Il candidato del centrodestra rifiuta l'invito al confronto organizzato da Repubblica a tre giorni dalle urne. Il candidato di Italexit: "Si è già arreso, l'interlocutore naturale sono io". L'aspirante sindaca M5s si concentra su donne e reddito di cittadinanza: "Serve anche a Milano per tenere conto delle fasce più deboli, di cui dobbiamo occuparci". E Sala dice: "Se rieletto avrò una giunta ringiovanita"
Doveva essere l’ultimo momento di confronto, all’americana, prima del voto. Ma si è ridotto a un dialogo a tre perché il candidato del centrodestra Luca Bernardo ha rifiutato l’invito e non si è presentato. Così il faccia a faccia tra i quattro principali aspiranti sindaci di Milano, organizzato da Repubblica, è diventato un botta e risposta tra Beppe Sala, Layla Pavone e Pierluigi Paragone. Con il primo cittadino uscente che si è tolto un sassolino dalla scarpa, dopo che Matteo Salvini lo aveva accusato di “scappare” dal confronto con Bernardo: “Non riescono a fare una proposta, si rifugiano dietro questi tentativi di battibecchi a cui io non rispondo. Siamo qua a fare un confronto, dov’è il suo candidato?”.
Nei quaranta minuti di faccia a faccia si è parlato molto di periferie, case e mobilità. Ma ha fatto irruzione anche la politica nazionale. Con Salvini finito nel mirino anche di Paragone, candidato per Italexit, che ha attaccato il leader della Lega spiegando che “ha paura a creare a Milano una leadership forte, ha paura di essere offuscato e adesso sta vivendo una crisi politica e continua ad oscillare tra una parte in commedia e un’altra”. Anche il giornalista si è scagliato contro Bernardo per la sua assenza, che “testimonia che si è già arreso in un certo senso, allora l’interlocutore naturale sono io”. Sala, ha aggiunto, “ha già fatto di tutto per anestetizzare la campagna elettorale ma se Bernardo ha paura di uscire e stuzzicarlo, allora sono io l’altra metà del cielo”.
La candidata del M5s Pavone si è concentrata invece sul reddito di cittadinanza, sottolineando come faccia “parte di un progetto che il Movimento ha ben chiaro perché anche Milano, come città, possa tenere conto delle fasce più deboli” della popolazione. “Se ci sono dei correttivi da fare siamo i primi a saperlo – ha concluso – C’è ancora il Covid e bisognerà lavorare sulle politiche attive del lavoro ma dobbiamo occuparci anche della fascia più debole della popolazione e qui ci metto anche le donne che sono state fortemente penalizzate soprattutto dalla pandemia”. La città, ha insistito Pavone, deve fare un “grande salto” nella direzione delle smart city. utilizzando innovazione e digitale applicandoli anche “alla mobilità, regolamentando il traffico, con l’amministrazione che deve fare da cabina di regia”. Pavone ha anche sottolineato che è “difficile dire che non siamo in sintonia” con Sala “quando si parla di green”.
Tra le domande a Sala – che si è definito “competente” e “incorruttibile” – anche quella relativa ai nomi della nuova giunta in caso di rielezione, che sarà “ringiovanita” ha garantito il sindaco uscente: “Il cambiamento che ci sarà se farò un secondo mandato poi nasce dall’osservazione di quello che succede nel mondo con la questione ambientale, che è un trend universale e anche l’Europa ci dice che i fondi del Next Generation Eu dovranno essere investiti in ambiente e digitale. La questione ambientale non è da subire, ma da cavalcare perché può portare nuovi lavori”. E sulle Olimpiadi Invernali del 2026 ha garantito che il Comune di Milano “non metterà soldi”, ma saranno di “grande utilità” per cambiare il profilo degli impianti sportivi.