“Attacco alla Lega a cinque giorni dalle elezioni”. Le parole con cui Matteo Salvini ha spiegato la genesi dell’inchiesta che ha colpito il suo ex guru social Luca Morisi non sono piaciute (eufemismo) alla procuratrice di Verona Angela Barbaglio. Che al Corriere della Sera ha replicato indirettamente al segretario federale del Carroccio con dichiarazioni altrettanto nette. “Chi dice cose tanto assurde dovrebbe anche spiegare quale sarebbe stato il nostro interesse. Altrimenti è solo un insulto all’intelligenza delle persone” ha detto il magistrato al quotidiano di via Solferino, difendendo l’operato del suo ufficio e dei carabinieri che hanno lavorato al caso. “Ho l’assoluta certezza che nulla è stato detto da noi e posso assicurare che nulla è stato detto dai carabinieri – ha detto Angela Barbaglio – quindi sinceramente non capisco proprio questa uscita. Del resto per noi parlano i fatti – ha aggiunto – Trattiamo il fascicolo come gli altri, non c’è alcun interesse per gli effetti sull’elettorato”.
A conferma di questa tesi, la procuratrice ha sottolineato le tempistiche dei fatti. “La denuncia risale al 14 agosto, per noi è un fatto antico. Abbiamo effettuato i nostri accertamenti e nulla è mai emerso. È rimasto tutto segreto fino a che non sono state rese note le dimissioni dall’incarico” ha detto Barbaglio, secondo cui “nessuno si può permettere di avanzare sospetti di alcun tipo. Sono in magistratura da 44 anni, conosco le dinamiche perfettamente, ma non accetto illazioni sul nostro lavoro. Che motivo avremmo avuto di far uscire adesso la notizia? E poi basta analizzare le date per capire che siamo rimasti sorpresi anche noi da tutto questo clamore”. E ancora: “Siamo estranei a tutto ciò che sta accadendo in queste ore – ha spiegato la procuratrice – Però mi rendo conto che ormai lo sport nazionale è quello di sparare accuse contro i magistrati e le procure. E soprattutto di alimentare le polemiche. E voglio dirlo con chiarezza: è uno sport che non pratichiamo”.