“Ho visto ripetutamente conflitti di interesse fra quello che era buono per il pubblico e quello per che era buono per Facebook e Facebook ogni volta ha scelto quello che era meglio per lei” e per i suoi profitti. Frances Haugen, una ex dipendente del social media, ha spiegato perché ha deciso di diventare una whistleblower – per poi venire allo scoperto – e denunciare la società fondata e diretta da Mark Zuckerberg. Haughen è colei che ha fornito al Wall Street Journal i documenti interni che hanno mostrato uno spaccato finora segreto del social che ha 2,8 miliardi di utenti. Il quotidiano statunitense ha dedicato un’inchiesta a puntate ai contenuti dei documenti forniti dalla Haugen da cui emergono strategie aziendali in profonda contraddizione con quanto invece dichiarato pubblicamente. Nello specifico Facebook non ha mai voluto apportare modifiche al funzionamento e agli algoritmi dei suoi social (compresa Instagram acquistata nel 2012, ndr) nonostante la consapevolezza dei potenziali danni per gli utenti più giovani e del fatto che, certi meccanismi, favoriscono e aumentano la rabbia sociale.
Secondo Hauges Facebook ha avuto un ruolo anche negli eventi culminati nell’attacco al Congresso del 6 gennaio allentando troppo presto i controlli imposti per le elezioni del 2020. Anche il New York Times riporta la storia sottolineando che l’allora anonima denunciante ritiene Facebook colpevole di aver contribuito alla polarizzazione delle politica americana. Facebook, prima che la donna fosse ospite del programma 60 Minutes sulla Cbs, ha avviato la sua difesa con un’email ai dipendenti di 1.500 parole, scritta da Nick Clegg, il vicepresidente di Facebook per gli Affari Globali. Una missiva in cui le accuse vengono definite “fuorvianti”. “I social media hanno avuto un forte impatto sulla società negli ultimi anni”, ma le prove “non sostengono l’idea che Facebook, o i social media in generale, siano la causa primaria della polarizzazione”.
La denuncia si va ad aggiungere alle rivelazioni del Wall Street Journal. Rivelazioni, secondo il quotidiano, che hanno spinto Facebook a correre ai ripari e cercare di contenere i danni: una serie di riunioni interne sono state organizzate per mettere a punto la risposta più adeguata alle accuse. In particolare è stato sospeso lo sviluppo dei “Instagram Kids” una versione del social costruito su foto e storie destinato ai più giovani. L’amministratore delegato Mark Zuckerberg e il chief operating officer Sheryl Sandberg hanno approvato le strategie messe a punto ma, scrive anche il New York Times, hanno preferito restare dietro le quinte per prendere le distanze dai fatti.
Secondo l’ex dipendente i problemi sono in parte legati alle modifiche introdotte a News Feed nel 2018, quando il social media ha rivisto l’algoritmo per dare enfasi alle ‘Meaningful Social Interactions’, che danno la priorità ai post di amici e parenti. Facebook in una comunicazione interna ha respinto le accuse della talpa. “Voglio essere chiaro: lavoriamo per limitare non per espandere i discorsi di odio, e abbiamo politiche chiare che vietano contenuti che incitano alla violenza. Non realizziamo profitti dalla polarizzazione, il contrario”, afferma Clegg.
Haugen, che ha lavorato presso Google e Pinterest prima di unirsi a Facebook nel 2019, ha affermato di aver chiesto di lavorare in un’area dell’azienda che combatte la disinformazione, dal momento che aveva perso un amico a causa delle teorie del complotto online. La donna testimonierà davanti al Congresso questa settimana e ha detto di sperare che, facendosi avanti, il governo metta in atto regolamenti per disciplinare le attività dell’azienda. Dopo le notizie di stampa il titolo Facebook perde il 5% a Wall Street.