“I Talebani non hanno rotto il loro legame con al-Qaeda e potrebbero rappresentare una minaccia terroristica entro i prossimi 12-36 mesi“. I vertici dell’esercito degli Stati Uniti bocciano ufficialmente il ritiro dall’Afghanistan di Joe Biden: davanti alla commissione forze armate del senato, il segretario della Difesa, Lloyd Austin, il capo di stato maggiore congiunto, Mark Milley, e quello del comando centrale Usa, Kenneth McKenzie si sono rifiutati di entrare nei dettagli delle loro conversazioni col presidente – il comandante in capo dell’operazione -, ma tutti lo hanno smentito sull’assenza di reali pericoli a Kabul e sullo “straordinario successo” dell’evacuazione. Affermano poi che Biden ricevette dei suggerimenti precisi – solo parzialmente seguiti – per provare ad evitare il crollo delle istituzioni locali.
La situazione di emergenza e la rapida conquista di città e zone rurali da parte dei Talebani hanno complicato le operazioni, ma il capo del Pentagono, Austin, non si è schierato di netto contro le decisioni del commander in chief: “Non siamo stati perfetti. Ma le nostre truppe sono riuscite a ritirarsi dall’Afghanistan così velocemente perché avevamo pianificato tutto per tempo – racconta – Quei primi giorni sono stati difficili, abbiamo tutti guardato con allarme le immagini degli afghani che correvano sulla pista e sul nostro aereo. Tutti ricordiamo le scene di confusione fuori dall’aeroporto, ma nel giro di 48 ore i nostri soldati hanno riportato l’ordine e il processo ha cominciato a funzionare”. Più netta è invece la posizione di Mark Milley che ha definito l’evacuazione di Kabul un “successo logistico ma un fallimento strategico”. Ha raccontato anche, insieme a Kenneth McKenzie, di avere consigliato – senza successo – di mantenere 2.500-3.500 soldati per garantire la stabilità del governo e dell’esercito di Kabul. Dichiarazione che contrasta con quanto affermato fino ad ora da Joe Biden: in un’intervista alla Abc di agosto aveva ribadito infatti di non aver avuto alcuna indicazione dai suoi consiglieri militari. Il capo dell’esercito Usa – che ha fra l’altro dovuto spiegare il suo comportamento durante gli ultimi giorni dell’amministrazione Trump – non si è però sbilanciato davanti alle domande dei senatori repubblicani. Quando Dan Sullivan gli ha chiesto se le parole di Biden non costituissero una “falsa dichiarazione”. Invece a chi gli ha chiesto se non avrebbe dovuto dimettersi dopo che il presidente decise di ritirare tutte le truppe contro il suo avviso, ha ribattuto: “Sarebbe stato un incredibile atto di sfida politica per un funzionario incaricato dimettersi solo perché il suo suggerimento non è stato accolto, questo Paese non vuole generali che decidono quali ordini accettare o meno, non è il nostro lavoro”.
Indipendentemente dagli sviluppi più recenti del ritiro, l’errore di valutazione ha riguardato tutti i vent’anni della permanenza in Afghanistan. “Non abbiamo capito la vera entità della corruzione e dell’incompetenza nella leadership dei vertici di Kabul – ha ammesso Austin – Il fatto che l’esercito che noi ed i nostri partner abbiamo addestrato si sia semplicemente dissolto, in molti casi senza neanche sparare un colpo, ci ha colti di sorpresa, sarebbe disonesto affermare il contrario. Ma anche se abbiamo costruito uno Stato (sulla carta), non potevamo costruire una Nazione”. “L’intelligence Usa – secondo Milley – fu molto coerente nel valutare che il governo e l’esercito afghano sarebbero collassati ma non capì quanto velocemente sarebbe accaduto”. Il segretario della Difesa non risparmia una stoccata anche all’amministrazione Trump, responsabile del negoziato fallimentare per il ritiro delle truppe: “Gli accordi di Doha con i Talebani hanno avuto un effetto demoralizzante sui soldati”. “I Taliban non hanno onorato alcuna condizione – ha rincarato Milley – tranne quella di non attaccare le truppe americane durante il ritiro”. La credibilità militare e diplomatica di Washington è stata certamente danneggiata a livello internazionale dai fatti di Kabul, ma resta comunque “solida”. Una notizia incoraggiante, perché ce ne sarà di certo bisogno, viste le prospettive che – secondo i militari – attendono gli Stati Uniti. “Bisogna fare i conti con delle verità scomode – spiega Austin – Sarà difficile, ma assolutamente possibile contenere future minacce terroristiche dall’Afghanistan, anche senza truppe sul territorio”. “Esiste però – ribatte Milley – una possibilità molto reale che al-Qaeda o l’affiliato afghano dell’Isis possano ricostituirsi sotto il regime talebano. Gli Stati Uniti dovranno continuare a proteggere i loro cittadini. Ora la missione sarà più dura”