Detenuti picchiati, legati mani e piedi, trascinati nudi tra i corridoi dei penitenziari e sodomizzati con dei bastoni dalle guardie oppure violentati. Le immagini diffuse dalla ong Gulagu sulle torture che, secondo quanto si legge, vengono praticate all’interno dell’ospedale nel carcere di Saratov, nella regione del Volga, in Russia, hanno provocato forti reazioni nel Paese e nell’opinione pubblica internazionale, tanto che il Comitato investigativo russo ha aperto un’inchiesta e il capo del servizio penitenziario locale ha dato le dimissioni. Anche il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che la Presidenza è a conoscenza del contenuto delle immagini e che il Servizio Federale delle Prigioni (Fsin) ha avviato un’indagine sui video.
Gulagu ha denunciato a inizio anno i soprusi commessi ai danni dei prigionieri, come raccontato dai familiari delle vittime, e adesso è riuscita a entrare in possesso di 40 Gb di fotografie e video che testimoniano le violenze. Secondo l’analisi svolta dai responsabili della ong sul materiale ottenuto, non c’è dubbio che le fotografie siano autentiche, anche perché altri prigionieri che avevano precedentemente riferito di episodi di bullismo in ospedale hanno identificato i locali nelle fotografie e alcuni dipendenti dell’OTB-1.
L’avvocato Snezhana Muntyan, che assiste alcune delle presunte vittime della struttura, ha dichiarato che cinque persone risultano indagate per i fatti accaduti nell’ospedale della prigione: due con l’accusa di estorsione e tre per atti violenti di natura sessuale. Il detenuto Andrei Schwartz, 25 anni, ha ad esempio raccontato che stava scontando la sua pena nel penitenziario dove due detenuti che godevano dell’autorità conferita loro dalle guardie gli hanno chiesto 50mila rubli. Dopo diversi pestaggi, Schwartz chiese a sua madre di trasferire loro del denaro.