La Camera ha approvato una mozione di maggioranza, su cui il governo ha espresso parere favorevole, riguardo alle iniziative per il rilancio, il mantenimento della continuità operativa e degli attuali livelli occupazionali. Si chiede tra l'altro di favorire la riapertura della trattativa tra Ita e i sindacati in modo venga definito un nuovo contratto collettivo nazionale
La prima asta chiusa ieri alle 14 sulla cessione del marchio Alitalia è andata deserta. La base d’asta era fissata a 290 milioni, cifra che il presidente di Ita Alfredo Altavilla aveva giudicato irrealistica in quanto riferita a una “compagnia che in 11 anni ha generato tre miliardi e mezzo di perdite operative”. Intanto la Camera ha approvato la mozione di maggioranza, su cui il governo ha espresso parere favorevole, riguardo alle iniziative per il rilancio di Alitalia, il mantenimento della continuità operativa e degli attuali livelli occupazionali. La mozione, che ha ottenuto 373 voti a favore, 19 contrari e 30 astensioni – mentre quella di FdI è stata respinta dall’aula – chiede tra l’altro al governo di favorire la riapertura della trattativa tra Ita e i sindacati in modo venga definito un nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro.
La mozione tra l’altro impegna il governo “a garantire che la nuova società Ita non procuri, con eventuali atteggiamenti non collaborativi, disagi nei riguardi dei passeggeri detentori di titoli di viaggio” della vecchia compagnia di bandiera. “Ora, l’esecutivo dovrà vigilare a che tutti i passaggi verso l’applicazione del piano industriale di ITA salvaguardi i livelli occupazionali, tutelando le lavoratrici e i lavoratori con l’applicazione di un Contratto collettivo nazionale di lavoro e adeguate misure di sostegno e ammortizzatori sociali”, commentano in una nota i deputati del Movimento 5 Stelle in commissione Trasporti. “Un’azienda a partecipazione pubblica non può pensare di derogare su ogni regola prevista dal diritto del lavoro“.
Anche sul nodo del contratto è stata audita la viceministra dell’Economia e delle Finanze Laura Castelli. “E’ comprensibile la vostra preoccupazione, l’abbiamo anche noi”, ha detto. “Non è facile. Infatti non mai partita in questi anni una riedizione di Alitalia che non fosse discutibile dal punto di vista dei numeri. Questa volta non si vuole fare questo. Questa volta si vuole fare un’altra cosa”. Ma “stiamo lanciando una start up che ha rischi di mercato e operativi enormi. Ne siamo consapevoli e lavoriamo perché tutto vada per il meglio”.
Le linee guida del piano Ita “prevedono che la nuova società parta con circa 6.000 effettivi a fronte dei circa 10.600 di Alitalia, di cui 2.500 del ramo volo, 1.800 di handling, 800 della manutenzione e 900 di staff e giunga, a fine piano nel 2025, ad avere 8.400 effettivi di cui 3.700 del ramo volo, 2.600 di handling, 1.000 di manutenzione e 1.100 di staff”. E chi resta fuori? Per ora è arrivata solo una proroga della cassa integrazione straordinaria fino al settembre 2022 – non 2023 come aveva annunciato il ministro Andrea Orlando – mentre i sindacati chiedono che valga fino al 2025. “E’ necessario far fronte a quello che sarà il definitivo accordo con i sindacati con risorse aggiuntive perché si sta parlando di cassa integrazione e il fondo volo che va rifinanziato”, ha detto Castelli. “Il governo pronto ad aggiungere le risorse necessarie perché si possa chiudere”.