Un post su Instagram con due fotografie: una lo immortala con Giorgia Meloni, l’altra con Matteo Salvini. È un messaggio chiaro quello inviato da Roberto Jonghi Lavarini, il “barone nero“, già candidato alla Camera da Fdi nel 2018 e condannato a due anni per apologia del fascismo, finito al centro dell’inchiesta giornalistica di Fanpage.it: “Ora nessuno faccia finta di non conoscermi“. Il riferimento, evidentemente, è ai dirigenti di Fdi che in queste ore stanno facendo a gara per marcare le distanze da Javarini. La videoinchiesta di Fanpage ha documentato come esponenti del partito di Giorgia Meloni conducono la campagna elettorale per le elezioni comunali a Milano, tra presunti finanziamenti in nero e le pressioni dei gruppi di estrema destra. Una campagna elettorale in cui un ruolo importante, stando al video di Fanpage, è assegnato proprio a Jonghi Lavarini, che però non ha alcun incarico ufficiale.
Meloni: “Polpetta avvelenata” – Il video ha provocato l’autosospensione dal partito dell’eurodeputato Carlo Fidanza, immortalato spesso con Lavarini dalla telecamera nascosta di Fanpage, mentre la procura di Milano ha fatto sapere di avere aperto un fascicolo ipotizzando il finanziamento illecito ai partiti e il riciclaggio per far luce sulla vicenda. La prima reazione di Meloni, invece, è stata quella di prendere tempo: “Sono pronta a prendere tutte le decisioni necessarie quando ravviso delle responsabilità reali, ma per avere contezza di queste chiedo di avere l’intero girato di 100 ore. Poi farò sapere cosa ne penso”, ha detto ieri la leader di Fdi. Che oggi è tornata sulla vicenda con un tono completamente diverso. Niente più decisioni immenti ma una definizione tranciante dell’inchiesta di Fanpage: “E’una polpetta avvelenata a pochi giorni dal voto amministrativo. Tre anni di giornalista infiltrato per mandare in onda 10 minuti di video nell’ultimo giorno di campagna elettorale e sulle pagine dei giornali nel giorno del silenzio , in uno stato di diritto non sarebbe mai accaduto”.
Il post del Barone nero – Diverso l’intervento di Lavarini. “Sono assolutamente indipendente e apartitico ma nessuno faccia finta di non conoscermi o, peggio, si permetta di offendere gratuitamente me e la comunità di veri patrioti che, mio malgrado, in questo frangente, ho l’onore e onere di rappresentare”, scrive il “Barone nero” su Instagram, postando foto che lo ritraggono con Salvini e Meloni: il messaggio è chiarissimo. “Il 5% di voti della ‘destra radicale‘ fa gola a tutti ed è indispensabile per vincere qualunque sfida bipolare, nei comuni e nelle regioni, come alle elezioni politiche”, continua il “Barone nero”. Come dire: i suoi voti a Fdi – come alla Lega, sostenuta alle Europee del 2019 – servono. In questo senso Lavarini sembra rispondere a Fidanza, visto che l’europarlamentare, sospendendosi dal partito, aveva detto: “Non c’è e non c’è mai stato in me alcun atteggiamento estremista, razzista o antisemita. Semmai, nelle immagini pubblicate, ironicamente contestavo proprio le inaccettabili affermazioni a suo dire goliardiche di Roberto Jonghi Lavarini, che non hanno né possono avere alcuna cittadinanza in Fratelli d’Italia, partito in cui peraltro lo stesso non è iscritto né ricopre alcun ruolo”. Posizione simile a quella di Fabio Rampelli, che in un’intervista a Repubblica sostiene: “Noi non abbiamo mai avuto a che fare con nazisti e razzisti, li abbiamo sempre cacciati a pedate”. Pure per il vicepresidente della Camera le immagini diffuse da Fanpage sono “polpette avvelenate. Penso non sia giusto tirarle fuori così, a pochi giorni dal voto”.
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“Nessuno ha dato o ricevuto soldi” – Oltre al post sui social, Jonghi Lavarini ha diffuso anche un lungo comunicato dal titolo “note difensive” con il quale smentisce quanto ricostruito dall’inchiesta giornalistica. “Nessuno ha dato o ricevuto soldi, punto: solo fumo senza arrosto, un fuoco di paglia, bolle di sapone…”, sostiene il” Barone nero”. “Tutti, io per primo, abbiamo sempre detto di sponsorizzare in maniera chiara e ufficiale qualche convegno, incontro, sala, pubblicità, facendo bonifici o pagando le fatture. Mai fatto, mentre insisteva sul tanto nero che voleva smaltire. Nessun candidato ha mai minimamente accettato questa soluzione. Il taglio e cuci visivo della presunta inchiesta – prosegue – è assolutamente strumentale, ridicolo, malevolo, estrapolato dal contesto privato, informale e, ripeto, assolutamente goliardico degli incontri. Tanto fumo per nulla quindi. Peccato non abbia filmato le sue proposte oscene respinte chiaramente al mittente”.
