L’ultimo operaio è volato giù da un’impalcatura in viale America, nel quartiere Eur di Roma. È precipitato per undici piani e per lui sono stati inutili i soccorsi. Aveva 47 anni. Un’ora prima era toccato a un muratore di cinque anni più giovane, deceduto mentre stata ristrutturando una palazzina a Mesagne, in provincia di Brindisi: è crollata una parte di solaio, un balcone e l’impalcatura. Così Benito Branca è morto schiacciato dalle macerie, nonostante i presenti abbia iniziato a scavare subito con le mani. Poco prima delle 8 di questa mattina, 300 chilometri più a nord, la stessa sorte è toccata a un operaio che stava lavorando lungo l’autostrada Bologna-Taranto, nel tratto tra Poggio Imperiale e San Severo in direzione di Bari: Pietro Vittoria, addetto della ditta Edil San Felice di Nola, è stato investito da un mezzo pesante durante la fase di installazione di un cantiere ed è rimasto schiacciato tra il tir e il veicolo della sua ditta. Originario di Maddaloni, nel Casertano, aveva 47 anni anche lui. A casa lo aspettavano la moglie e due figlie. Un quarto incidente mortale si è verificato a Rifiano, in Val Passiria, nella zona di Merano: un agricoltore 50enne è morto schiacciato dal suo trattore che si è ribaltato mentre stava lavorando in un frutteto.
La strage e l’annuncio del governo – Diventano così dieci le vite spezzate per incidenti sul lavoro nelle ultime 24 ore, numeri che spingono il governo ad annunciare un intervento legislativo “entro la prossima settimana” che preveda “pene immediate e più severe” per chi viola le norme. La strage tiene insieme tutto il Paese, dal Piemonte alla Sicilia e le quattro vittime di questa mattina si aggiungono alle sei di martedì 28 settembre: il titolare di un’officina a Nichelino, nell’hinterland torinese, i due operai della Sol che si dovevano occupare del deposito di azoto del Campus Ricerca dell’ospedale Humanitas a Rozzano, alle porte di Milano. Nelle ore successive il decesso di altri tre lavoratori: un’imprenditore agricolo nel Pisano, un imbianchino del Padovano e un autotrasportatore che transitava per Capaci, in provincia di Palermo. Ventiquattr’ore di incidenti che sono arrivate all’indomani dell’incontro tra governo e sindacati per dare un segnale sul tema della sicurezza sui luoghi di lavoro.
Draghi ricorda le vittime: “Pene più severe” – La lunga scia di sangue tra martedì e mercoledì ha spinto il presidente del Consiglio Mario Draghi a dedicare ai morti sul lavoro una lunga digressione nel corso della conferenza stampa post Consiglio dei ministri per l’approvazione della Nadef: un dramma, lo ha definito, che “assume sempre più i contorni di una strage che continua ogni giorno”. Ricordando i nomi delle vittime ed esprimendo cordoglio alle loro famiglie, il premier ha annunciato che ci sarà un intervento in tempi rapidissimi, indicando già nella prossima settimana un momento di svolta, per garantire “pene più severe e immediate” nei casi in cui non venissero rispettate le norme della sicurezza sui luoghi di lavoro. “Serve collaborazione in azienda – ha precisato – per individuare precocemente le debolezze sul tema”. Draghi ha sottolineato “l’esigenza di prendere provvedimenti immediatamente”, entro la settimana prossima, ha specificato, “e poi affronteremo i nodi irrisolti”.
Landini: “Fermare le aziende” – E sulla Stampa nelle ore precedenti era stato il leader della Cgil Maurizio Landini a chiedere una norma che fermi le aziende sino a quando non sono ripristinate le leggi a tutela degli addetti. “Serve una norma che fermi le aziende sino a quando non sono ripristinate le norme di sicurezza”, ha commentato Landini in un’intervista al quotidiano torinese, dicendo che la serie di incidenti di martedì “dimostra l’urgenza di agire”. “Vanno aumentati i poteri ispettivi e le sanzioni“, ha aggiunto il sindacalista, spiegando che “con Draghi abbiamo condiviso la necessità che nelle imprese che non rispettano norme, o che sono soggette a incidenti, le attività possano essere sospese sino a quando non si ripristinino le condizioni di sicurezza”.
“Servono ispettori” – “Questo vuol anche dire, da subito, effettuare migliaia di nuove assunzioni negli ispettorati del lavoro, nelle Asl e servizi territoriali. Inoltre, è necessario rafforzare il vincolo della formazione per i datori di lavoro”, ha concluso il segretario generale della Cgil. Nell’incontro delle sigle con il Governo svoltosi il 27 settembre, si erano appena fatti importanti passi in avanti su due richieste: la creazione di una banca dati centrale sugli infortuni per facilitare il processo sanzionatorio oltre alla scelta delle aziende che possano partecipare o meno ai bandi e il rafforzamento del potere di sospensione delle attività nelle società in cui non si rispettano le norme.
L’incidente nel Pisano – A Pontasserchio, in provincia di Pisa, è stata una trebbiatrice a provocare la morte di un imprenditore agricolo di 54 anni: secondo una prima ricostruzione dei fatti, le lame del macchinario l’hanno risucchiato e decapitato nel mezzo di un campo di granoturco dopo che l’uomo si era accovacciato per verificare la presenza di un guasto o di un altro problema che ne impediva il corretto funzionamento. La vittima è stata ritrovata intorno alle 20,30 ma l’incidente potrebbe essere avvenuto anche prima. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco per liberare il corpo rimasto intrappolato insieme ai carabinieri, cui ora spetterà effettuare i dovuti accertamenti.
L’imbianchino morto a Padova – Loreggia, vicino a Padova, è stata invece la scena del quarto incidente della giornata: la vittima è Valeriano Bottero, un imbianchino 52enne, residente a Castelfranco Veneto (Treviso). L’artigiano stava tinteggiando un muro della ditta locale Lavor Metal quando ha perso l’equilibrio ed è precipitato dall’impalcatura alta 5 metri che lo sorreggeva. Un caduta fatale nonostante l’intervento del 118, che ha solo potuto constatare il decesso. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri e gli uomini del servizio prevenzione igiene sicurezza ambienti di lavoro, che stanno conducendo i rilievi del caso coordinati dalla Procura di Padova.
Il camionista deceduto a Capaci – Aveva appena terminato le operazioni di carico e scarico della merce a Capaci, lungo la strada che conduce all’autoparco comunale, Giuseppe Costantino, il camionista 52enne rimasto schiacciato dal proprio tir. Un indicente su cui le indagini sono ancora in corso ma che, stando alle prime ricostruzioni dei militari dell’Arma intervenuti sul posto insieme al personale medico, è da attribuire all’errore umano: l’uomo, forse a causa della stanchezza, avrebbe dimenticato di inserire il freno a mano del mezzo pesante e questo si sarebbe messo in movimento travolgendolo proprio quando lui si era recato nella parte posteriore per effettuare alcune verifiche.