Durante una partita del campionato di Prima categoria, Giovanni Alosi ha colpito il direttore di gara che lo aveva espulso per proteste: per l'aggredito 3 giorni di prognosi. Il mister potrà tornare in panchina solo da ottobre 2026 mentre alla sua società è toccata la sconfitta a tavolino e una multa di 200 euro
L’arbitro l’aveva espulso per eccessive proteste, lui lo ha colpito con un pugno in pieno viso. È quanto accaduto domenica 25 settembre in provincia di Novara durante la partita di Prima categoria tra Oleggio Castello e Carpignano Sesia: protagonista l’allenatore dalla squadra ospite, il 47enne Giovanni Alosi, che subito dopo l’episodio è stato squalificato per cinque anni dalla Federazione e che ora annuncia di volersi ritirare dal mondo del calcio. Per il direttore di gara, Andrea Felis della sezione di Torino, tre giorni di prognosi.
“Dapprima affrontava verbalmente il direttore di gara con atteggiamento minaccioso e proferendo ingiurie, poi, quando l’arbitro era voltato di spalle e aveva preso le distanze, lo raggiungeva e lo colpiva con un pugno al volto di violenza tale da farlo arretrare di alcuni passi, inducendolo a sospendere il match per il dolore alla mandibola destra”. Questa l’esatta ricostruzione dell’accaduto leggibile nel dispositivo del giudice sportivo, che prosegue spiegando come l’ormai ex tecnico si sia subito pentito del suo gesto e sia sceso negli spogliatoi del direttore di gara dicendosi disponibile a pagare un risarcimento.
Un’assunzione di responsabilità, quella di Alosi, che però non gli è bastata a evitare una squalifica quinquennale dalla Figc: l’allenatore potrà dunque tornare a sedere in panchina solo dall’1 ottobre del 2026. Sempre però che cambi idea, visto che lui stesso ha annunciato la decisione di chiudere per sempre con il mondo del calcio dopo che il video della sua bravata è diventato virale costandogli anche pesanti minacce sui social network: “Ho avuto un black-out, mi vergogno di quello che ho fatto e chiedo scusa”, ha detto. Alla Carpignano, intanto, il suo scatto d’ira è costato la sconfitta a tavolino per 3 a 0 e una multa da 200 euro. “Appare evidente la responsabilità oggettiva della società per il comportamento violento e gravemente contrario ai principi di correttezza messo in atto dal proprio tesserato nei riguardi dell’arbitro”, ha spiegato sempre il giudice sportivo, ravvisando anche come la partita, che i padroni di casa stavano conducendo con due reti di vantaggio, “non ha avuto un regolare epilogo“.