L’inchiesta di Fanpage – In realtà il quadro restituito dall’inchiesta di Fanpage è molto diverso. Tre anni fa, nel 2019, un giornalista si è finto un uomo d’affari e ha iniziato a frequentare un gruppo di personaggi di estrema destra a Milano. A guidarlo Lavarini, che durante la campagna elettorale per le comunali sembra agire stretto contatto con Fidanza, europarlamentare e capo delegazione di Fratelli d’Italia. Fidanza e Javarini sostengono la candidatura al consiglio comunale dell’avvocato Chiara Valcepina e – stando alla videoinchiesta – chiedono esplicitamente finanziamenti al presunto uomo d’affari. “Le modalità sono: o versare nel conto corrente dedicato. Se invece voi avete l’esigenza del contrario e vi è più comodo fare del black, lei si paga il bar e col black poi coprirà altre spese“, dice a un certo punto l’eurodeputato Fidanza al giornalista in incognito. Lavarini è più esplicito: bisogna dare i soldi a “due imprenditori se li prendono privatamente perché hanno il giro di nero e fanno i versamenti sul conto della Valcepina”. L’invito viene esplicitato qualche tempo dopo, durante un evento elettorale: Fidanza e Javarini si appartano dopo aver posato sul tavolo il cellulare. Il “barone nero” spiega di avere “una serie di lavatrici” per il finanziamento alla campagna elettorale. Fidanza entra nel dettaglio: “Lui trova quattro o cinque professionisti, queste persone fanno loro il versamento tracciato sul conto elettorale“. Tutta la vicenda sarà seguita da Javarini, perché Fidanza vuole rimanere pulito: “C’ho una partita in un anno e mezzo, io mi gioco il futuro della mia carriera“, spiega. Javarini, invece, sostiene di avere più volte usato queste modalità per finanziare le campagne elettorali: “Anche in regione Lombardia gliene ho portati, ho condotto più operazioni del genere di puro contante”.
“Non appartengo a nessuna loggia massonica” – Ma non solo. La telecamera nascosta di Fanpage documenta anche altro. Fidanza, per esempio, è solito prendere in giro Paolo Berizzi, giornalista sotto scorta perché minacciato dai neonazisti. E non è soddisfatto del candidato sindaco della coalizione, Luca Bernardo. Secondo la candidata Valcepina somiglia “all’orso Yoghi” mentre un ignoto elettore commenta: “Come cazzo fai a Milano a eleggere un sindaco siciliano?”. Tra saluti fascisti, offese agli ebrei e omaggi alla birreria di Monaco di Hitler, Javarini sostiene di essere parte di qualcosa di più ampio di Fdi. “Noi abbiamo un gruppo trasversale, diciamo esoterico, dove ci sono diversi massoni. Poi c’è tutto un filone di ammiratori di Hitler, in più abbiamo un nostro informale servizio di informazioni e sicurezza, abbiamo una rete di ex militari”, dice. Un’organizzazione trasversale ai partiti. “Noi abbiamo contatti politici all’interno del centrodestra, non solo nella Lega ma anche in Fratelli d’Italia e persino Forza Italia”. Ora però Lavarini smentisce: “Non appartengo a nessuna loggia massonica o associazione segreta, anzi, pur conoscendo diversi massoni, tutti ne conoscono la mia contrarietà e opposizione. Anche perché il 90% della massoneria italiana e notoriamente antifascista e di sinistra, oggi entusiasti sostenitori del governo Draghi. Appartengo, al contrario, a diversi ordini cavallereschi cristiani. Il ‘gruppo esoterico‘ citato è solo una chat whatsapp, molto eterogenea, di appassionati di miti, tradizioni, misteri, ufo, magia, castelli infestati da fantasmi, Evola e Guenon, come Atlantide e le Piramidi, lo Yoga ed il Tibet. E, comunque, non siamo ancora riusciti a vederci di persona”. Mentre l’ammiratore di Hitler, continua sempre Jonghi Lavarini, era “Carlo Vichi, grande imprenditore italiano dei televisori Mivar, recentemente scomparso, che avevo l’onore di conoscere e di cui le idee erano pubblicamente note”. Sulla vicenda interviene anche Max Bastoni, consigliere regionale e comunale della Lega: “Salvatore Garzillo, spacciandosi per lobbista, ha avvicinato anche me promettendo finanziamenti illeciti per la mia campagna elettorale ma gli ho risposto che faccio tutto in regola e che non vendo i miei ideali. Ho registrato tutte le conversazioni e sono a disposizione della Procura di Milano”.