Nei ballottaggi deve diventare argomento dirimente la legalità, quella che costruisce giustizia sociale e prosperità economica: giovani ed indecisi possono trovare la motivazione decisiva.

Intendiamoci subito: la legalità non è un totem, il rispetto delle regole di per sé non è sufficiente a giustificare l’agire umano e in particolare l’agire politico. Fin troppo facile evocare le Leggi razziali fasciste come esempio di leggi ingiuste, ma anche oggi in democrazia ci sono condotte politiche ritenute penalmente irrilevanti che hanno però assunto un grave disvalore morale, tanto da poter essere definiti dei crimini (come per esempio impedire per giorni lo sbarco nei porti italiani ad esseri umani stremati dalle disgrazie patite); e viceversa ci sono state condotte politiche ritenute penalmente gravissime, che hanno però assunto al contrario un valore morale straordinariamente positivo (come per esempio trasformare l’accoglienza dei migranti in una esperienza di riscatto sociale, collettivo e di rigenerazione urbana).

Le regole che fanno giustizia sono quelle che impediscono ai furbi di approfittare delle risorse pubbliche, sono quelle che alimentano la partecipazione sociale e la concorrenza economica, sciogliendo conflitti di interessi e rendite di posizione, sono quelle che moltiplicano le opportunità anche per coloro hanno attraversato momenti difficili.

Torino e Roma hanno fatto i conti con una presenza radicata e strutturata delle organizzazioni mafiose, illuminata dal lavoro paziente di magistratura e forze dell’ordine: negli ultimi dieci anni, attraverso numerose inchieste giunte a giudicato di Cassazione, sono state inflitte pene detentive per centinaia di anni, sono stati confiscati beni per decine di milioni di euro, sono state scoperte collusioni pericolose con pezzi dell’imprenditoria, delle professioni, della politica.

Il corpo a corpo tra Stato e organizzazioni criminali, di stampo mafioso e non, si gioca sempre di più nel ring delle città, tra appalti pubblici, subappalti e cantieri privati, lo dimostrano anche i continui attacchi subiti da sindaci e assessori, come ancora recentemente denunciato da Avviso Pubblico. Con il Pnrr le città avranno una possibilità eccezionale di spendere denaro non soltanto per far ri-partire l’economia, ma soprattutto (speriamo!) per trasformarla, interpretando con coraggio e creatività l’allarme planetario per la crisi climatica.

Bisogna evitare ad ogni costo che i “malacarne” accedano a queste risorse, bisogna evitare che il denaro prenda strade sbagliate, il che oltre ad ingrassare le consorterie criminali farebbe perdere posti di lavoro e opportunità di innovazione reale. Per farlo occorre che i sindaci si attrezzino; le competenze non mancano, però bisogna che si faccia sul serio evitando, per esempio, di istituire “commissioni legalità” che rischiano di essere soltanto delle foglie di fico. Serve piuttosto una azione amministrativa strategica che caratterizzi l’organizzazione stessa della Giunta, un’azione che da un lato aumenti la capacità di conoscenza e prevenzione delle modalità criminali di approfittare delle risorse pubbliche, e dall’altro aumenti la trasparenza del processo decisionale, avvalendosi anche di “occhi” terzi; e che infine tenda una mano salda a quanti vogliano denunciare per rompere spirali ricattatorie e mortificanti, quelle spirali che vanno dall’usura allo sfruttamento della manodopera nei cantieri (anche privati!).

Così ogni centesimo di denaro pubblico potrà ossigenare la costruzione del futuro che i cittadini meritano.

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