Un sibilo, il motore in fiamme, il mezzo che perde pezzi, poi l’impatto che ha fatto tremare i vetri delle abitazioni, “come una bomba”. Così i testimoni hanno descritto gli attimi precedenti e quelli successivi alla caduta di un piccolo aereo a Milano. Un Piper PC-12 è precipitato in via Marignano all’angolo via 8 ottobre 2001 a Milano, nella zona sud ovest della città ai confini con San Donato Milanese, poco dopo il decollo dall’aeroporto di Linate. A bordo del velivolo c’erano otto persone: il pilota, il copilota, cinque adulti e un bambino, tutti morti. Sul posto sono arrivati diversi mezzi dei vigili del fuoco, la polizia, i carabinieri e il personale del 118. Il piccolo aereo – un Pilatus PC12, monomotore a turboelica – è fortunatamente caduto su un edificio vuoto, una stazione degli autobus in costruzione, vicino al parcheggio della metropolitana gialla stazione San Donato. Lunedì ci sarebbero stati al lavoro gli operai.

I VIGILI DEL FUOCO: “IMPATTO DEVASTANTE” – Il Piper, alcune auto e la palazzina – che era appunto vuota in quel momento – sono andati in fiamme. Il velivolo – decollato da Linate alle 13.04 – avrebbe perso rapidamente quota fino a colpire la struttura. Tre i minuti di volo, il tempo di percorrere 19 km e raggiungere la quota mille metri, poi un rallentamento e l’impatto. L’aereo, con a bordo i piloti e sette passeggeri, era diretto verso la Sardegna, ad Olbia. La centrale operativa del 118, allertata da diverse telefonate, ha inviato sul posto elisoccorso, automedica e quattro ambulanze. Per i passeggeri purtroppo non c’è stato nulla da fare. Le vittime sono tutte straniere.

“L’impatto è stato devastante – ha spiegato Carlo Cardinali, funzionario dei vigili del fuoco di Milano – estremamente violento, c’è stata una vera e propria esplosione, con proiezione di questo aeromobile in vari punti. L’aereo ha effettuato una virata dopo il decollo e quindi probabilmente il pilota si è accorto di qualche anomalia. La palazzina era disabitata, tra l’altro interessata da lavori di ristrutturazione quindi abbiamo scongiurato subito la presenza di altre persone all’interno della struttura. In quel punto è stato davvero importante – ha aggiunto – che non ci fossero abitazioni, nel dramma l’impatto è avvenuto su struttura disabitata totalmente”.

I TESTIMONI: “MOTORE IN FIAMME”, “LE FINESTRE TREMAVANO” – Gli abitanti della zona hanno sentito come un sibilo fortissimo e poi un’esplosione causata dall’impatto, altri testimoni invece hanno visto le fiamme anche prima dello schianto. Immediatamente il fuoco ha avvolto la palazzina di due piani a pochi passi dalla sede dell’Eni di San Donato e dal capolinea della metropolitana gialla di Milano. Fiamme che sono state spente dai pompieri che poi hanno iniziato le operazione per mettere in sicurezza l’edificio e per poter poi “estrarre” il mezzo dal cuore dell’edificio.

“L’aereo aveva un motore in fiamme ed è venuto giù in picchiata, non si sono viste manovre, ma è proprio precipitato” hanno raccontato alcuni testimoni che hanno assistito all’incidente. Un ragazzo ha parlato di “eliche che si fermavano, poi ho sentito le finestre tremare e, come nei film, sono andato alla finestra e ho visto una colonna di fumo alzarsi”. Sotto choc il titolare della pizzeria che si trova in via Marignano: “Abbiamo prima sentito come un rombo provenire dall’alto. Poi abbiamo sentito un’esplosione, sembrava una bomba, e la terra che tremava. Siamo stati i primi ad accorrere sul posto, bruciava tutto. Sono sconvolto perché ho visto il corpo di un bambino”. Un giovane di 19 anni ha assistito all’impatto: “Ho visto un aereo perdere il controllo, l’ho visto proprio mentre si è schiantato. L’ho visto cadere in picchiata. L’aereo era basso. E poi molto fumo, le fiamme. In cielo volavano dei pezzi. Mi sono molto spaventato Poi sono arrivati polizia e carabinieri. La strada fortunatamente era libera, non c’era nessuno“. “Ho sentito questo rumore fortissimo, poi una scia e c’erano fumo e fiamme sotto l’aereo in volo che poi si è schiantato contro la palazzina. Sicuramente – racconta un 40enne che stava aspettando l’autobus nel piazzale di fianco alla palazzina contro cui è precipitato l’aereo – il pilota si è accorto di quanto stava succedendo”.

INCHIESTA PER DISASTRO COLPOSO – L’aereo è precipitato sul tetto dell’edificio all’angolo di via 8 ottobre 2001, così intitolata per ricordare la strage di Linate quando morì anche un residente di San Donato tra le 118 vittime dell’incidente aereo. Sul posto è arrivata anche la procuratrice aggiunta di Milano, Tiziana Siciliano. “Verrà aperto un fascicolo per disastro colposo” ha spiegato la responsabile del dipartimento tutela della salute, dell’ambiente e del lavoro della procura di Milano dopo i primi rilievi sul luogo dell’incidente. Siciliano ha inoltre aggiunto che la scatola nera è stata trovata. L’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv) ha aperto un’inchiesta sull’incidente e disposto l’invio di un’investigatore sul posto. Sono stati acquisiti i video delle telecamere di sorveglianza “che hanno ripreso il momento, pochi secondi, dell’impatto” ha spiegato Siciliano al termine di un sopralluogo assieme al pm di turno oggi Giovanna Cavalleri. “Si vede la fiammata al momento dell’impatto. Ora dobbiamo acquisire anche tutta la documentazione necessaria per ricostruire la dinamica del disastro. Al momento è troppo presto per qualsiasi ipotesi” su cosa abbia causato lo schianto. “Si sa – ha aggiunto la procuratrice – che il volo è stato seguito fino a un certo punto. Dopo si è verificata qualche anomalia nella traccia radar e poi è precipitato“. L’aereo è in realtà “impattato sul tetto” dell’edificio e da bordo non “è partito alcun segnale di allarme”.Considerato che vicino al luogo della tragedia c’è la metropolitana e la stazione degli autobus ha osservato che “l’incidente avrebbe potuto avere conseguenze ben più drammatiche”. Sul luogo dell’incidente anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala e il sindaco di San Donato Milanese Andrea Checchi.

LE VITTIME – Le vittime sono tutti cittadini stranieri. Dan Petrescu, proprietario e pilota dell’aereo, era considerato uno degli uomini più ricchi della Romania. Aveva 68 anni, doppia cittadinanza tedesca e romena, ed era uno dei principali investitori nel settore immobiliare del suo paese. Tra le vittime il figlio di 30 anni, Dan Stefan Petrescu, indicato inizialmente alla guida dell’aereo, nato a Monaco di Baviera e anche lui con doppia cittadinanza, e la moglie, di 65 anni, nata in Romania con cittadinanza francese. Con loro altre cinque persone ancora da identificare, compreso il bambino probabilmente di pochi anni.

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