Uno-due pro- nucleare questo pomeriggio in Lussemburgo dove si svolge la riunione dell’Eurogruppo dei ministri economico-finanziari della zona euro. Entrando al vertice il ministro dell’economia francese Bruno Le Maire ha affermato “crediamo fortemente che la produzione nucleare sia una delle risposte chiave che possiamo dare a questa situazione” dell’impennata dei prezzi dell’energia e del cambiamento climatico. Non vogliamo dipendere dalle forniture provenienti dall’estero”, ha spiegato Le Maire, aggiungendo che per “avere successo nella lotta al cambiamento climatico, abbiamo bisogno di piani nucleari e di investire di più nell’energia nucleare”. Poco dopo il vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, rispondendo ai giornalisti a margine dell’Eurogruppo a Lussemburgo ha rincarato “È importante che riconosciamo il ruolo del nucleare come energia a basse emissioni di carbonio nel mix energetico complessivo e nel nostro sforzo di decarbonizzazione”.
L’Unione europea deve decidere se includere o meno l’atomo tra le fonti energetiche che possono essere incluse tra quelle meritevoli di finanziamenti in funzione della transizione verde. La decisione sulla cosiddetta tassonomia della sostenibilità è stata rinviata a dopo l’estate (e a dopo le elezioni tedesche). Non esiste una scadenza precisa, fonti vicine al dossier avevano parlato indicativamente di “settembre – novembre” come intervallo in cui la Commissione si potrebbe esprimere in termini definitivi. In gioco ci sono i miliardi che l’Europa destinerà all’obiettivo della neutralità climatica da raggiungere entro il 2050 . Se il nucleare dovesse essere inserito nella lista delle fonti meritevoli i paesi che hanno centrali in funzione riceverebbero somme cospicue. In testa la Francia.
Molte delle sue 19 centrali nucleari richiedono importanti e costosi interventi di ammodernamento. Edf, l’ “Enel francese” che gestisce i 19 impianti del paese ha stimato che le una spesa finale intorno ai 50 miliardi di euro. Ogni anno Parigi spende circa 7 miliardi di euro per gestire le scorie. A sostenere il ricorso al nucleare e a sperare in un contributo finanziario europeo sono anche molti paesi dell’Est Europa dove sono in funzione diverse centrali e altre sono in fase di realizzazione. Sull’altra sponda del siedono Germania (che ha rinnegato il nucleare dopo l’incidente del 2011 alla centrale giapponese di Fukushima), Austria, Danimarca, Lussemburgo e Spagna che chiedono esplicitamente l’esclusione dell’atomo dalle fonti verdi.