La tromba malinconica e struggente di Paolo Fresu intona “bandiera rossa” e tutta piazza Maggiore s’infiamma in questa serata settembrina, sferzata da un venticello persistente, preannuncio dell’imminente, umido, autunno bolognese. La serata conclusiva della lunga campagna elettorale di Matteo Lepore, candidato sindaco del centrosinistra, è tutta all’insegna della rivendicazione orgogliosa dell’identità partigiana e antifascista, della tradizionale buona amministrazione civica, attenta al welfare e ai servizi pubblici per la comunità, del pluralismo riconosciuto e rispettato, nella versione politica della larga alleanza, delle liste contaminate da tutte le possibili rappresentanze: giovani e donne tantissime, esponenti LGBT, ambientalisti, intellettuali, rappresentanti delle innumerevoli associazioni, movimenti, gruppi e circoli che animano la società bolognese.
Una forza questa alleanza di centro sinistra tranquilla e consapevole, anche per la sostanziale assenza dell’opposizione di centro destra, guidata dall’imprenditore, di famiglia, il moderato Fabio Battistini che però non appare in grado di contrastare incisivamente lo schieramento avverso.
La campagna elettorale che si conclude è stata contrassegnata nella fase iniziale dal vero e decisivo scontro alle primarie, tra Matteo Lepore già assessore della giunta Merola e la sfidante Isabella Conti; sindaco in carica di San lazzaro di Savena, comune alle porte del capoluogo ed esponente di Italia Viva di Matteo Renzi, anche se ha tenuto a precisare che la sua candidatura alle primarie non si doveva considerare se non come indipendente, non legata ad alcun altro raggruppamento o partito. Fatto sta che quelle primarie di cui si è molto parlato, sono state un vero e proprio confronto-scontro su due piattaforme politiche significativamente diverse.
Infatti al contrario di Lepore, fermamente intenzionato a comporre un’alleanza con la sinistra e i cinque stelle, Isabella Conti era sostenitrice di una linea radicalmente diversa che guardava molto più al centro, confermata da numerosi endorsement e preannuncio di future alleanze di esponenti anche del centro destra. Nel caso la Conti avesse vinto le primarie, certamente sarebbero molto cambiati gli equilibri nel PD e con i potenziali alleati, si sarebbe scritta tutt’altra storia.
Così non è andata, Lepore ha vinto le primarie, anche con l’appoggio rilevante della coalizione civica (Coraggiosa, ecologista, solidale) guidata da Emily Clancy e ispirata da Elly Schlein l’esponente più accreditata per rappresentare il progetto di una nuova sinistra e, se pur non ufficialmente, dei cinque stelle guidati da Max Bugani.
Cosicché a Bologna si è materializzata l’agognata alleanza larga tra Letta, Conte e la Sinistra che in tante altre parti non è stato possibile realizzare e che rimane allo stato un progetto indefinito.
Come andranno le elezioni? Non si può mai predire come certo un risultato, soprattutto in questa fase di sconvolgimenti sociali, economici e politici, determinati dalla tragica e lunga pandemia, dal momento che sembra prevalere un clima non favorevole alla partecipazione ma, al netto di questa incertezza, quasi certamente si può dire che il centro sinistra ha già vinto. Non si può però ancora definire quale sarà il profilo della nuova amministrazione: molto dipende da come verranno a distribuirsi i voti, quali delle sei liste alleate saranno premiate dal voto, quali consiglieri saranno eletti.
L’impegno di Lepore e della sua compagine è di realizzare un ambizioso programma per rendere Bologna la città meno diseguale dal punto di vista dei diritti e più avanzata ambientalmente d’Italia, portandola in vetta con le migliori città europee in quanto a riduzione delle emissioni climalteranti e sviluppo nell’uso delle fonti energetiche non fossili.
Un programma ambizioso che, per essere realizzato, avrà bisogno di forte volontà e adeguate capacità di governo e rinnovamento. Anche perché non è che manchino problemi: tra gli altri Bologna soffre particolarmente per la congestione del traffico e per un sistema di mobilità non certo adeguato alle sue esigenze, ben lontano ancora dagli obiettivi annunciati.
La direzione dell’urbanistica e del settore trasporti rappresenteranno la chiave di volta della realizzazione del programma, soprattutto per le interconnessioni che la città ha con il suo territorio metropolitano; due terzi della popolazione risiede nel vasto territorio, molto popolato, al di fuori della cinta urbana.
Bologna è un importante polo di attrazione per la sua funzione industriale e terziaria, universitaria e dei servizi pubblici, nello stesso tempo la sua collocazione al centro delle direttrici di traffico Nord- Sud ed est- Ovest, la rendono un nodo della mobilità, autostradale, ferroviaria ed area, nazionale ed europea di rilevante importanza e di elevata congestione.
Difesa del verde, contrasto al consumo di suolo, processi di inclusione sociale, miglioramento di fondamentali servizi, saranno altrettanti campi di prova del profilo coerentemente social, di quella che Lepore ama definire già la città “più progressista”. Dozza, Fanti, Zangheri e Imbeni, illustri e mitici predecessori, forse avrebbero preferito si confermasse la dizione “città più di comunista d’Italia” ma in questi tempi di interminabili revisionismi, anche la definizione “sinistra” non ha ancora recuperato piena dignità, attendiamo pazienti gli sviluppi.