Tutti gli imputati tranne una sono stati ritenuti responsabili di truffa ai danni dello Stato e violazione della legge sul pubblico impiego. Le pene inflitte vanno dagli otto mesi ai 3 anni e 7 mesi di carcere. A gennaio 2020, invece, i dieci che hanno scelto il rito abbreviato erano stati tutti assolti "perché il fatto non sussiste": tra loro Alberto Muraglia, il vigile urbano beccato a timbrare il cartellino in mutande e canottiera
Quindici condanne per truffa ai danni dello Stato e violazione della legge sul pubblico impiego nel processo con rito ordinario a carico dei cosiddetti “furbetti del cartellino” del comune di Sanremo, accusati di assenza senza giustificazione durante l’orario di lavoro. Tra i 16 imputati, il tribunale di Imperia in composizione monocratica (giudice Francesca Minieri) ne ha assolta soltanto una, Rita Torre, per la particolare tenuità del fatto che le veniva contestato. Le pene inflitte vanno dagli otto mesi ai 3 anni e 7 mesi di carcere. A gennaio 2020, invece, dieci imputati che avevano scelto il rito abbreviato erano stati tutti assolti “perché il fatto non sussiste”: tra loro Alberto Muraglia, il vigile urbano la cui immagine catturata mentre timbrava il cartellino in mutande e canottiera aveva fatto il giro d’Italia. Altri 16 avevano patteggiato condanne comprese tra un anno e un anno e 8 mesi.
Il procuratore di Imperia Alberto Lari esprime “massima soddisfazione per un processo certosino, in cui il pm Paola Marrali ha analizzato ogni singola vicenda, minuto per minuto, uscita per uscita. Abbiamo apprezzato il lavoro del giudice e l’impegno del Tribunale, che hanno fatto prevalere l’interesse della giustizia e dello Stato, pur trattandosi di reati prossimi alla prescrizione. Una sentenza che ci conforta anche in relazione all’Appello che abbiamo proposto rispetto alle assoluzioni in abbreviato: le due decisioni sono andate in senso opposto, noi speriamo che prevalga questa tesi”. L’operazione della Finanza era scattata il 22 ottobre 2015, quando 43 dipendenti comunali erano stati raggiunti dalle misura cautelare disposta dal gip Alessia Ceccardi. Trentacinque erano finiti agli arresti domiciliari, per gli altri otto, era stato invece disposto l’obbligo di firma.