“L’Europa può giovarsi dell’università anche sul piano politico e civile per sperimentare forme più sofisticate di cittadinanza nella libertà di studio e di ricerca”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella Lectio doctoralis che si è tenuta all’Università di Parma in occasione del conferimento della laurea honoris causa in Relazioni internazionali ed europee. “Tutto ciò vale per l’Italia, dove esiste un grande paradosso: siamo la nazione che ha dato origine, forza e continuità all’idea di università – e l’Ateneo di Parma vanta questo titolo, insieme ad altri antichi atenei- ma il nostro Paese si trova in coda, purtroppo, per numero di laureati, anche per investimenti”, ha proseguito il capo dello Stato. “La nostra università non risulta attrattiva come meriterebbe. Potremmo dire: non è amata come dovrebbe. Sta a noi utilizzare anche le disponibilità del Piano di ripartenza per dare maggior forza alle università e renderle ancor più una risorsa essenziale per lo sviluppo del Paese. È un impegno delle istituzioni, delle università nella loro autonomia, delle forze sociali e di quelle economiche, insomma di tutte le parti dinamiche di quelle articolazioni che rendono ricca la vita delle nostre comunità. Non separare il destino della democrazia da quello dell’alta cultura è una chiave indispensabile per affrontare le trasformazioni della società globale”. Il Piano nazionale di ripresa e resistenza, ha proseguito Mattarella, deve essere “la spina dorsale di una nuova, più solida e più equa, integrazione del Continente. Si tratta di un salto di qualità, capace di rafforzare ulteriormente i legami già esistenti tra i popoli e gli Stati dell’Unione. Dobbiamo attenderci e contribuire a innovazioni profonde, sulle modalità del lavoro e della produzione, sull’uso delle tecnologie, facendo in modo che la distribuzione dei saperi non incida sull’effettivo esercizio dei diritti dei cittadini, col rischio di nuove disuguaglianze”.

La meritocrazia, ha detto il capo dello Stato “Non può essere sinonimo di una formula che legittimi chi si trova già in posizione di privilegio, bensì quella di chi aspira a mettersi in gioco. Un’autentica democrazia sa riconoscere che prima di ogni merito accademico esiste “un merito di vivere”, frutto dell’incontro con la realtà dei fatti e con la spinta a una emancipazione da essi. Ciascuno affronta la propria esistenza all’interno di una comunità di origine, talvolta modesta e fragile, ma deve poter scegliere di aspirare a una comunità di intenti le cui porte sono aperte dal sapere”. Si è rivolto anche ai giovani che scelgono l’Erasmus: “Hanno ripreso una antica e rilevante tradizione universitaria. Sono diventati protagonisti di esperienze di vita, oltre che di studio. Esperienze che hanno reso forte la loro consapevolezza di essere anche cittadini europei. Hanno avuto prova di un ethos condiviso e lo hanno incrementato nel dialogo, nell’amicizia, nello studio comune”. Infine il capo dello Stato ha sottolineato che tende a prevalere “il fascino di una visione che immagina il sistema universitario come un’impresa, secondo una logica di carattere economico”, Ma, ha precisato: “il ‘profitto’ che si può trarre dall’Università è la crescita del capitale umano, vera forza del Paese, nonché i frutti della ricerca da porre a disposizione dell’intera comunità”. Poco dopo la chiusura del suo discorso Mattarella ha lasciato la chiesa di san Francesco del Prato (Parma) tra gli applausi.

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