Scuola

Scuola, l’Italia divisa sugli insegnanti di sostegno: non si trovano al Nord, al Sud sono troppi e disoccupati. Tante cattedre ‘in deroga’

Negli atenei delle otto regioni meridionali e peninsulari l’offerta formativa è pari a circa 13mila posti contro i 3500 dell’intero Centro Nord. La Sicilia - da sola - fa corsi per 5mila persone. In Toscana si arriva a 985 posti, in Emilia 750 e in Lombardia 720. Ernesto Ciriaci, presidente del “MiSoS”, Movimento insegnanti di sostegno specializzati: "Mai applicato il decreto per la continuità didattica"

Marco ha sette anni e un disturbo dello spettro autistico grave. Per settimane non è riuscito a frequentare le lezioni perché non c’era un’insegnante di sostegno disponibile. L’ha trovata solo nei giorni scorsi. Sonia, invece, è una maestra di lungo corso: ha una classe di seconda con quindici bambini e un disabile grave. Da quando è suonata la prima campanella è costretta a fare molte più ore di quelle previste dal suo contratto, proprio perché manca il collega di sostegno. I nomi sono di fantasia, ma le storie sono vere. Sono due vicende rappresentative di tante altre, come ci raccontano alcune realtà associative dei maestri e professori specializzati.

Il problema principale, per quanto concerne gli insegnanti di sostegno, è che l’Italia è divisa in due. Al Nord non si trovano i docenti di sostegno specializzati perché l’Università non li ha formati. Al Sud ci sono invece migliaia di professionisti disoccupati. Parlano i numeri: negli atenei delle otto regioni meridionali e peninsulari l’offerta formativa è pari a circa 13mila posti contro i 3500 dell’intero Centro Nord. La Sicilia – da sola – fa corsi per 5mila persone. Al contrario, in Toscana si arriva a 985 posti, in Emilia 750 e in Lombardia 720. Detto questo, l’anno scolastico 2021/2022 è cominciato con 278mila disabili in classe e solo 112.370 specializzati di ruolo e non. Le altre sono cattedre “in deroga”, cioè docenti senza la specializzazione. Ad oggi, i posti aggiuntivi in deroga già assegnati sono 87.209. Il totale è di 199.579 maestri e professori che dovrebbero già essere a scuola, ma che sono difficili da reperire. Attilio Varengo della Cisl Scuola spiega perché: “Molti docenti specializzati non di ruolo scelgono una cattedra su una disciplina. In questo modo si creano dei buchi. Inoltre molti alunni che ad oggi sono “scoperti” si trovano in regioni dove manca l’offerta”. A questo si aggiunge il caos che si è creato quest’anno con le nomine delle supplenze annuali fatto con un sistema basato su un algoritmo. In molte parti d’Italia queste procedure sono terminate più tardi del previsto e i dirigenti scolastici hanno potuto procedere solo negli ultimi giorni a scegliere docenti dalle graduatorie d’istituto o dalle mad (messe a disposizione).

Evelina Chiocca, presidente del Coordinamento italiano insegnanti di sostegno (Ciis), spiega: “Molti genitori ci segnalano che ai nostri colleghi specializzati è stato chiesto di sostituire i docenti curricolari che mancano, perché non sono ancora stati nominati. Questo significa togliere ore di sostegno alla classe e non garantire il diritto all’istruzione dell’alunno con disabilità”. Inoltre, prosegue Chiocca: “Grazie all’algoritmo ci sono docenti specializzati che sono stati scavalcati da colleghi non esperti, nonostante la norma dia priorità ai primi. Il metodo di reclutamento dimostra l’inefficienza del sistema. Le nomine vanno fatte a fine giugno e gli incarichi assegnati devono garantire la continuità didattica”.

“Ai tempi della ministra Valeria Fedeli avevo collaborato alla stesura dell’articolo 14 del Decreto legislativo 66/2017”, fa sapere Ernesto Ciriaci, presidente del “MiSoS”, Movimento insegnanti di sostegno specializzati. Il dispositivo citava: “Al fine di agevolare la continuità educativa e didattica da parte del dirigente scolastico e l’eventuale richiesta della famiglia, ai docenti con contratto a tempo determinato per i posti di sostegno didattico possono essere proposti, non prima dell’avvio delle lezioni, ulteriori contratti a tempo determinato nell’anno scolastico successivo, ferma restando la disponibilità dei posti e le operazioni relative al personale a tempo indeterminato”. Però, spiega Ciriaci: “Non c’è stato il Decreto applicativo e tutto è rimasto lettera morta”. A rimetterci restano le famiglie, i bambini e i ragazzi disabili. Lo sa bene Giovanni Merlo, direttore della Ledha, la Lega per i diritti delle persone con disabilità: “Abbiamo iniziato a ricevere segnalazioni al nostro centro antidiscriminazione. Quest’anno, forse, abbiamo la percezione che la situazione sia migliorata ma resta il problema che abbiamo alunni che si trovano al loro fianco docenti non preparati e magari pure privi di motivazione. Speriamo che la formazione obbligatoria sulla disabilità di 25 ore per tutti i docenti vada in porto e abbia delle ricadute positive sui ragazzi”.