L’attenzione alle comunità più colpite dal cambiamento climatico e tradizionalmente meno coinvolte nei processi decisionali, trasparenza e raggiungimento degli obiettivi su base annuale e, soprattutto, la richiesta più concreta (e ambiziosa): chiudere l’industria dei combustibili fossili al più tardi entro il 2030. L’assemblea dei giovani della ‘Youth4Climate Driving Ambition’ ha approvato ieri sera, in assemblea plenaria, i messaggi chiave, articolati su quattro argomenti (nei quali, tanto per fare un esempio, le parole indigeni o comunità vulnerabili appaiono più e più volte) che, a loro volta, costituiranno la base portante di un documento più articolato da elaborare nelle prossime settimane. Le richieste ritenute più valide arriveranno sul tavolo della trattativa principale, quella della COP26 di Glasgow. “Sono stati approvati i messaggi chiave di un documento molto buono, una base per lavorare. È stato fatto un lavoro straordinario” ha commentato il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani. I messaggi chiave saranno illustrati oggi, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e del premier Mario Draghi e poi discussi con i ministri presenti a Milano per la PreCop.
FONDI PERCHÈ I GIOVANI PARTECIPINO AI PROCESSI DECISIONALI – I messaggi chiave del gruppo di lavoro ‘Youth Driving Ambition’ sono tre, in due dei quali si chiede un supporto concreto, anche e soprattutto finanziario, affinché il coinvolgimento dei giovani non resti solo una buona idea. Si chiede, in primis, che Paesi e istituzioni garantiscano urgentemente “un coinvolgimento significativo dei giovani in tutti i processi decisionali con implicazioni sul cambiamento climatico”. Il secondo punto riguarda la “capacity building”: alla COP26 si dovrebbe chiedere ai paesi “di aumentare urgentemente il supporto finanziario, amministrativo e logistico per promuovere l’impegno dei giovani”. Nel terzo messaggio chiave si approfondisce la questione finanziaria. L’appello è quello di richiedere a paesi, organizzazioni internazionali e istituzioni finanziarie pubbliche e private “di destinare con urgenza, e renderli facilmente accessibili, fondi per sostenere la partecipazione dei giovani” ai processi decisionali che riguardano il cambiamento climatico.
L’AUMENTO DI TEMPERATURA SOTTO 1,5° – Il secondo gruppo di lavoro (Sustainable Recovery) chiede “una transizione energetica urgente, olistica, diversificata e inclusiva entro il 2030 che dia priorità all’efficienza energetica e all’energia sostenibile”, puntando ad avere a portata di mano l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura di 1,5°. Ergo: di andare oltre lo sforzo garantito durante il G20 di Napoli su clima ed energia. Per questa transizione si chiedono finanziamenti “per garantire una transizione con posti di lavoro dignitosi, fornendo un sostegno adeguato alle comunità colpite e vulnerabili” più volte citate nel documento, anche quando si parla di “misure di adattamento, resilienza” o si esortano i decisori a tutti i livelli, nel settore pubblico e in quello privato “a creare un sistema di finanziamento del clima trasparente e responsabile con una solida regolamentazione delle emissioni di carbonio, sradicando la trappola degli investimenti climatici nelle comunità più vulnerabili”. In un altro passaggio chiave si chiede “che le soluzioni basate sulla natura abbiano la priorità come strategia chiave per affrontare la crisi climatica” e si sottolinea “la necessità di una società socialmente giusta ed equa” soprattutto proteggendo i diritti e il luogo delle popolazioni locali e indigene.
CHIUSURA DELL’INDUSTRIA FOSSILE ENTRO IL 2030 – Dal terzo gruppo (Non-State Actors’ Engagement) è arrivata la proposta più concreta (e ambiziosa) del documento: oltre al sostegno degli attori non governativi, si chiede una chiusura totale dell’industria dei combustibili fossili al più tardi entro il 2030 e di garantire una transizione decentralizzata ed equa “progettata per e con le cooperative di lavoratori, le comunità locali e indigene e le persone più colpite dalla crisi climatica e dallo spostamento della terra”. I giovani chiedono di dire basta agli investimenti pubblici e privati agli investimenti in combustibili fossili e all’influenza dell’attività di lobbying di questa industria, in particolare durante i negoziati internazionali. Un altro punto riguarda la trasparenza e gli obiettivi intermedi (tema sul tavolo della trattativa principale): “La transizione richiede una chiara rendicontazione dei piani e il raggiungimento degli obiettivi intermedi, almeno su base annuale”.
UNA SOCIETÀ PIÙ CONSAPEVOLE DELLE SFIDE CLIMATICHE – Per il quarto gruppo di lavoro il primo step è quello di invitare i ministri dell’istruzione e dell’ambiente che partecipano alla COP26 a impegnarsi a sostenere l’educazione ai cambiamenti climatici e l’emancipazione dei giovani, anche supportando la creazione di piattaforme e meccanismi multi-stakeholder per condividere informazioni e soluzioni sul clima e promuovere la partecipazione negli spazi decisionali. Secondo punto: “Invitare i governi a garantire un’alfabetizzazione climatica per tutti e finanziamenti adeguati”. Questo significa integrare l’apprendimento del cambiamento climatico nei curricula, introducendo queste conoscenze nelle materie esistenti. Sul fronte della ‘consapevolezza pubblica e della mobilitazione’, i ragazzi chiedono di dare risalto “ai rifugiati climatici, attraverso i media tradizionali e utilizzando campagne, arte, sport, intrattenimento, leader della comunità, influencer e social media”. L’ultimo punto riguarda la formazione di giornalisti e comunicatori “per trasmettere l’urgenza e le implicazioni della crisi climatica in modo trasparente, accessibile e colloquiale” e, tra le altre cose, “regolamentando la pubblicità” e puntando a “prevenire il greenwashing”.