Le azioni del colosso immobiliare cinese Evergrande, finito sull’orlo del default, sono sospese in Borsa in attesa dell’annuncio di una “importante transazione“. Secondo indiscrezioni dei media locali il gruppo Hopson Development Holdings, le cui azioni sono anch’esse sospese dalle contrattazioni e che a sua volta ha annunciato “una grande acquisizione”, potrebbe rilevare il 51% della controllata dello sviluppatore immobiliare, Evergrande Property Services Group, per circa 40 miliardi di dollari di Hong Kong, pari a circa 5,1 miliardi di dollari.

Giovedì scorso Fitch ha tagliato a ‘C’ (da ‘CC’) il giudizio sul merito di credito del gruppo gravato da 305 miliardi di debiti: una tacca sopra il precipizio, visto il prevedibile mancato pagamento di 47,5 milioni di interessi maturati su un bond offshore in dollari, che si aggiunge a quello da 83,5 milioni non onorato il 23 settembre. Poco dopo l’unità di gestione patrimoniale di Evergrande ha rimborsato il 10% dei prodotti di investimento ad alto rendimento nel tentativo di placare le proteste dei titolari. La rata in contanti è una delle tre opzioni di rimborso offerte, insieme all’offerta di immobili fortemente scontati o alla compensazione dei debiti residui sulle unità abitative già acquistate. Solo nel wealth management, Evergrande ha debiti per 40 miliardi di yuan (poco più di 6 miliardi di dollari) verso 70.000 persone hanno acquistato i prodotti, tra cui molti suoi dipendenti, costretti a sottoscrivere i prodotti dello sviluppatore immobiliari in crisi di liquidità.

Sempre giovedì la Banca centrale cinese (Pboc) e la China Banking Regulatory Commission hanno convocato una riunione con 24 banche allo scopo di sollecitare la cooperazione con i governi locali sulla capacità di mantenimento di uno “sviluppo stabile e sano” nel mercato immobiliare, proteggendo gli acquirenti di case. Le istituzioni finanziarie, secondo una nota che non menziona mai la crisi di Evergrande, sono state sollecitate a “seguire i principi dello Stato di diritto”. In altri termini, l’orientamento che emergerebbe è quello di favorire soluzioni decentrate, in periferia, con la vendita di asset (anche ai rivali del settore) o l’ingresso degli enti locali a tutela delle abitazioni pagate e non completate, stimate in oltre 1,5 milioni di unità, per “tutelare gli acquirenti”.

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