L’atletica leggera italiana, dopo i cinque ori olimpici, all’orizzonte vede una competizione continentale da organizzare in casa: un'occasione storica che rischia di essere rovinata dalle questione politiche interne alla Fidal. La precedente gestione federale aveva creato il Comitato organizzatore alla vigilia delle elezioni in cui è stata battuta dal nuovo corso del presidente Stefano Mei. Che ora vuole azzerare le nomine e creare un nuove ente da zero, in clamoroso ritardo. Tanto che l’European Athletics con una lettera ha avvisato: avete un mese di tempo
Cinque ori olimpici ancora al collo, all’orizzonte un Europeo da ospitare in casa. Ma l’atletica leggera italiana rischia di rovinarsi il suo momento migliore da decenni: tra schermaglie politiche e cavilli normativi, a un anno dell’assegnazione dell’evento il Comitato organizzatore ancora non c’è. O meglio, esiste ma è come se non esistesse, perché la Federazione ha deciso di scioglierlo e crearne uno nuovo. Un impasse di cui si sono stancati pure in Europa, tanto che la massima associazione continentale ha scritto una lettera per porre una sorta di ultimatum: un mese di tempo per risolvere i problemi o potrebbero esserci conseguenze.
Lo scorso novembre l’Italia si è aggiudicata gli Europei di atletica 2024, che si svolgeranno a Roma, a 50 anni di distanza dall’ultima volta: gare all’Olimpico, mezza maratona sulla via Pacis, la marcia a Caracalla, il peso al Colosseo. Una scenografia da sogno, fortemente voluta dall’ex presidente Alfio Giomi, che puntava ancora più in alto, a una manifestazione continentale che riunisse nuoto, atletica, ciclismo, praticamente delle Olimpiadi d’Europa. Non se n’è fatto nulla, troppi interessi divergenti (specie sui diritti tv), ma anche così sarà comunque un grande evento.
Portarlo in Italia è stato uno dei principali risultati della precedente gestione federale, recentemente rivalutata dopo i trionfi a Tokyo 2021, ma in passato molto criticata, se è vero che alle ultime elezioni l’atletica ha votato per il ribaltone: l’ex atleta Stefano Mei promettendo una rivoluzione ha sconfitto il generale Vincenzo Parrinello, che si presentava in continuità con Giomi. Questi scossoni politici non sono mai indolori e di mezzo c’è finito pure l’Europeo. O meglio, la Fondazione che dovrebbe organizzarlo, creata proprio alla vigilia delle elezioni e ancora oggi guidata dall’ex presidente Giomi, che ha poi messo a disposizione la sua carica. Ma al neopresidente Mei non basta rinominare i componenti, preferisce rifare proprio il Comitato.
Per la Federazione è una questione tecnica, perché lo statuto attuale non prevedeva la presenza del presidente federale nel comitato, come richiesto invece dagli accordi internazionali. Forse c’è anche una questione politica, la voglia più o meno legittima di azzerare i vertici del passato, che però mal si concilia con il precario equilibrio nel consiglio interno, dove il nuovo presidente non ha una maggioranza piena a causa degli esiti del voto così combattuto. Sta di fatto che in questo tira e molla si è perso troppo tempo: secondo il contratto, la formazione del nuovo Comitato doveva concludersi entro tre mesi, è passato quasi un anno e siamo ancora a zero, visto che il vecchio non ha fatto nulla e il nuovo ancora non esiste.
Se ne sono accorti pure a Losanna, all’European Athletics, da cui è partita una lettera allarmata direzione Italia: “C’erano due candidature molto forti (la Polonia, nda), abbiamo scelto Roma grazie alla presentazione di una solida struttura che avrebbe subito iniziato a lavorare”, scrive la massima associazione continentale. Come a dire: sbrigatevi, altrimenti possiamo sempre guardare altrove.
Adesso la nuova scadenza è fissata al 22 ottobre. La Fidal è convinta che questa sia la soluzione più rapida ed efficiente e, dopo aver ricevuto il nulla osta di Palazzo Chigi, ha approvato nell’ultimo consiglio federale una delibera che prevede la creazione di una nuova Fondazione. Anche se ciò comporterà comunque dover liquidare il vecchio comitato, senza dimenticare l’accordo da trovare in consiglio sulle nomine. Tutti passaggi che, con la burocrazia italiana e di mezzo svariati enti pubblici, richiederanno altro tempo. Il presidente Mei rimane ottimista: “Se la Fondazione non fosse stata creata subito prima delle elezioni oggi questo problema non esisterebbe. È vero, siamo in ritardo, ma gli italiani sono bravi a fare le cose in emergenza e mancano ancora tre anni, ce la faremo”. In ballo c’è un grande evento che coinvolge oltre 50 Paesi, porterà a Roma 50mila persone al giorno per una settimana, avrà un bilancio da 30 milioni di euro di cui circa 13 di finanziamenti pubblici, 9 milioni li ha già stanziati lo Stato. Ci sono da fare i lavori di adeguamento all’Olimpico e preparare tutta la struttura che gestirà la manifestazione. Fra pochi mesi potrebbe diventare un serio problema. Per ora è la solita brutta figura all’italiana.