Carrefour Italia annuncia un “piano di trasformazione” che secondo la filiale italiana del gruppo francese comporterà 770 uscite. Ma secondo i sindacati gli esuberi saranno molti di più: 1.800 su un organico di 16.000 unità a fine 2020. Il punto dirimente è che per l’azienda il passaggio dei punti vendita da diretti a franchising “non avrà alcun impatto occupazionale per i dipendenti trasferiti“, mentre Uiltucs e Filcams interpretano diversamente le conseguenze della mossa che prevede entro il 2022 la cessione a piccoli imprenditori di 106 supermercati diretti – 41 in Lombardia, 18 in Campania, 17 in Liguria, 16 nel Lazio, 6 in Toscana, 4 in Emilia Romagna, 3 in Piemonte e 1 in Abruzzo – con 1000 dipendenti totali.
La nota dell’azienda parla di un “consolidamento del modello in franchising sulla rete di vendita” mirato a “migliorare la competitività degli ipermercati e supermercati diretti e snellire l’organizzazione interna, con l’obiettivo di concentrarsi sulle attività al servizio dei punti vendita”, il tutto “in risposta ai cambiamenti strutturali in atto nel contesto del retail, tra cui l’evoluzione del mercato verso il digitale e l’automazione dei processi e come conseguenza dell’impatto della pandemia da Covid-19” sui consumi. Il precedente piano, presentato nel 2019, prevedeva già 590 esuberi. Ora il gruppo fa sapere che le nuove uscite saranno gestite su base volontaria con “interventi di formazione e riqualificazione del personale per favorirne il ricollocamento interno ed esterno, programmi di sostegno all’imprenditorialità e incentivi all’esodo” per 600 collaboratori nei punti vendita diretti e circa 170 dipendenti della sede centrale.
“Carrefour licenzia centinaia di lavoratrici e lavoratori per ridurre i costi dopo aver praticato scelte commerciali sbagliate. La multinazionale non è più credibile nelle relazioni sindacali”, sostiene il leader di Uiltucs, Paolo Andreani, secondo cui si tratta di un “fulmine a ciel sereno” e saranno le donne “a pagare il prezzo più alto: dopo i carichi familiari e i disagi nel lavoro in pandemia si aggiunge oggi la beffa della ricerca del profitto a tutti i costi della multinazionale francese. Vedremo quale responsabilità sociale metterà in campo Carrefour”. Anche per la Filcams il piano, che si pone l’obiettivo di recuperare 31 milioni di euro sul costo del personale, non è accettabile anche perché il confronto è terminato senza certezze su quali negozi saranno ceduti e dove sono collocati gli esuberi. La Filcams Cgil il 4 ottobre convocherà le delegate e i delegati per fare una valutazione e promuovere le azioni da portare avanti unitariamente. La Fisascat Cisl conferma, con il segretario generale aggiunto Vincenzo Dell’Orefice, che “a leggere attentamente fra le informazioni rese dalla direzione della multinazionale il totale di quanti saranno espulsi dal perimento aziendale sale vertiginosamente” e “la natura unidimensionale del piano, focalizzata unicamente sui tagli e volta soltanto a liberarsi di parti di rete di vendita come di un fardello. Manca del tutto una visione di sviluppo della presenza diretta nel mercato di riferimento, soprattutto il piano nulla prevede per il rilancio dei singoli format”.
Secondo Carrefour l’espansione del franchising creerà “nuove opportunità di impiego” visto che “solo nel 2021, oltre 34 lavoratori sono passati da dipendenti a imprenditori. Questo numero salirà a oltre 50 entro la fine del 2021. Entro il primo trimestre del 2022, altri 25 lavoratori subentreranno come franchisee”. Nell’ambito di questa strategia, “Carrefour Italia investirà fortemente in nuovi servizi, tra cui la consulenza e la formazione, per gli imprenditori Carrefour”.