Lotta per un salario minimo europeo, stop austerità e un messaggio ai Paesi ‘frugali’: chi ha redditi più alti dia un maggior contributo in Ue. Udo Bullmann, portavoce per gli Affari Europei del Partito Socialdemocratico tedesco (Spd) ed europarlamentare di lungo corso, presenta a Ilfattoquotidiano.it i punti dai quali il suo partito, che ha recentemente vinto le elezioni tedesche e punta alla formazione di un governo di maggioranza che lasci fuori la Cdu dopo 16 anni di cancelleria Merkel, vuole ripartire anche a Bruxelles. Una rottura col passato, la definisce. E quando gli viene chiesto se la conquista dell’esecutivo possa influenzare anche la nomina del prossimo presidente del Parlamento europeo, che da accordi risalenti al 2019 dovrebbe essere di marca Ppe, non esclude alcuna ipotesi, lasciando aperta la porta a un secondo mandato socialista.
Con queste elezioni in Germania l’asse politico si sposta decisamente a sinistra
Prima di tutto, direi che il voto ha deciso che i conservatori devono andare all’opposizione. Questo è chiaro. Così facendo, gli elettori hanno evidentemente apprezzato il nostro manifesto, il nostro programma politico e il nostro candidato. E ci hanno portato in primo piano. Siamo il partito più forte in Parlamento e guideremo il prossimo governo. Ciò significa che Olaf Scholz sarà cancelliere. Ora siamo in una situazione più progressista rispetto a molti anni fa.
Pensa che la cancelleria nelle mani della Spd cambierà anche gli equilibri all’interno dell’Ue e più specificamente, nel Parlamento europeo?
Sicuramente. Assumeremo un ruolo più proattivo come Germania. Alcune persone hanno detto che la Merkel non era male perché con lei c’era stabilità. Ma bisogna dire che la stabilità con la Merkel c’era solo quando anche i socialdemocratici erano al governo. Parlando degli ultimi tempi, abbiamo investito enormi energie l’estate scorsa, insieme ai francesi, per creare un programma di Recovery per aiutare non solo la Germania ma anche i nostri vicini europei, per prenderci carico delle nostre responsabilità europee. Sappiamo come combattere le crisi perché siamo responsabili. Questa sarà la nostra politica. Una distinzione rispetto alla Merkel è proprio questa, lei nelle decisioni ha sempre aspettato fino alla fine, non ha mai preso la leadership in un dibattito politico in Germania, e non ha mai lottato per una Germania europea. Questa situazione infastidiva enormemente i nostri partner. Si ricordi come il presidente francese Emmanuel Marcon ha sempre aspettato noi quando si trattava di prendere decisioni. Questo non succederà con la Spd al governo.
Quindi la Spd riproporrà anche su altri temi soluzioni in stile Recovery, o rimarrà il rigore che ha contraddistinto vecchia Germania?
Se andate a guardare il nostro Manifesto, troverete un programma pro-europeo orientato anche sulla dimensione globale della politica. Vogliamo che l’Europa sia in prima linea per risolvere le principali sfide globali. Sappiamo che le grandi trasformazioni davanti a noi sono, per esempio, il cambiamento climatico e le crescenti disuguaglianze. E queste possiamo affrontarle solo con investimenti pubblici a livello europeo.
Pensa che la Spd al governo in Germania influenzerà le elezioni per il prossimo presidente del Parlamento europeo?
I socialdemocratici tedeschi saranno sempre un buon partner nella famiglia socialista. Ma definirà anche un posto proattivo all’interno di essa.
Quindi il prossimo presidente sarà un socialista (S&D)? Oppure c’è la possibilità che sia qualcuno della famiglia del Partito Popolare Europeo (Ppe)?
A causa delle elezioni tedesche, non abbiamo avuto il tempo di pensarci. Dobbiamo discutere con i nostri partner politici. È troppo presto per dirlo.
Quale può essere il contributo che la nuova Germania può portare nell’Ue riguardo al salario minimo?
Scholz ha promesso che quando sarà cancelliere, uno dei suoi primi atti legislativi che proporrà sarà quello di aumentare il salario minimo in Germania e spingeremo anche per un salario minimo in Europa.
Qual è invece la sua posizione sul Patto di Migrazione e Asilo, e come pensa che l’Ue dovrebbe contribuire sulle migrazioni?
Il Patto sulla migrazione e l’asilo proposto dalla Commissione europea non è soddisfacente. Abbiamo fatto una valutazione su di esso al Parlamento europeo. Più in generale, come Spd da anni diciamo che l’Europa deve condividere le responsabilità senza lasciare soli paesi come l’Italia e la Grecia nell’affrontare la questione migratoria. È assolutamente indifendibile che non si agisca con efficacia per proteggere le vite umane. Abbiamo bisogno di una politica europea comune sui rifugiati che sia giusta, umana ed efficace. Difendiamo sempre l’idea di avere frontiere che funzionino, dove non assistiamo più a scenari di morte quotidiana. Le frontiere devono essere invece dei centri di scambi culturali, non teatri di uccisioni. Dobbiamo riorganizzare il discorso su questo, in Europa. Non è facile, ma non possiamo arrenderci.
Nell’ultimo anno, riguardo al Recovery Plan, è emersa una contrapposizione tra i Paesi del Nord Europa e quelli del Sud, soprattutto in sede di Consiglio europeo. Pensa che questi equilibri possano cambiare con la nuova cancelleria Spd?
Quello che penso è che il nostro dibattito politico ha bisogno di un equilibrio. Il nuovo governo progressista Spd deve contribuire a questo. La Germania si trova geograficamente al centro dell’Ue e anche grazie a questo abbiamo una predisposizione a capire sia l’Est che l’Ovest, il Nord e il Sud. In passato, a volte, abbiamo avuto conflitti che non sono stati risolti. Ma non capisco perché, dato che a mio avviso si poteva benissimo arrivare a una soluzione condivisa. Tornando al discorso sul salario minimo, in Germania noi siamo assolutamente a favore. Da questo punto di vista il nostro è stato un Paese all’avanguardia. È vero che siamo arrivati molto tardi su questo tema, ma alla fine l’abbiamo ottenuto. Ora tutti pensano che sia stato un successo. Il più delle volte, su questi temi, c’è uno scontro tecnico che non riguarda il principio, soprattutto in Ue. C’è bisogno di trovare soluzioni a problemi come questo, concentrandosi sul risultato piuttosto che sulla tecnica. Lo stesso, più o meno, può essere applicato alla solidarietà fiscale. Abbiamo bisogno di stabilità finanziaria, certo, ma anche di una trasformazione in un vero patto di sostenibilità che sia in grado di affrontare le sfide del secolo.
Come lo spiegheremo ai cosiddetti ‘frugali’?
Capisco perfettamente i nordici quando dicono che loro già spendono il 40% dei propri redditi in tasse per avere buone scuole, ospedali, università, assistenza agli anziani e altro. Comprensibilmente loro dicono che abbiamo bisogno di solidarietà in Europa, ma anche della volontà di tutti gli altri Stati membri a contribuire e ridistribuire adeguatamente ed equamente le risorse. I Paesi con alti redditi devono contribuire proporzionalmente, quindi con alti contributi, al bene comune.