“Siamo la generazione senza futuro. Viviamo e vivremo sulla propria pelle gli effetti sempre più intensi della crisi climatica“. È questo il grido d’allarme che i Fridays for Future porteranno di nuovo oggi nelle strade di Milano. Una manifestazione per ribadire, ancora una volta, la necessità di agire con decisione contro il surriscaldamento globale. Ma anche un invito ad ascoltare davvero – e non solo in occasioni istituzionalizzate e di “vetrina”, come i dibattiti della Youth4Climate – la voce degli “attivisti che lottano davvero” – giovani e non -, come ha affermato al raduno di ieri 30 settembre la portavoce nazionale Martina Comparelli. Il corteo parte alle 9:30 da piazza Cairoli, uno dei luoghi simbolo del movimento nel capoluogo lombardo e si concluderà davanti al palco allestito in Piazzale Damiano Chiesa alle 12:30. Le manifestazioni continueranno fino alle 23:00 e saranno l’apice di una settimana di scioperi ed eventi – raccolti sotto All4Climate – promossi da associazioni ambientaliste italiane e internazionali. Parteciperanno anche i volti più noti della protesta, Vanessa Nakate e Greta Thumberg, con una delegazione di ambientalisti provenienti da tutto il mondo. Per chi non potrà raggiungere l’epicentro, ci saranno dei sit-in anche nelle città più piccole.

“Alla PreCop26 i governi vogliono decidere sul nostro futuro in compagnia delle multinazionali del fossile – si legge nel documento di presentazione dello sciopero – Hanno selezionato 4oo giovani non per essere realmente ascoltati ma per “simulare” una discussione sulle proposte per il futuro”. E non a caso usano la parola “simulare”, perché è quella utilizzata dal ministro della Transizione ecologica Cingolani. Ma in realtà, secondo i Fridays for future, si tratta solo di “una Youth Washing“, ossia di un’operazione di facciata. Un “Bla bla bla” – per dirla alla Greta – per ripulire la reputazione di politici e imprenditori delle vecchie generazioni, ossia di “chi é responsabile della situazione quasi irreversibile del nostro pianeta”. I dibattiti al MiCo – la sede della PreCop – non offrono però – secondo gli attivisti – alcun contributo concreto (“Sarà utile? Spoiler: no“). “I potenti della terra vogliono a tutti i costi utilizzare come vetrina 400 giovani per pulire la faccia di chi è responsabile della situazione quasi irreversibile del nostro pianeta…”.

Per questo motivo è necessario rivendicarlo in piazza. “Noi ragazzi e ragazze, lavoratori e lavoratrici, non siamo seduti ai tavoli dove vengono prese le decisioni – si legge sul sito di Fridays for Future – Scioperando possiamo fare pressione affinché gli scienziati che da anni ci mettono in guardia vengano ascoltati. Ognuno di noi può fare la sua parte, ogni voce è importante”.

Essere parte del cambiamento è più importante che mai adesso: “La Cop26 è l’ultimo momento possibile per rispettare la rotta sugli accordi di Parigi” aveva dichiarato a ilfattoquotidiano.it la 21enne di Torino Valentina Bonavoglia, prima della ripresa delle attività di dimostrazione lo scorso 24 settembre. Visti “i passi timidi” dei dibattiti internazionali e che “la politica che – ancora – non sta ascoltando” – ha dichiarato ancora oggi Comparelli -, è necessario strappare il futuro da “chi cerca di togliercelo”. Il tempo per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi – “ora addirittura si parla di non superare i due gradi” – infatti stinge: il climate clock – la clessidra climatica – segna che mancano poco più di 10 anni. Al di là di una mera questione di sopravvivenza e “di tutela di un pianeta unico” inoltre, la lotta ambientalista oggi è anche una lotta sociale, di equità e di inclusività nella società civile. Le disparità economiche – come testimoniato da Vanessa Nakate – si riflettono anche nelle maggiori conseguenze sofferte, dopo eventi climatici disastrosi. Anche se la situazione dovesse peggiorare, i Paesi più ricchi potrebbero avere le risorse per limitare i danni, mentre altri continenti – responsabili, come l’Africa, di meno del 3% delle emissioni globali di Co2 – le dovrebbero subire. Gli attivisti rivendicano il diritto – per uomini e donne, con “l’abolizione delle dinamiche patriarcali” – all‘istruzione, alla conoscenza e alla ricerca, necessari per capire i fenomeni ambientali e arginare le catastrofi.

Tutte le proposte degli attivisti – quelle sollecitate anche da Cingolani – sono state raccolte e presentate, attraverso il percorso “Climate Open Platform“, culminato con la condivisione di un documento online da presentare alla Cop26. “Come società civile e movimenti vogliamo fare la nostra parte, monitorando e cercando di influenzare i processi istituzionali, in accordo con le associazioni e i movimenti che agiranno a Glasgow – si legge sul sito di Fridays for Future – che condividono il principio guida della nostra azione: la Giustizia Climatica”.

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