Trattative in corso sul fronte del centrosinistra in vista del ballottaggio a Roma. Il primo a schierarsi, a 48 ore dal voto, è stato Carlo Calenda: intervistato a “Otto e mezzo” su La7 ha annunciato che voterà per Roberto Gualtieri. Una scelta arrivata dopo che, in mattinata, Roberto Gualtieri aveva confermato ai giornalisti che “non offrirà un posto in giunta al M5s”. Il primo a felicitarsi della dichiarazione (che di per sé non è neppure una novità) era stato proprio il leader d’Azione che su Twitter si è affrettato a scrivere “bene”, quasi fosse un messaggio diretto proprio a lui. I voti della lista Calenda fanno molto comodo: è stata la più votata con il 18% dei consensi e resta molto ambita da entrambi gli sfidanti. “Michetti non ha un programma per Roma”, lo ha liquidato l’eurodeputato eletto nelle liste dem. Ma l’avvicinamento tra Calenda e Gualtieri, ha raffreddato le trattative con i 5 stelle. Lo stesso Giuseppe Conte, interpellato nel Catanese mentre era impegnato per un tour elettorale, ha dichiarato: “Non abbiamo mai chiesto assessorati”. E, rivolto proprio a Calenda, lo ha accusato di fare un “percorso autoreferenziale”: “Arrogante dettare condizioni”, ha detto. Intanto in mattinata, il primo a muovere le sue pedine era stato Matteo Renzi con il suo endorsement a Gualtieri: una mossa fatta per spaccare l’asse con i 5 stelle che, di fronte ai continui appelli per un nuovo Ulivo che tenga dentro tutti, soffrono molto gli avvicinamenti di personaggi incompatibili come l’ex premier.
L’annuncio di Calenda. L’attacco di Conte: “Arrogante dettare condizioni” – Il primo a farsi avanti è stato appunto Calenda. “Lo voterò, mi corrisponde di più di Michetti.”, ha detto a Otto e mezzo. “Michetti non ha uno straccio di programma, uno straccio di classe dirigente”, ha detto l’ex candidato sindaco. “Ma non è un’indicazione di voto urbi et orbi. La stragrande maggioranza dei miei voti venivano da sinistra o non collocati. E avendoli presi con una lista civica, voglio essere chiaro: questa è la scelta di Carlo Calenda, che non mette in discussione i tanti dubbi che ho sulla classe dirigente e sul programma di Gualtieri”. E sullo sfidante di centrodestra: “Trovo estremamente sbagliato bollare la destra come neofascista, è un modo per radicalizzarla: Michetti è stato votato da tantissime persone, il suo problema non è che sia neofascista, ma il problema di Michetti è che è totalmente incapace. Quindi il punto su cui battere Michetti è che non c’è un programma per Roma. Quello di Gualtieri invece è troppo conservatore”.
Ma che gli effetti dell’endorsement di Calenda non saranno limitati alle elezioni nella Capitale, lo ha dimostrato la reazione del presidente M5s. “Calenda sta facendo un suo percorso politico autoreferenziale, e noi glielo facciamo fare tranquillamente: siamo orgogliosamente forti della nostra storia e della nostra tradizione, lui si affaccia adesso alla politica”, ha detto Giuseppe Conte mentre era in tour elettorale nel Catanese. “Essere una forza nazionale è un’altra prospettiva. Gli auguriamo buona fortuna, ma è all’inizio di un cammino politico nazionale, e quindi dettare condizioni agli altri mi sembra quanto meno arrogante“.
Comunque i rapporti con il M5s non potranno essere trascurati. Gualtieri in mattinata aveva assicurato che avrebbe sentito l’ex premier Giuseppe Conte: “Ci sentiremo presto. Mi ha fatto piacere la telefonata della sindaca Raggi. Riconosco il suo impegno e la sua determinazione, le ho fatto i complimenti” per il risultato alle urne e “le ho detto che legalità e contrasto alle mafie saranno il mio assillo quotidiano“, ha detto. Ma subito dopo ha anche assicurato che non offrirà un posto in giunta al Movimento: “Se confermo che non saranno in giunta? L’ho detto, sono abituato a dire le stesse cose sia prima del primo turno sia dopo il secondo. Siamo abituati a fare ciò che diciamo”, ha ribadito.
Letta spinge per un nuovo Ulivo da Renzi a Conte e Calenda. Ma il M5s frena – Intanto per tutto il giorno sono continuati gli avvicinamenti (o allontanamenti) tra le forze in gioco in vista del ballottaggio a Roma. Il candidato dem, che al primo turno ha preso il 27% dei voti contro il 31% dello sfidante Enrico Michetti, sta lavorando per riuscire a convincere i leader sconfitti a dare il proprio sostegno. Ma proprio le chiusure nei confronti dei 5 stelle, potrebbero avere impatti nazionali per quanto riguarda l’alleanza giallorossa. Enrico Letta intanto ha fatto capire di voler allargare il più possibile il fronte dell’accordo: “Nelle prossime ore, nei prossimi giorni, cercherò Calenda, Conte, Renzi, tutti coloro che rappresentano partiti e movimenti con cui possiamo dialogare nelle città che vanno al ballottaggio”, ha dichiarato a Radio Immagina. Il modello è quello, già rievocato più volte, de l’Ulivo. Ma non tutti i destinatari della proposta potrebbero decidere di partecipare: la presenza di Renzi è ad esempio incompatibile con i 5 stelle, ma pure quella di Calenda che sui grillini ha messo il veto. Ecco perché gli accordi sui ballottaggi possono offrire spunti di riflessione interessanti.
Molto complesso il fronte M5s, almeno per quanto riguarda Roma: alla luce della distanza incolmabile con Virginia Raggi, la situazione al momento è bloccata. Conte, impegnato in campagna elettorale in Sicilia, ha ribadito che “gli apparentamenti sono da escludere”: “Gli elettori non sono pacchi postali e non vogliamo dire ‘votate tizio o caio’ al ballottaggio. Ma non c’è all’orizzonte nessuna possibilità di potere collaborare con un’eventuale giunta di centrodestra perché ha una proposta politica inadeguata. Per i ballottaggi faremo valutazioni, ma nessun apparentamento, assessori o richieste varie”.
Ma la chiusura di Gualtieri è destinata a creare vari terremoti nella appena nata coalizione giallorossa. E le prime reazioni M5s confermano che, l’esclusione, non è piaciuta ai vertici del Movimento. “Interessante che mentre il M5s dà ampia dimostrazione a tutti i livelli di essere pronto al dialogo”, ha dichiarato all’agenzia Adnkronos l’assessora M5s nel Lazio Roberta Lombardi, “e al confronto sulle idee e le progettualità con tutte le forze politiche, Calenda e Gualtieri si affannino a commentare su un fantomatico ingresso in Giunta del M5S. Cosa peraltro mai chiesta e mai ipotizzata. Rimane agli atti però che una certa sinistra radical chic continui a guardare con condiscendenza e senso di superiorità il M5s. Gli elettori non sono una mandria di buoi da condurre al pascolo, ma se ci hanno scelto certo non apprezzeranno questo mal posto senso di superiorità nei nostri confronti”. E ha chiuso: “Peccato, mi aspettavo di meglio”. Poco dopo ha parlato anche la senatrice romana Alessandra Maiorino: “Calenda ha puntato sul sicuro, visto che non abbiamo alcuna intenzione di esserci. Ha quindi semplicemente confermato la sua spacconaggine, da brava controfigura di Renzi. A Michetti cosa chiede?”, ha detto.