del Comitato Tecnico Scientifico – che ha dato il via libera all’aumento delle capienze per teatri, cinema e sale da concerto tra 80% al chiuso e 100% all’aperto – non è emersa nessuna novità su una eventuale riapertura delle discoteche, dopo due anni di fermo a causa della pandemia. A riunione del Cts quasi conclusa, lo scorso 27 settembre, il ministero dello Sviluppo economico, su indicazione del ministro della Lega Giancarlo Giorgetti, è intervenuto in corsa per chiedere ai membri del comitato di “esprimersi sulla possibilità di superare il regime di assoluta sospensione delle attività di sale da ballo, discoteche e locali assimilati, prevedendone l’apertura subordinata al rispetto di misure di prevenzione, fra cui l’accesso con green pass”. Ma non c’è stata alcuna risposta ed è stato tutto rimandato al prossimo mese, forse addirittura a dicembre.

La parola ora passa al Governo che in queste ore dovrà fare le sue valutazioni politiche sulle indicazioni del Cts. Lo sa bene Gianni Indino, presidente del Silb-Fibe, l’organizzazione leader del settore dell’intrattenimento serale e notturno: “Se le cose andranno nella direzione delle indiscrezioni che trapelano, ritengo che la misura sia davvero colma– ha dichiarato -. Servono decisioni forti per ribadire la nostra contrarietà a un comportamento al limite del persecutorio nei confronti dei nostri imprenditori e dei lavoratori che vivono di questa attività. Saranno forme di protesta rumorose, di cui penso si parlerà. Oggi – spiega Indino – avremo la sentenza e io sono molto preoccupato. Il rischio più che mai tangibile è quello che nemmeno stavolta, dopo ormai due anni di chiusura, le istituzioni risponderanno alle nostre istanze di riapertura. Sono fortemente deluso. Nei nostri confronti non c’è mai attenzione e ci sentiamo oltremodo presi in giro”. Sul fronte della politica c’è un appoggio bipartisan sia dal presente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini (“bisognerebbe avere coraggio di far aprire anche le discoteche”) e dal leader della Lega Matteo Salvini, attraverso l’azione del ministro Giorgetti.

Insomma a quanto pare le indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico non solo non sono piaciute alla Siae (“cultura e spettacolo stanno morendo, le decisioni del Cts sull’aumento delle capienze sono insufficienti e immotivate”), né alle agenzie live italiane che hanno chiesto a gran voce le capienze subito al 100% ma nemmeno ai gestori delle discoteche che sono rimasti a bocca asciutta senza alcuna risposta. La rabbia di questi ultimi è ancora più accesa col proliferare di feste illegali e assembramenti senza alcun controllo, come quelli che si sono visti quest’estate. La volontà è quella di riaprire le porte dei club in massima sicurezza e con lo strumento prezioso del green pass.

“SIAMO L’ULTIMA RUOTA DEL CARRO, APRIREMO LO STESSO”

A FqMagazine Duccio Cantini, direttore artistico del Circo Nero Italia dal 2007 un collettivo famoso di artisti che organizza party ed eventi in tutta Italia e anche in Europa, ha spiegato perché dopo due anni i gestori delle discoteche non hanno ancora risposte: “Semplicemente per due motivi: il primo è che siamo in pochi, 2.500 sparsi in tutta Italia. Siamo una realtà tangibile ma abbastanza piccola. Il secondo motivo è che siamo stati sempre visti come quelli del mondo notturno dai comportamenti poco trasparenti. In questo modo – ci racconta Cantini – è molto più comodo non decidere e lasciare nell’incertezza assoluta un settore attorno al quale non c’è alcun tipo interesse politico. Non siamo nemmeno inclusi nel mondo culturale e artistico. Ci lasciano così, da soli, come l’ultima ruota del carro quando le cose si mettono male, come è successo in questo caso con la pandemia”. Se il Governo non dovesse dare risposte, si risponderà con un ultimo grido d’aiuto, come ha preannunciato Gianni Indino: “Non andremo in piazza ma c’è la volontà di tutti di riaprire lo stesso e vedere cosa succede. Rispettando chiaramente i protocolli e favorendo l’uso del green pass. Del resto le regole non sono nemmeno state molto chiare questa estate: molti locali da una certa ora in poi si trasformati in piste da ballo. È vero, sono stati multati, sono stati chiusi ma dopo cinque giorni hanno riaperto. Non c’è stata chiarezza nelle regole e non ci sono stati limiti tra chi si è comportato bene e chi si è comportato male. Le discoteche sono rimaste chiuse, questo è un dato di fatto, quindi ora siamo mossi da un grande senso di ribellione”.

“PAGHIAMO 2 MILIARDI DI EURO DI TASSE MA LA POLITICA NON CI ASCOLTA”

“Chi è a capo di questo Governo non ha mai preso in considerazione il nostro settore – dice a FqMagazine Emiliano Milano, direttore artistico di Qi Clubbing di Erbusco (BS), una delle discoteche più famose del Nord -. All’anno tutti noi paghiamo 2 miliardi di euro di tasse allo Stato ma in compenso c’è il silenzio assoluto non solo da parte del Cts (che forse rimanda ogni decisione a dicembre) ma anche dalla politica. Siamo molto delusi anche perché ci sono in varie Regioni italiane, e lo vediamo tutti sui social, locali aperti che non rispettano le regole con la Prefettura che interpreta le restrizioni un po’ a modo suo. Poi abbiamo anche visto i comizi strapieni, i festeggiamenti agli Europei, nessuno ha puntato il dito perché ci sono sempre degli interessi che gravitano attorno allo sport. Dopo il primo lockdown siamo scesi in piazza, siamo andati al Parlamento, qualche politico ci aveva promesso che avrebbero portato all’attenzione del Governo le nostre problematiche, salvo poi scoprire che ci avevano parlato solo per interesse elettorale. Nessuno ci ha risposto né chiamato. Abbiamo anche scritto ai sindacati. Nulla”. Emiliano Milano ha cercato di sopravvivere mantenendo attiva la parte del suo Club dedicata alla ristorazione: “Anche lì… Abbiamo pagato i plexiglass per la separazione dei tavoli, ma a che cosa è servito? A nulla. Poi siamo stati fermi di nuovo, poi è arrivato il green pass. Abbiamo rispettato i protocolli, non potevamo far ballare le persone. Tutto sommato sono rimasto in piedi grazie alla ristorazione ma tanti miei colleghi hanno dovuto cambiare lavoro, molte famiglie erano e sono in difficoltà. Ho solo una domanda da porre a chi ci governa: ma questo green pass a cosa serve esattamente?”.

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