A Torino l’astensionismo della base leghista costringe al ballotaggio da secondo il candidato del centrodestra. A Roma, invece, gli over 54 scelgono Enrico Michetti mentre i più giovani hanno votato Roberto Gualtieri e Virginia Raggi. A Napoli, invece, il successo di Gaetano Manfredi passa dall’alleanza Pd-M5s, capace di attrarre pure i voti che alle europee andarono al Carroccio. Sono questi gli elementi principali che emergono dalle prime analisi dei flussi elettorali relative alle elezioni comunali condotte dall’Istituto Cattaneo di Bologna e da Swg. Questo turno elettorale è stato segnato soprattutto dall’altissima astensione: un dato che per i ricercatori bolognesi è storico anche perché inverte un gap storico. Se, negli ultimi anni, alle elezioni di carattere generale il Nord Italia ha vota più del Sud, in alcuni casi con una differenza anche di oltre dieci punti percentuali, nelle ultime amministrative il sud ha ‘battuto’ il nord, di oltre 2,8 punti. È la conclusione a cui è giunta una prima analisi dell’Istituto Cattaneo di Bologna sulla partecipazione alle elezioni comunali. Non si tratta di una novità: è un fenomeno già osservato da circa un decennio, ma domenica ha raggiunto un’entità mai così ampia in precedenza. “La spiegazione di questa ‘anomalia’ della partecipazione alle comunali – dicono i ricercatori del Cattaneo – deve probabilmente essere cercata nel peso della personalizzazione dei consensi, tradizionalmente più presente nelle regioni meridionali: il voto di preferenza (assente nelle politiche, presente nelle europee però su collegi elettorali molto ampi che rendono difficili i contatti diretti tra candidati ed elettori) ha nel voto comunale un peso decisivo, soprattutto al Sud, e contribuisce ad accrescere la partecipazione elettorale in queste aree”. La partecipazione alle comunali ha però un’altra particolarità: più grandi sono le città dove si è votato, maggiore è l’astensionismo. si evidenzia infatti come le città più grandi (oltre i 350.000 abitanti) sono quelle dove più bassa è la partecipazione. Nelle ultime elezioni ci sono ben 12 punti di scarto rispetto ai Comuni con meno di 15mila abitanti. Una differenza che invece non esiste o è estremamente più contenuta, rispetto alle politiche o alle europee. La spiegazione, anche in questo caso, è da ricercare nella maggiore conoscenza diretta fra eletti ed elettori che c’è nei centri medio-piccoli rispetto alle città.

A Torino il centrodestra paga l’astensione della Lega – Per quanto concerne le grandi città, l’analisi del Cattaneo a Torino evidenzia come il centrodestra abbia pagato l’astensione degli elettori leghisti: è per questo motivo Paolo Damilano è andato al ballottaggio solo da secondo in classifica ed è costretto a inseguire Stefano Lo Russo. “Il vantaggio del candidato di centrosinistra – spiegano dal Cattaneo – sembra determinato dal fatto di essere riuscito a limitare le perdite verso l’astensione e, dall’aver recuperato qualcosa dal bacino elettorale del M5s. Al contrario, il bacino originario del centrodestra ha avuto perdite più consistenti verso l’astensione e dal M5s non ha recuperato nulla”. Lo Russo ha sostanzialmente tenuto gli elettori che avevano votato il Pd alle europee: ha perso qualcosa verso il centrodestra, ma lo ha recuperato da chi votò Lega o M5s.

A Torino gli operai scelgono il centrodestra – Più di un quarto degli elettori che votarono Lega due anni fa, invece, non sono andati a votare. Secondo Swg, poi, a scegliere Lo Russo sono stati soprattuto i giovani, anche se quasi due su tre non hanno espresso il voto, mentre Damilano è in vantaggio tra gli adulti dai 35 ai 54 anni. L’analisi dell’istituto diretto da Alessandra Dragotto evidenzia un’elevata astensione tra gli operai torinesi, ma tra chi ha votato prevale nettamente Damilano col 45,6. Coloro che si sono trasferiti nel capoluogo piemontese più di recente, invece, risultano meno motivati a votare e più orientati verso il centrosinistra.

A Napoli elettorato Pd-M5s saldato. A Manfredi pure i voti della Lega – Secondo l’istituto Cattaneo la vittoria di Gaetano Manfredi a Napoli è spiegabile con una sorta di saldatura fra gli elettorati del Pd e del M5s, che hanno apprezzato e premiato l’alleanza. L’elettorato che alle europee aveva votato Pd, in parte ha premiato Bassolino, ma nella stragrande maggioranza ha seguito Manfredi. E anche dal Movimento 5 Stelle non ci sono state perdite: anzi, i tre quarti dei (tanti) voti M5s delle europee hanno premiato l’alleanza di centrosinistra e il candidato Manfredi, senza subire grosse perdite nell’astensionismo. Secondo le stime dell’istituto di ricerca è però la Lega a subire una perdita di una certa consistenza: quasi la metà del suo bacino delle europee ha votato il candidato del centrosinistra. “Un flusso che può apparire anomalo – dicono al Cattaneo – ma che probabilmente è spiegabile col fatto che l’elettorato leghista al Sud, cresciuto in fretta, non è ancora ben consolidato e radicato: per questo una parte di esso non ha seguito le indicazioni del partito a favore di Maresca ma ha preferito altre scelte di voto, in linea probabilmente con le forze politiche da cui questi stessi elettori confluiti sulla Lega nel 2019 provenivano. Alle europee, infatti, la Lega aveva raccolto elettori dai 5 stelle e dall’astensionismo. Non possiamo dire se e in che misura si tratti degli stessi elettori, ma ovviamente sono tra i più indiziati di aver poi lasciato il partito di Salvini”.

