In questo ennesimo mese di Covid (chi lo avrebbe mai detto che avremmo avuto a che fare con una pandemia per anni?) la confusione su dati, realtà, situazione è sempre presente. I motivi sono tanti. Alcuni comprensibili (una malattia nuova, una situazione di emergenza, un caos mondiale che non permette di tornare alla normalità), altri meno (mediaticamente qualcuno insegue la notizia, qualcuno sfrutta tutto politicamente, c’è chi il caos lo usa a scopi personali) e quindi è sempre difficile parlarne.
Il modo che trovo più corretto e utile è quello basato sui dati. Sono oggettivi, si possono controllare e discutere. Allora partiamo da questi. È indiscutibile che i vaccini funzionino. Se proprio non vogliamo meravigliarci di questa incredibile scoperta della scienza (che è solo al primo passo, i vaccini a mRNA sono promettenti anche per altre malattie gravi) guardiamo a ciò che stanno facendo. Funzionano. E funzionano benissimo. Probabilmente sono i farmaci che ci tireranno fuori da questa storia. Senza cantare troppo presto vittoria possiamo notare come i casi di infezione da SARS-Cov2 siano (in Italia) costantemente in diminuzione da più di due settimane.
È una notizia eccezionale e che ci fa sperare bene, anche se ora aspettiamo due ostacoli: le scuole e la stagione fredda. Anche i decessi, seppure non in diminuzione, restano stabili e non elevati. I nodi della scuola e della stagione invernale non sono secondari. Chi minimizza i rischi del ritorno a scuola ha evidenti scopi politici (o personali) perché è certamente evidente, direi ovvio, che la scuola rappresenti un rischio. Classi chiuse, piccole, assembramenti, vicinanza, spostamenti, trasporti, tutte situazioni che espongono i nostri bambini e ragazzi (e le loro famiglie) al contagio. Eppure la chiusura della scuola non è sopportabile, la didattica a distanza, seppure spesso inevitabile, è solo un’imitazione di scuola. Cosa fare?
Provare. Con l’errore già fatto di non prendere praticamente nessun provvedimento per ridurre questo rischio e quindi andare alla cieca, cosa pericolosissima. E poi la stagione invernale. Che ci costringe al chiuso, a stare in tanti in piccoli ambienti, a cambiare le condizioni di vita (meno attività fisica, scarso ricambio d’aria, luoghi chiusi). Ecco i due scogli da superare sono questi. Ci riusciremo? Non lo sappiamo e si è visto che fare previsioni è avventato e confonde ancora di più. Però atteniamoci ai dati attuali. Come detto da due settimane i casi in Italia diminuiscono, costantemente. Lo stesso per ricoveri, accessi in terapia intensiva e decessi, sempre di meno.
Contagi, ricoveri e decessi sono quasi tutti a carico di non vaccinati e qui un particolare nel quale faccio valere il mio essere medico: chi non si fosse vaccinato fino a oggi (per qualsiasi motivo), potendosi vaccinare, se vuole lo faccia ora. Ne approfitti subito. Sarebbe pronto per la stagione invernale. Coraggio.
Nel frattempo la forza dirompente di questi vaccini per proteggerci dalla malattia e dai suoi esiti più gravi è sotto gli occhi di tutti. I grafici (fonte dati ISS, elaborazione: https://github.com/apalladi/covid_vaccini_monitoraggio) lo fanno vedere meglio.
Vaccinarsi conviene (pure tanto), riduce i casi di malattia, riduce ricoveri, sofferenze e morte. Le varianti rappresentano un pericolo ma a oggi i vaccini disponibili si sono dimostrati efficaci anche contro di queste. Quindi ognuno di noi ha davanti un bivio (con una freccia che indica la via più comoda e conveniente), scelga di conseguenza cercando di non bersi le tante bufale che si leggono, le dichiarazioni dei ciarlatani o le bugie di chi in fondo cerca solo di farsi notare. Se dovessi darvi un consiglio quindi, senza isterie ma solo in scienza e coscienza, vi direi di fare il vaccino al più presto, salva la vita e probabilmente salverà anche il futuro.
Nei grafici i nuovi casi, i ricoveri, gli accessi in terapia intensiva e i decessi tra non vaccinati (linea blu) e vaccinati (linea arancione).
Non male.