Le ultime notizie sull’affluenza alle urne sottolineano un calo di circa il 20% rispetto a 5 anni fa. È scontata d’altro canto la disaffezione degli italiani verso la politica, che, seguendo il pensiero neoliberista, non si occupa più dei veri problemi che affliggono il nostro Paese e soprattutto della perdita dei posti di lavoro e distrae l’opinione pubblica con notiziole in ordine a questo o quel partito.
La politica errata del governo si manifesta in queste ore a proposito dei licenziamenti di circa 8.000 dipendenti di Alitalia, le cui donne e bambini sono distesi per terra, nella più nera disperazione, all’Eur davanti alla sede di ITA.
Il governo non ha voluto capire che il trasporto aereo costituisce un servizio pubblico essenziale, che non può essere messo in commercio, in quanto elemento costitutivo dell’economia italiana, e quindi dello Stato-Comunità.
Assistiamo all’assurdo che, proprio oggi, si chiude il primo bando di gara per la vendita del marchio di Alitalia, che è costituito da un tricolore, cioè dall’elemento distintivo dello Stato-Comunità, in effetti la nostra bandiera. Il marchio di Alitalia, pertanto, è un simbolo sacro della nostra patria e, ovviamente, non può essere degradato a merce e posto in commercio.
D’altro canto, come si diceva, Alitalia è un’industria strategica che non poteva essere privatizzata, come lo fu nel 2008 con una legge del governo Berlusconi, poiché il trasporto aereo è un bene in proprietà pubblica che spetta al Popolo, ed è quindi un bene di tutti gli italiani, che non può esser messo in vendita, trasformando l’azienda pubblica di Stato in una S.p.A., per giunta con capitale pubblico.
È erroneo parlare di ITA come azienda pubblica perché ha un capitale costituito da denaro pubblico. La verità è che ITA è una S.p.A. privata, messa sul mercato come bene commerciabile e soggetta a fallimento come le imprese che svolgono attività di commercio.
In realtà è la privatizzazione, voluta fortemente da Draghi, il fatto micidiale che sta distruggendo l’Italia e che sta infliggendo pene acerrime ai lavoratori gettati sul lastrico.
Tra i molti licenziamenti è da ricordare oggi anche quelli della S.p.A. Gkn, di proprietà del fondo inglese Melrose, per la quale si parla di una illegittima delocalizzazione, che comporta il licenziamento senza causa dei lavoratori. Di tutto questo il governo si disinteressa in tutt’altre faccende affaccendato e Mario Draghi, che appare più europeista che italiano, gira l’Europa secondo gli appuntamenti della sua agenda.
In questo modo l’Italia viaggia a capofitto verso la sua totale rovina e la soluzione resta sempre la stessa: sostituire il sistema economico predatorio, cinico, incostituzionale, illecito e immorale del neoliberismo con il sistema produttivo, e voluto dalla Costituzione, di stampo keynesiano, che distribuisce la ricchezza alla base della piramide sociale, crea lavoro anche in assenza di domanda con opere utili alla collettività, ma che non producono merci da collocare sul mercato (ad esempio la ricostituzione dell’equilibrio idro-geologico dell’Italia) e induce a utilizzare immediatamente le offerte di investimento e di lavoro che esistono sul mercato, come è ad esempio il trasporto aereo che ha un’offerta sempre crescente.
E non si capisce perché Draghi ha ridotto l’investimento statale di 3 miliardi, voluto dal governo Conte, a un misero miliardo e trecento milioni, facendo partire la compagnia ITA molto ridimensionata rispetto alle stesse offerte del mercato. In tal modo la ricchezza che potrebbe entrare in Italia con questo strumento va a finire in altri Paesi e specialmente in Germania.
Non mi resta che ripetere, con grande amarezza, che l’unica soluzione sta nell’applicare gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42 e 43 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.