A Roma i giovani scelgono Gualtieri e Raggi, gli over 54 Michetti – A Roma, invece, la preferenza per il candidato del centrodestra, Enrico Michetti, prevale in modo più marcato tra gli over-54, mentre i giovani hanno optato principalmente per il candidato del centrosinistra Roberto Gualtieri e per la sindaca Virginia Raggi, molti laureati invece hanno scelto Carlo Calenda. Secondo l’analisi Swg, che si è occupata anche dell’autocollocazione politica degli elettori di Carlo Calenda, il suo elettorato “è politicamente trasversale, ma con una forte concentrazione nel centrosinistra”. Prendendo in considerazione solo i due candidati arrivati al ballottaggio, di centrodestra e di centrosinistra, alla domanda per quale motivo ha scelto di votare per Michetti o per Gualtieri, in entrambi i casi la maggior parte degli interpellati ha risposto “perchè è sostenuto dal partito che voto”.

A Milano Sala recupera il voto delle donne rispetto al 2016 – La riconferma al primo turno di Giuseppe Sala a Milano si spiega anche con la conquista, nel corso del primo mandato, del voto delle donne. Sono sempre i dati Swg a rivelarlo, che spiegano anche com il voto dei giovani converga su Sala in misura molto più ampia di 5 anni fa. Due terzi dei laureati hanno scelto Sala, si spiega, mentre Bernardo ha ottenuto il risultato migliore tra “i meno scolarizzati”. Il 44% di chi ha votato Sala, poi, spiega di averlo fatto perché è “il più competente“, mentre il 42% di chi ha scelto Bernardo dice di averlo fatto solo perché era “sostenuto dal partito che vota abitualmente”.

Bologna, Lepore scelto “per la competenza” sia dai giovani (18-34 anni) che dagli over 64 Secondo la rilevazione Swg, la scelta degli elettori è stata motivata: a sinistra per la “competenza” e a destra “perché poteva rappresentare il cambiamento”. Qui il candidato del centrosinistra Matteo Lepore ha vinto con il 61 per cento dei voti e, stando ai sondaggi dell’istituto di ricerca, i suoi sostenitori hanno scelto per il 34% la competenza, il 27% lo ha scelto perché esponente “del partito che voto” e il 24% perché “ha risposte credibili”. Per quanto riguarda invece il fronte opposto, gli elettori di Battistini hanno optato per lui “perché è in grado di cambiare le cose” (22%); “perché è una figura forte” (20%); “per battere la vecchia politica” (20%). Interessante anche notare come si sono divisi gli elettori per età: il candidato del centrosinistra è stato scelto dalla fascia 18-34 anni (66,7% dei voti degli intervistati) e dalla fascia over 64 (67%); mentre si sono schierati con Battistini i 45-54 anni (43% delle preferenze). Da segnalare che il 12 per cento dei 35-44enni che non si è sentito rappresentato né da Lepore né da Battistini e ha scelto altri candidati.

Trieste: non ha votato il 69% degli studenti e il 71% dei disoccupati Uno dei ballottaggi inaspettati per il centrodestra è a Trieste, dove Roberto Dipiazza si aspettava di vincere al primo turno mentre dovrà sfidare al ballottaggio il dem Francesco Russo. Secondo Swg, il primo è stato scelto per il sostegno dei partiti, il secondo per la “serietà e qualità del programma”. Stando alle rilevazioni tra gli elettori del centrodestra, il 27% ha votato per Dipiazza “perché sostenuto dal partito che voto”, il 25% perché “è vicino alla gente” e il 21% “perché è competente”. Sul fronte opposto, Russo è stato appoggiato dagli elettori perché “ha proposte credibili” (25%); “è il più serio” (25%); “è in grado di cambiare le cose” (24%). Swg ha fatto poi l’analisi del voto basandosi sulle professioni. Hanno scelto Dipiazza: gli operai (62,8%); casalinghi\casalinghe (59%); gli studenti (55,1) e i pensionati (50,2). Hanno preferito Russo soprattutto i pensionati (37,6), poi i lavoratori autonomi (36,5%) e quelli dipendenti (33,2). Il 31,5% dei disoccupati non si è sentito rappresentato da nessuno dei candidati sindaco principali. Mentre non hanno votato il 69 per cento degli studenti e il 71% dei disoccupati. Per quanto riguarda l’età, Dipiazza è stato scelto dal 53% degli over 64; Russo soprattuto dalla fascia 55-64 anni (36,2%).

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