OLANDA - Difficile ipotizzare se questa 20enne laureata in infermieristica abbia dato il via a qualcosa destinato a diventare più grande di lei, oppure se rimarrà una curiosa nota a piè di pagina nel racconto calcistico. Qualunque cosa accada, Fokkema ha già vinto
Talvolta le rivoluzioni nascono dove nessuno si sognerebbe mai di guardare. Come Menaldum, poco più di 2.500 anime nella provincia olandese della Frisia, dove tutto si avvicina pericolosamente allo stereotipo: il mercato con i prodotti agricoli, le mucche, la banda di ottoni, i mulini. C’è anche una squadra di calcio, con un nome che già da solo è un manifesto: Foarut, ovvero “avanti” in lingua frisona. È stato con la maglia di questo club alla base della piramide calcistica olandese che sabato scorso Ellen Fokkema ha debuttato – primo caso al mondo – in un torneo maschile ufficiale, disputando l’ultima mezzora della prima giornata del campionato 2021-22 di Vierde Klasse. Difficile ipotizzare se questa 20enne laureata in infermieristica abbia dato il via a qualcosa destinato a diventare più grande di lei, oppure se rimarrà una curiosa nota a piè di pagina nel racconto calcistico. Qualunque cosa accada, Fokkema ha già vinto.
Il calcio femminile in Olanda è stato riconosciuto ufficialmente dalla Federcalcio (KNVB) solo nel 1971 (prima le donne nel calcio potevano essere solo “mogli, madri o figlie di calciatori”, come da nota della Federazione stessa), ma da allora i passi in avanti sono stati notevoli. Nel 1986 viene introdotto il calcio misto a livello giovanile, e proprio i vivai composti da ragazzi e ragazze sono considerati un elemento determinante nel processo che ha portato l’Olanda tra le più forti nazionali femminili al mondo, con la vittoria dell’Europeo del 2017 e il secondo posto al Mondiale disputato due anni più tardi. Una crescita talmente imponente da aver visto il c.t. Sarina Wiegman (che ha lasciato la panchina dopo le Olimpiadi) venire omaggiata dalla KNVB con una statua posta nel proprio quartier generale a Zeist accanto alle figure storiche del calcio oranje, da Johan Cruijff a Rinus Michels.
Un processo nel quale un paio di anni fa si è inserita Fokkema con la sua battaglia per ottenere ciò che solo per mere ragioni anagrafiche non le era più permesso: continuare a giocare a calcio con la sua squadra e i suoi compagni di sempre. Menaldum è un luogo troppo piccolo per potersi permettere una società di calcio femminile, così all’età di 5 anni Fokkema si è aggregata al Foarut, percorrendo tutta la trafila delle varie selezioni, nonostante con l’ingresso nell’adolescenza le cose si erano fatte più complicate e lei era ricorsa a soluzioni drastiche, come tenere i capelli corti per evitare che gli avversari si accorgessero di giocare contro una ragazza. Ma alla fine Fokkema è arrivata, alle soglie della prima squadra. Dove, per ragioni regolamentari, non avrebbe potuto accedere, e proprio questa era stata la risposta della Federazione all’istanza presentata dalla giocatrice e dal club per ottenere una deroga. Ma Fokkema e il Foarut hanno continuato a scrivere e a chiedere fino a ottenere, al terzo tentativo, di diventare il nucleo di un programma sperimentale che avrebbe testato l’impatto di una calciatrice in un torneo maschile.
Lo scorso anno, nell’ambito della sperimentazione, Fokkema è scesa in campo con la prima squadra in qualche occasione, prima che la pandemia decretasse la chiusura dei campionati amatoriali. La KNVB ha però raccolto materiale sufficiente per decretare l’apertura, a partire dalla stagione attuale, al tesseramento di calciatrici nelle squadre dilettanti. Una svolta storica, specialmente in un paese come l’Olanda dove la coppa nazionale, a differenza della Coppa Italia, è un torneo ampiamente inclusivo che permette la partecipazione a tutte le squadre del paese. Ciò significa che, in un prossimo futuro, Fokkema o qualche altra sua collega (“se rimanessi l’unica è come se fosse accaduto tutto per niente”, ha dichiarato la diretta interessata in un’intervista a ESPN) potrebbero scendere in campo in un turno di coppa contro l’Ajax, il Psv Eindhoven o qualche altra squadra professionistica.
E’ chiaro come il fine ultimo della battaglia condotta da Fokkema non sia mai stato provocare l’opinione pubblica o cavalcare l’onda della polemica come avvenne anni fa in Italia quando Luciano Gaucci dichiarò la propria intenzione di far giocare nel Perugia la calciatrice tedesca Birgit Prinz. “Non scendo dalle nuvole”, ha dichiarato, “la differenza fisica con i maschi è notevole, e devo compensarla cercando di leggere le situazioni di gioco in anticipo. Ma potrebbe fare lo stesso discorso un ragazzo fisicamente gracile. A volte devo fare i conti con qualche intervento da kamikaze, vola qualche parola grossa ma poi si va avanti a giocare. E’ vero, trovo sempre qualche avversario che mi consiglia di darmi alla danza classica, ma anche a livello di insulti spesso ai miei compagni ne toccano di peggiori. Sono però contenta di aver superato una barriera regolamentare un poco arretrata rispetto allo spirito dei tempi, e di non avere nemmeno più bisogno di una dispensa per continuare a fare quello che mi è sempre piaciuto fare: giocare a pallone”. Ogni cambiamento, temporaneo o permanente, inizia sempre dall’iniziativa di un singolo che rivendica il diritto di fare ciò che ama di più, come già avviene per chi gli sta attorno. Per questo Ellen Fokkema ha già vinto.