Nelle grandi città, quasi tutte sotto il 50% dei votanti, il centrosinistra esulta. Un esito che può spiegarsi osservando la mappa dell'astensionismo: a Roma urne deserte a Torre Angela, Torre Maura, Ostia, Magliana e Corviale (dove nel 2016 era stato un plebiscito per la Raggi) mentre l'affluenza cresce in centro (dove aveva vinto Giachetti). Dinamica simile a Torino: crollo del 13% nelle Circoscrizioni che avevano premiato Chiara Appendino. Mentre in Calabria, a Benevento e a Grosseto il centrodestra vince con ampia partecipazione
A saltare all’occhio in questa tornata di amministrative è soprattutto un dato: nelle grandi città si è votato molto meno che nei piccoli centri. Se l’affluenza media nell’election day del 3 e 4 ottobre (che teneva insieme comunali, regionali in Calabria e suppletive in due collegi per la Camera) è stata del 54,64%, già di per sé la più scarsa di sempre, in tutti i maggiori capoluoghi si è fermata parecchio più in basso. Addirittura sotto la metà degli aventi diritto: 48,83% a Roma, 48,80% a Milano, 48,06% a Torino, 47,19% a Napoli, 46% a Trieste. La soglia del 50% si supera solo a Bologna, di un soffio: con il 51,16%, comunque oltre otto punti in meno di cinque anni fa. E come hanno votato questi (pochi) votanti? Quasi ovunque è avanti il centrosinistra, che – da solo o in partnership con il M5S – porta a casa al primo turno Milano, Napoli e Bologna con ottime possibilità di aggiungere anche Roma e Torino tra due settimane, al ballottaggio.
Un esito, questo, che può spiegarsi osservando la mappa dell’astensionismo: nelle principali città, a disertare le urne sono stati i quartieri marginali, serbatoi di consenso – soprattutto negli ultimi anni – per Movimento 5 stelle, Lega e Fratelli d’Italia. A Roma, per esempio, il dato più basso (42,85%) si registra nel VI Municipio, quello “delle Torri” (Torre Spaccata, Torre Maura, Torre Angela) dove nel 2016 – con sette punti di affluenza in più – aveva trionfato Virginia Raggi, staccando il rivale Roberto Giachetti con un impietoso 80 a 20. Stesso quadro nei Municipi X (Ostia e Acilia) e XI (Magliana e Corviale), entrambi con un’affluenza al 46,79% contro il 51% di cinque anni fa: allora la sindaca uscente aveva raccolto rispettivamente il 76% e il 68%. A questo giro invece Raggi, pur facendo ancora la propria migliore prestazione nei Municipi VI e X (dov’è arrivata seconda, davanti a Gualtieri), proprio lì ha ottenuto decine di migliaia di voti in meno. Opposta la tendenza nei quartieri centrali, dove l’affluenza addirittura cresce (+3% nel Municipio I, +6% nel Municipio II) ma a beneficiarne sono soprattutto Roberto Gualtieri e Carlo Calenda (e non è un caso che, nel 2016, solo nei Municipi I e II Giachetti avesse vinto al ballottaggio).
Dinamiche simili si osservano nelle altre grandi città. Con l’eccezione di Milano (dove il deserto alle urne si è registrato in centro) a Torino e Napoli a restare a casa sono stati gli elettori di periferia. Nel capoluogo piemontese c’è stato un crollo del 13% dei votanti nelle due Circoscrizioni che includono i quartieri più “difficili“: la 5 (Borgo Vittoria, Madonna di Campagna, Lucento, Vallette) è scesa dal 56% al 43% e la 6 (Barriera di Milano, Falchera, Rebaudengo) dal 55% al 42%. In queste zone, cinque anni fa, aveva stravinto la sindaca uscente del Movimento 5 stelle, Chiara Appendino: ora, in testa – in controtendenza con il resto della città – c’è il candidato di centrodestra Paolo Damilano, mentre la pentastellata Valentina Sganga si ferma al 10% in Circoscrizione 5 e al 13% in Circoscrizione 6 (un dato, comunque, migliore di quello ottenuto in altre zone). Anche a Napoli, dove ha stravinto Gaetano Manfredi, l’affluenza più bassa si registra in Municipalità periferiche, dove – almeno in teoria – il candidato di Pd e 5 stelle sembrava avere meno appeal: la 4 (Poggioreale, Zona industriale), la 6 (Ponticelli, Barra, San Giovanni a Teduccio), la 7 (Miano, Secondigliano, San Pietro a Patierno) e la 9 (Soccavo, Pianura). Molti di questi quartieri avevano spinto, nel 2016 e ancor prima nel 2011, la volata di Luigi De Magistris.
Al contrario, dove il dato dei votanti ha tenuto (o addirittura è cresciuto) in linea di massima il centrodestra ha fatto segnare un buon risultato: in Calabria (affluenza 44,36% contro il 44,33% dello scorso anno) Roberto Occhiuto ha vinto con facilità contro Amalia Bruni e lo stesso De Magistris. Tra i Comuni l’esempio più naturale è Benevento, dove Clemente Mastella si avvia al secondo mandato da sindaco trainato da un’affluenza record (date le circostanze) del 70%. Ma anche a Latina (affluenza al 63,97%) il candidato di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia Vincenzo Zaccheo sembra andare verso una facile vittoria. In Toscana, alle comunali di Grosseto la partecipazione è stata superiore alla media (59,29%) e il sindaco uscente Antonfrancesco Vivarelli Colonna viaggia verso la riconferma al primo turno.