Nel 2020, anno della pandemia Covid, 1.260 bambine e 1.117 bambini hanno subito violenze in famiglia che hanno richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Lo afferma il decimo Dossier indifesa di Terre des Hommes, presentato oggi e realizzato con i dati del Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale. In generale, rispetto al 2019, le denunce di maltrattamenti contro famigliari e conviventi – art. 572 del Codice Penale – sono aumentate del 13%. E c’è un netto divario di genere: il 65% delle vittime sono di sesso femminile. “Per milioni di bambine e di ragazze la pandemia ha avuto effetti tragici che continueranno a farsi sentire per molti anni a venire”, ha dichiarato Donatella Vergari, presidente della ong. “Nel nostro Paese, infatti, il Covid 19 ha avuto pesanti conseguenze sulla vita delle più giovani e sulle loro opportunità per il futuro”.
L’incremento è però in tendenza con i numeri dell’ultimo decennio: dal 2010 al 2020 si è infatti registrato un + 137%. Nonostante un leggero calo generale delle vittime – da 5.939 a 5.789 (-3%) – durante il 2020, non è stato così per tutti i reati: quelli telematici – come Detenzione di materiale pornografico realizzato utilizzando – sono cresciuti fino al 14%, con un 525% di minori coinvolti in più in 10 anni.
Inoltre la pandemia ha reso più complicata l’intercettazione di altri crimini come quelli di Abuso di mezzi di correzione o disciplina (-36%), quelli di prostituzione minorile (-34%), di atti sessuali con minorenni di anni 14 (-21%), di corruzione di minorenne (-16%,) e di violenza sessuale (-13%). Dal punto di vista geografico invece la Lombardia è la prima regione d’Italia per numero di minori vittime di reato (963 nel 2020), con 367 vittime di maltrattamenti e 108 di abusi sessuali. Seguono Emilia Romagna (705 vittime), Sicilia (672), Lazio (464), Veneto (443), Toscana (392), Piemonte (364) e Campania (360), che insieme a Piemonte ha il maggior numero di omicidi volontari (3 vittime). La maggior parte delle vittime sono bambine (65%). L‘89% di loro – circa 488 – sono state vittime di violenza e violenza sessuale aggravata, il 53% delle quali tra le mura domestiche.
La disparità di genere è rafforzata anche da quadro internazionale del Dossier: con il lockdown, sono state tra gli 11 e i 20 milioni le bambine e ragazze a lasciare gli studi. Nei prossimi 10 anni – si stima – il numero di spose bambine aumenterà di 10 milioni. E anche in Italia, come dimostrato dalla tragica vicenda di Saman Abbas, il problema dei matrimoni forzati sul territorio italiano si impone con urgenza nell’agenda politica.
Se prima del Covid 19 sarebbero stati sufficienti 99 anni per raggiungere la parità di genere nei Paesi più problematici, oggi ne occorrono ancora 135: la pandemia ha vanificato gli sforzi di un ventennio. Il Dossier ha però presentato anche esempi di buone pratiche e sperimentazioni che fanno sperare per un lento ma significativo cambiamento. Per esempio l’attivista afghana Maria Khoshy, Ambassador della Campagna internazionale “Destination Unknown” di Terre des Hommes, ha dato voce al dramma delle donne del suo Paese e alla sua generazione che stanno provando ad affrontare le sfide poste dai diritti umani e dei bambini, dalle questioni di genere e dal cambiamento climatico.
“Il tempo che stiamo vivendo – ha affermato la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti – ci consegna innumerevoli ferite da sanare. Ci consegna anche un’opportunità inedita da cogliere per garantire un futuro più giusto e sostenibile per tutte le bambine, le ragazze, e le donne che verranno – ha poi aggiunto in riferimento ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza – Abbiamo bisogno di un investimento coraggioso in educazione, nella prevenzione e nell’empowerment delle donne, che è liberazione delle energie femminili ancora inespresse”. ““Mai come in questo periodo, poi, serve lanciare messaggi importanti a difesa soprattutto delle più “indifese” ha concordato la sottosegretaria di Stato alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport, Valentina Vezzali. “La crescente attenzione che genitori, educatori, psicologi, Forze di polizia e operatori sociali prestano ai minori alimenta, infatti, una solida sinergia in grado di consentire l’emersione del “sommerso di violenze”, consumate spesso nel silenzio – ha constatato invece Stefano Delfini, direttore del servizio analisi criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza.
Il Dossier indifesa 2021 è disponibile a questo link: https://bit.ly/DossierIndifesa21. Insieme sono state presentate 15 raccomandazioni – elaborate da un Comitato Scientifico di donne provenienti dal mondo dell’economia, dell’attivismo, dello sport, delle scienze applicate, dell’Università e delle istituzioni – per impegnarsi nella tutela dei diritti delle bambine e delle ragazze e la partecipazione delle giovani generazioni, per costruire una società più inclusiva e paritaria e per chiedere al governo e agli enti locali di Rendere effettivi gli impegni presi con la Strategia Europea e la Strategia Nazionale per la parità di genere e con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, monitorando costantemente il raggiungimento degli obiettivi specifici fissati e intervenendo con gli opportuni correttivi in caso di scostamenti dalle previsioni iniziali.