Ho scelto di scrivere questo post sull’ennesimo episodio di omicidi extra-giudiziari in Giamaica con il proposito di evidenziare l’assenza dello Stato, quando abdica alla sua funzione di tutela sociale dei cittadini ordinari – lasciati in balia di se stessi ad affrontare le spese relative alla scuola dei propri figli e alle cure mediche, essendo tali servizi totalmente privatizzati – non garantendo neanche la loro incolumità. Ho indagato su un’operazione di polizia dove hanno perso la vita tre ragazzi e altri sei passeggeri di un taxi sono rimasti gravemente feriti, raccogliendo le loro testimonianze e mettendo in luce le menzogne raccontate dagli agenti alla Indecom, l’organo governativo che indaga sugli abusi giudiziari. L’ho raccontata così, come hanno fatto con me le persone coinvolte, per le quali ho richiesto l’applicazione del Witness Protection Program, che Indecom contempla in casi del genere.
La notte del terrore
La sera del 12 giugno, quando il taxi Nissan AD – uno station wagon della portata massima di 6 persone – parte da May Pen, capoluogo di Clarendon (forse la provincia più povera della Giamaica) sono in nove a bordo, più l’autista. Perlopiù ragazzi, di cui almeno tre minorenni.
Tanya e Bryan (nomi di fantasia), lei una ragazzina indiana di 15 anni e lui un giovanotto di 17, sono seduti accanto. Alla loro destra, altri tre ragazzi di 17, 19 e 21. Dopo un’ora e mezza di viaggio, compare la sagoma della Chiesa Metodista che precede l’ingresso nel paese. All’incrocio prima della chiesa è appostata un’auto senza contrassegni. Gli occupanti intimano al taxi di fermarsi, fanno scendere i passeggeri e si qualificano come polizia, perquisendo l’interno.
Non trovando nulla, danno l’autorizzazione a riprendere il viaggio, poi ci ripensano e inseguono il taxi speronando il veicolo, che sovraccarico e in cattive condizioni perde il controllo e va a schiantarsi nel campo di canna da zucchero sottostante, mentre uno degli pneumatici usurati esplode con uno schiocco simile ad uno sparo.
Sono le nove di sera, è buio pesto lì in campagna, e a quel punto si scatena l’inferno: secondo i passeggeri feriti e gli abitanti della zona usciti in strada al momento della collisione, i poliziotti allarmati dallo scoppio della gomma che scambiano per un colpo di pistola cominciano a sparare all’impazzata: la gente da me intervistata dichiara 15-20 colpi almeno. I poliziotti si avvicinano al taxi distrutto. Tanya è ferita gravemente riversa sul prato e Bryan la abbraccia cercando di soccorrerla. Due dei ragazzi accanto a loro sono già morti, ma il terzo è ancora in vita e chiede aiuto. Uno degli agenti, riconosciuto da Bryan come detective Bradford in forza alla stazione di polizia di May Pen, punta la pistola verso il giovane ferito, che chiede pietà. Il detective spara, uccidendolo.
Arriva poi l’ambulanza, portando via feriti e cadaveri. Tanya passerà un mese in ospedale. Al funerale dei tre ragazzi, i padri di Bryan e Tanya si incontrano, e il primo confida al secondo il racconto del figlio, che verrà poi confermato alla mia presenza. La Indecom arrivata sul posto il giorno successivo al fatto non può incontrare la coppia, perché Tanya è ancora in coma.
La versione della polizia
Il rapporto rilasciato dalla JCF (la polizia) alla Indecom è infarcito di balle che l’agenzia ha già in parte smascherato: la prima, che a fermare il taxi sia stata una regolare pattuglia, ma è stato accertato che gli agenti fossero a bordo di un’auto civile. La seconda, che l’autista non abbia rispettato il segnale di fermarsi, malgrado tutti i passeggeri lo abbiano negato. La terza, la più grave, che dal taxi siano stati sparati colpi di arma da fuoco verso la polizia. Asserzione smentita dall’agenzia che non rinviene alcuna arma, mentre sia i passeggeri che i residenti sul posto confermano il madornale equivoco dello pneumatico scoppiato, scambiato per un colpo di pistola.
Sarebbe una barzelletta, se non fosse per il fatto che sono morti 3 ragazzi, chi per l’incidente, chi invece ammazzato come un cane, mentre altri 6 sono finiti all’ospedale. Sia la collisione che la sparatoria sono opera della polizia, la quale così conferma, oltre alla ferocia, anche la sua scarsa professionalità. La perizia balistica avrebbe già inchiodato il detective, ma per sperare in una condanna serve la testimonianza di Bryan, che non avverrà fin quando la richiesta di protezione non sarà approvata. La vendetta della polizia nei confronti dei due minorenni è un evento assai probabile.
Conclusioni
Il Programma Protezione Testimoni in Giamaica, oltre ad essere carente per la scarsità di fondi elargiti dallo Stato, viene concesso difficilmente, e ciò scoraggia i pochi volenterosi ad esporsi, paventando la rappresaglia poliziesca.
Corruzione e ferocia delle forze dell’ordine, assenteismo statale nei confronti della cittadinanza e privatismo spinto all’eccesso tagliano fuori da una condizione di vita accettabile strati sempre più larghi della popolazione americana. Non è un problema che affligge solo la Giamaica: ormai solo Bolivia e Uruguay riescono a garantire un minimo di welfare alle classi più disagiate, oltre a Cuba che però è fortemente penalizzata da un embargo sempiterno e dalle ruberie dei suoi burocrati.
Brutalità e corruttela caratterizzano molti reparti della polizia in Messico, Brasile, Colombia, Cile, e ovviamente Stati Uniti. Lo dimostrano stragi efferate perpetrate ai danni degli abitanti di queste nazioni. E così subentra la solitudine di chi non ce la fa più, a cui viene anche a mancare quella solidarietà che era il collante dei paesi in via di sviluppo, oggi minacciata dall’egoismo del ceto medio rampante. Della serie, si salvi chi può.
Photocredit © F.Bacchetta