Nuove grane per Alitalia all’indomani delle polemiche sulle parole del presidente esecutivo di Ita, Alfredo Altavilla, che ha bollato come “vergogna nazionale” la prospettiva di uno sciopero del personale nel giorno scelto per mettere le ali alla nuova compagnia di bandiera, il 15 ottobre. Durante la giornata di giovedì almeno otto voli del vettore sono stati cancellati e, secondo quanto riportano al fattoquotidiano.it fonti sindacali, un nono aereo in partenza da Roma con destinazione New York è decollato con diverse ore di ritardo dopo che una società addetta al catering ha sospeso il servizio per via dei pagamenti in arretrato. Segnalati anche ritardi nella gestione dei bagagli.
“Ci sono stati disagi e ritardi a Fiumicino dovuti a un problema di approvvigionamento delle forniture”, dice il sindacalista. “Un’azienda di catering che lavora per Alitalia non ha rifornito il volo AZ608 per New York dei viveri destinati a personale e passeggeri. L’unica cosa disponibile era l’acqua“, racconta, aggiungendo che “l’azienda in questione attende pagamenti da tempo immemore e così ha sospeso temporaneamente il servizio“. La situazione si è risolta dopo un paio di ore di attesa, con conseguente ritardo del volo. Nel frattempo, come testimonia la sezione “Info Voli” del sito internet della stessa Alitalia, otto voli della compagnia sono stati cancellati: precisamente il 1417, il 1622, il 1395, il 76, il 718, il 1795, il 2092 e il 1167. “Si tratta un accorpamento“, commentano sempre dai sindacati, precisando invece che sul tema bagagli “gli eventuali disservizi possono essere strascichi delle assemblee del personale di terra, a cui lo stipendio è stato praticamente dimezzato”. In ogni caso “il clima è teso e domani potrebbe essere una giornata calda visto l’incontro in programma con ministro Orlando sul tema degli ammortizzatori sociali“.
Quella del personale è una questione che Alitalia, e di conseguenza Ita come suo successore designato, si trascina ormai da tempo. E che nelle ultime ore si è fatta ancora più spinosa. Nella mozione di maggioranza approvata ieri dalla Camera dopo che la prima asta per il marchio del vecchio vettore è andata deserta, si è chiesto al governo di favorire la riapertura della trattativa tra Ita e i sindacati in modo che venga definito un nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro. Nel frattempo la società tira dritto sui suoi piani, che prevedono una partenza con 6mila effettivi a fronte dei circa 10.600 di Alitalia e il reclutamento degli stessi direttamente sul mercato, cioè senza prevedere una transizione interna passando per lo staff di Alitalia. E con un contratto diverso da quello nazionale di categoria, che prevede stipendi più bassi e meno garanzie.
Altavilla ha motivato questa scelta con la necessità di garantire la discontinuità tra le due aziende come richiesto dalla Commissione Europea. Per Ugo Arrigo, economista e docente all’università di Milano Bicocca che segue da vicino il dossier, si tratta però di una giustificazione priva di fondamento: “La discontinuità esiste solo sulla carta perché il 15 ottobre Ita decollerà con tutta l’organizzazione operativa di Alitalia, dalle rotte ai piloti fino ai manuali operativi”. Non solo. Secondo l’accademico, non è neppure vero che sia stata l’Ue a chiedere un imporre una soluzione di questo tipo: “Fu Roberto Gualtieri che nella sua lettera di risposta a Margrethe Vestager dell’8 gennaio dichiarò spontaneamente la volontà di pescare i dipendenti dal mercato“. “Una circostanza contraria alle norme comunitarie – conclude Arrigo – ” che lascerà margini agli esclusi per avviare un’azione legale presso la Corte di Giustizia Europea”.