I leader Annalena Baerbock e Christian Lindner pubblicano un selfie su Instagram con la stessa didascalia: "Sondiamo il terreno comune e i ponti su cose che ci dividono". Sono iniziati i colloqui tra le due forze che orienteranno il programma e la coalizione che guiderà Berlino: presto però dovranno affrontare i punti più critici, dall'economia al clima. Intanto il socialdemocratico Scholz attende, mentre all'interno dell'Unione il suo sfidante è sempre più debole. I liberali però non considerano ancora la Cdu/Csu fuori dai giochi: sabato ci sarà un primo confronto, solo domenica con la Spd
Nella Germania stravolta dalle elezioni che porteranno alla fine dell’era Merkel, anche le prassi sui colloqui esplorativi che per decenni hanno fissato le regole del gioco dopo le urne vengono stravolte. La Spd di Olaf Scholz è il primo partito, ma i primi a sedersi al tavolo per trattare sulla formazione del futuro governo sono i Verdi e i liberali (Fdp). Hanno ottenuto il terzo e il quarto posto alle elezioni, ma sono il vero ago della bilancia che deciderà quale programma e quale coalizione guiderà la Germania per i prossimi quattro anni. Il partito socialdemocratico ha dichiarato che vorrebbe iniziare i colloqui esplorativi in settimana, ma intanto a Scholz non dispiace restare alla finestra: può attendere l’esito del vertice fra Verdi e liberali, perché sull’altro fronte il suo avversario conservatore Armin Laschet è sempre più debole. Martedì è arrivata la spallata degli alleati bavaresi della Csu per bocca del leader Marcus Soeder, che ha fatto i complimenti a Scholz e ha aggiunto: “È lui ad avere le chance migliori per diventare cancelliere“. Congratulazioni che sono arrivate anche dalla cancelliera Angela Merkel.
La velocità con cui Verdi e liberali sono riusciti ad avviare i colloqui ha sorpreso anche la stampa tedesca: martedì il primo confronto, con tanto di selfie pubblicato su Instagram sia dalla candidata dei Verdi Annalena Baerbock che dal leader della Fdp Christian Lindner. La foto li ritrae assieme al coleader dei Verdi Robert Habeck e al segretario generale dell’Fdp, Volker Wissing. “Cercando un nuovo governo, sondiamo il terreno comune e i ponti su cose che ci dividono – e ne troviamo anche alcuni. Tempi esaltanti”, hanno scritto entrambi come commento al post. L’obiettivo è chiaro: creare un clima positivo all’interno dei rispettivi partiti ed evitare l’errore del 2017. Quattro anni fa i colloqui esplorativi tra Cdu/Csu, Verdi e liberali fallirono miseramente proprio per i contrasti tra i due partiti più piccoli. Ora invece, al di là che il partner principale sarà la Spd (nella coalizione semaforo) oppure – ipotesi meno probabile – l’Unione per un secondo tentativo di coalizione Giamaica, Verdi e Fdp vogliono presentarsi il più possibile compatti, dopo aver appianato le divergenze.
La prima distanza riguarda in ogni caso le preferenze in tema di alleanze: con Laschet che appare sempre più debole, Scholz è il favorito per la cancelliera. Ma i liberali hanno chiarito che non ritengono la Cdu fuori dai giochi: sabato, infatti, la delegazione dei liberali incontrerà i conservatori per un colloquio esplorativo. Domenica invece ci sarà l’incontro con i socialdemocratici. Una coalizione Giamaica, ha chiarito il segretario Wissing, resta ancora oggi l’opzione preferita dalla Fdp. Così come è chiara la preferenza dei Verdi per la Spd e la coalizione semaforo. Intanto, i colloqui tra i due junior partner del futuro esecutivo proseguono: mercoledì un incontro allargato, venerdì un nuovo appuntamento fissato in agenda.
Il tavolo tra Verdi e liberali – Baerbock e Lindner quindi sono riusciti a sedersi al tavolo e parlare. I programma dei due partiti hanno alcuni punti in comune: ad esempio, la spinta verso la digitalizzazione e la modernizzazione della sanità (anche se con importanti distanze in tema di assistenza sanitaria). Ma, finito il tempo dei sorrisi arriveranno anche i veri punti critici: economia, emergenza climatica e politiche fiscali. “Ci sono differenze estreme tra i Verdi e l’Fdp, soprattutto nella politica economica”, dice al quotidiano Handelsblatt Gabriel Felbermayr, presidente dell’Istituto per l’economia mondiale (IfW). La protezione del clima è l’argomento su cui le differenze ideologiche sono più marcate: i Verdi puntano su sussidi e divieti, la Fdp ovviamente crede che sia il mercato ad andare naturalmente verso la transizione. Baerbock inoltre ha promesso l’uscita dal carbone anticipata dal 2038 al 2030.
Non è detto però che non si possa trovare un compromesso soddisfacente per entrambi. L’Handelsblatt analizza i possibili punti di caduta: la Fdp non vuole toccare lo Schwarze Null (il pareggio di bilancio) e il freno all’indebitamento inserito in Costituzione. I Verdi invece vorrebbero maggiore flessibilità per investire sulla transizione, ma sanno che modificare la Costituzione è impossibile con l’attuale Bundestag. Ecco allora che una legge che sottragga gli investimenti green dal calcolo dell’indebitamento potrebbe essere una soluzione efficace per entrambi i partiti. Anche sulla politica abitativa si potrebbe trovare un’intesa riguardo agli incentivi per l’acquisto della prima casa, mentre i liberali non ne vogliono sapere di un tetto agli affitti. Sulla politica fiscale invece le differenze sono enormi, ma questo potrebbe essere un punto da affrontare solamente dopo, durante i colloqui a tre.
Laschet sempre più debole – Intanto, a tre giorni dalle elezioni, l’ipotesi di Scholz cancelliere si consolida sempre di più. Non dipende dalle trattative tra Verdi e liberali, bensì da quello che sta accadendo tra i conservatori. L’autorevolezza di Laschet è stata minata da chi in primavera era uscito sconfitto dal confronto interno e ora esce rafforzato dal crollo alle urne: il premier bavarese Soeder. “E’ una questione di stile congratularsi con chi ha avuto più voti. Quindi, visto che non è ancora successo, tengo a fare espressamente io le congratulazioni a Scholz”, ha detto Soeder, che sa benissimo come 4 anni di opposizione potrebbero fare molto bene al consenso per la Cdu/Csu e mira a raccoglierne i frutti alle prossime elezioni. “Abbiamo subito una grave sconfitta e il risultato va rispettato”, l’ulteriore frecciata di Soeder. Dichiarazioni emblematiche del clima di veleni interno all’Unione, dove Laschet – che ha fallito alle urne ma non si vuole arrendere – sta rischiando la fine della sua carriera politica.