Allo scontro finale su Generali mancano più di sette mesi ma gli schieramenti di truppe sono in corso da tempo. Fresca di oggi l’ultima mossa di Francesco Gaetano Caltagirone che ha rimpinguato la sua partecipazione nel gruppo assicurativo. I movimenti si susseguono sia nel campo di battaglia di Mediobanca sia in quello delle Generali, primo gruppo assicurativo italiano e terzo in Europa, di cui piazzetta Cuccia è primo azionista con il 15,5%. Da un lato c’è proprio Mediobanca e il suo attuale management, dall’altro i soci coalizzati intorno Leonardo Del Vecchio. Il patron di Luxottica possiede il 4,8% di Generali e il 18,9% di Mediobanca. Nel braccio di ferro che si consuma dietro l’intricata ragnatela di partecipazioni incrociate, Del Vecchio è supportato dalla fondazione Crt e da Francesco Gaetano Caltagirone che, si è saputo oggi, ha portato la sua quota Generali dal 6,2 al 6,4% e conserva una partecipazione del 3% in Mediobanca. I Benetton, azionisti a loro volta sia di piazzetta Cuccia (2,1%) sia di Generali (3,9%), hanno scelto per ora una strategica neutralità e sono usciti dal “patto di Mediobanca”, l’accordo tra soci che riunisce il 10% delle azioni impegna i sottoscrittori a consultarsi per coordinare le proprie mosse.

Mediobanca è corsa ai ripari per riempire il vuoto lasciato dai Benetton. E poiché “à la guerre comme à la guerre” quello che è sempre stato considerato il salotto più prestigioso del capitalismo italiano, dove si parla anche il francese, non è stato troppo schizzinoso nella selezione all’ingresso. Nel patto è entrata Monge, il gruppo che produce alimenti per cani e gatti, con una quota dell’1%. La partecipazione conferita da Gavio è salita dall0 0.6% all’1,2% mentre quella di Lucchini dallo 0,3 allo 0,5%. Mantenere inalterata la forze del patto è importante in vista dell’assemblea di Generali in calendario del prossimo aprile. In quell’occasione si deciderà sulla composizione del consiglio di amministrazione.

Per aumentare la sua potenza di fuoco Mediobanca si è fatta anche prestare (dietro compenso) un altro 4,3% delle azioni di Generali. Secondo quanto ha scritto il quotidiano La Repubblica il prestatore dei titoli sarebbe la banca francese Bnp Paribas. Del resto da sempre in Mediobanca e Generali si incrociano, si alleano e si combattono a fasi alterne la finanza italiana e quella francese. A guidare il gruppo di Trieste c’è oggi il francese Philippe Donnet e per anni a presiedere il Leone alato è stato Antoine Bernheim, espressione della banca d’affari parigina Lazard divenuto negli anni uno degli uomini d’affari più influenti di Francia. In Mediobanca ha tuttora una quota del 2,8% il francese Vincent Bolloré, che controlla Vivendi (e ha una partecipazione in Telecom Italia del 24%). L’equilibrio è stato scosso dall’attivismo di Del Vecchio intenzionato a sostituire il management di Generali e ripensare profondamente le strategie aziendali del gruppo.

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