Almeno 2.900 preti o altri membri della chiesa francese individuati come pedofili. Il capo di una commissione d’inchiesta indipendente, Jean-Marc Sauvé, a Le Journal du Dimanche. ha spiegato il lungo lavoro che copre un arco temporale lunghissimo sull’operato di pedofili all’interno della Chiesa cattolica francese dal 1950. L’indagine ha scoperto tra i 2.900 e 3.200 preti o altri membri della chiesa pedofili, ha detto Jean-Marc Sauve, aggiungendo che si tratta di “una stima al ribasso”. I vescovi francesi si preparano ad accogliere il rapporto sulla pedofilia che verrà pubblicato il 5 ottobre. Nel corso di una visita ad limina in Vaticano, i presuli francesi hanno consegnato una nota a Papa Francesco.
“Ho detto al Papa quello che ho potuto”, “gli ho lasciato una nota al riguardo in modo che potesse studiare. Mi è sembrato necessario farlo, è importante che sia avvertito”, ha detto in una conferenza stampa a Roma monsignor Eric de Moulins Beaufort, presidente della Conferenza episcopale francese. Il Rapporto Sauvé’ si annuncia come un vero e proprio terremoto per la Chiesa cattolica del Paese. “Il rapporto sarà severo. Siamo pronti a subire lo choc di questa gravità “, ha aggiunto il presidente dei vescovi francesi. Le vittime degli abusi infatti sono almeno 10.000 come ipotizzato a marzo dallo stesso Sauvé alla presentazione del primo rapporto intermedio dei lavori.
La Commissione sugli abusi sessuali nella Chiesa (Ciase) è stata istituita nel 2018 da episcopato ed istituti religiosi, in seguito a diversi scandali nella Chiesa d’Oltralpe. Nel giugno 2019, venne anche attivata un’apposita piattaforma telefonica per denunciare gli abusi. Ma il numero di chiamate – 6.500 in circa 18 mesi – “non racchiude certamente la totalità ” delle violenze. Secondo Sauvé , infatti, anche il dato di diecimila vittime sarà rivisto ulteriormente al rialzo a lavori conclusi. Il 62% delle vittime che hanno contatto la commissione sono uomini, l’80% ha più di 50 anni.
Secondo Jean-Pierre Sautreau, alla guida di un’associazione di vittime della Vandea, dipartimento nell’est della Francia particolarmente colpito da questo flagello, 10.000 “è già molto, ma è una stima per difetto, siamo ancora distanti dalla verità “. “Spesso – ha aggiunto – sono fatti che risalgono agli anni ’60, e da allora alcuni sono morti oppure, a 80 anni, non hanno più voglia di parlare”. “Come si è arrivati a questo punto, al di là delle falle e delle responsabilità individuali gravi di prelati e religiosi?”. Il rapporto si pronuncerà , inoltre, sul “modo in cui l’istituzione nel suo insieme si è assolta dalle proprie responsabilità “. “In un certo numero di istituzioni cattoliche o di comunità religiose c’è stato un reale sistema di abusi, ma questa situazione rappresenta una piccolissima parte dei casi”, aveva dichiarato Sauvé , dicendosi favorevole ad una “giustizia riparatrice”. E della necessità di “gesti forti” per le vittime: “il bisogno di riconoscimento non può risolversi soltanto con una somma di denaro”. Da oltre due anni, infatti, la Chiesa di Francia studia una forma di riconoscimento del dolore delle vittime che vada al di là del semplice risarcimento finanziario, ma che consideri anche il dovere della memoria, con monumenti o targhe commemorative.