Il 28 aprile Mario Roggero ammazzò due banditi che avevano fatto irruzione nel suo negozio a Grinzane Cavour e ne ferì un terzo. Per chi indaga, l'uomo li ha inseguiti all'esterno e colpiti nonostante fossero disarmati. Dovrà rispondere di omicidio doloso plurimo, tentato omicidio e porto d'arma illegale
Si aggravano le accuse nei confronti di Mario Roggero, il gioielliere di Grinzane Cavour (Cuneo) che sei mesi fa reagì a una rapina uccidendo due banditi e ferendone un terzo. L’uomo, che era stato accusato di eccesso colposo di legittima difesa, deve ora rispondere di omicidio doloso plurimo, tentato omicidio e porto illegale di arma comune da sparo.
La vicenda si è svolta il 28 aprile scorso, quando poco dopo le 18.30 i tre malviventi hanno fatto irruzione nel negozio in via Garibaldi, lungo la strada principale che porta da Alba a Barolo. Roggero e la sua famiglia erano presenti in quel momento e così dal tentativo di rapina è scaturita una sparatoria in cui due membri del trio criminale hanno perso la vita mentre un terzo, Alessandro Modica, è rimasto ferito alla gamba. L’uomo, riuscito poi a dileguarsi, si è presentato in tarda notte all’ospedale Santissima Annunziata di Savigliano, dove è stato fermato dalle forze dell’ordine. Si trova in custodia cautelare in carcere con l’accusa di rapina pluriaggravata.
“Roggero inseguiva all’esterno dell’esercizio i tre rapinatori mentre questi, già usciti con la refurtiva, si davano alla fuga. E da distanza ravvicinata sparava contro di loro, disarmati, scaricando l’intero caricatore, con la volontà di cagionarne la morte“. Così recita il provvedimento di conclusione delle indagini preliminari della procura di Asti che ha portato a riformulare le ipotesi di reato nei confronti del commerciante. Un documento nel quale si legge anche che “il gioielliere è privo di porto d’armi e quindi il fatto di aver portato la pistola, legittimamente detenuta nella gioielleria, all’esterno del negozio comporta anche l’accusa di porto abusivo d’armi“.
Roggero, che il 22 maggio del 2015 aveva subito un altro furto finendo legato e chiuso in bagno insieme alle due figlie, ha però sempre sostenuto una versione differente: in un’intervista rilasciata alla Stampa ha raccontato di non aver aperto immediatamente il fuoco contro i tre malviventi. “Mia figlia Laura era a terra con un coltello. A mia moglie Mariangela avevano sparato alla gola. E allora sono corso verso di loro, li ho affrontati a mani nude, così com’ero”, ha spiegato al quotidiano torinese. “La pistola è spuntata dopo“, ha aggiunto: “Era di mio papà che è mancato tempo fa. È soltanto per quella ragione che l’avevo ancora. Sono corso alla cassa che era ancora tutto in corso. Ho sparato“: