Nell'ultimo monitoraggio, riferito al periodo compreso tra il 29 settembre e il 5 ottobre, vengono segnalati aumenti tra lo 0,5 e l'1,6%. Mentre tutti gli indicatori della pandemia continuano la loro discesa: i ricoverati con sintomi sono il 13,2 per cento in meno rispetto alla settimana precedente
Nell’ultima settimana ci sono stati “incrementi modesti” di nuovi vaccinati in tutte le fasce d’età. Per altri 7 giorni, quindi, non si vede alcun effetto Green pass quando manca ormai poco al momento dell’obbligatorietà sul posto di lavoro. Lo certifica l’ultimo monitoraggio della Fondazione Gimbe, riferito al periodo compreso tra il 29 settembre e il 5 ottobre. Mentre tutti gli indicatori della pandemia continuano la loro discesa, seppur più lentamente, la campagna vaccinale è arrivata a un punto di stasi, che prosegue ormai da settimane e l’estensione della certificazione verde non sembra aver invertito il trend.
“Le coperture vaccinali per fascia di età con almeno una dose di vaccino sono molto variabili”, spiega la Fondazione: si va dal 96,7% degli over 80 al 70,4% della fascia 12-19. “In generale, rispetto alla settimana precedente, si registrano incrementi modesti: il numero di vaccinati con almeno una dose cresce dell’1,6% nella fascia 30-39, dell’1,5% nella fascia 20-29, dell’1,2% nella fascia 40-49, dell’1,1% nella fascia 12-19, dello 0,9% nella fascia 50-59″, si legge nel report. Con una sottolineatura: “Negli over 60 l’incremento non raggiunge lo 0,5%”. Per le categorie a maggiore rischio di malattia severa, aggiunge Gimbe, “sono ancora 3,4 milioni (12,3%) gli over 50 che non hanno completato il ciclo vaccinale”. E in 2,59 milioni non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino, con rilevanti differenze regionali che vanno dal 15,1% della Calabria al 5,6% della Puglia.
“La priorità assoluta – dice il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta – rimane quella di somministrare il ciclo completo a tutta la popolazione vaccinabile, in particolare agli over 50. Tuttavia, a fronte dei primi segnali di un lieve (ma costante) calo dell’efficacia vaccinale su ospedalizzazioni, terapie intensive e decessi, è necessaria una programmazione strategica per somministrare la dose di richiamo alla popolazione generale. Anche per evitare, dopo il via libera dell’Ema agli over 18, che le Regioni procedano in ordine sparso, senza seguire le priorità basate sul rischio individuale”.
Gimbe avanza l’ipotesi di “quattro azioni integrate”, basate sull’accelerazione della “somministrazione della terza dose alle categorie prioritarie vista l’ampia disponibilità di dosi (13,4 milioni) e la stagione invernale alle porte”, di “ampliare progressivamente la platea vaccinabile” con dose booster alle fasce anagrafiche a rischio di malattia grave e decesso, iniziando con la fascia 70-79 anni e successivamente quella 60-69 e 50-59, e dando priorità in ciascuna fascia ai pazienti con patologie concomitanti, di “programmare per tutti gli over 50 la chiamata attiva a sei mesi dal completamento del ciclo” ed estendere “l’obbligo della dose booster per gli operatori sanitari, al fine di garantire la sicurezza per i pazienti” e “ridurre il rischio di limitare l’erogazione di prestazioni sanitarie per patologie non Covid-19.
Intanto, fa notare la Fondazione, si registra l’ennesima settimana di diminuzione di nuovi casi, passati da 23.159 a 21.060 (-9,1%), e di decessi (da 386 a 311, -19,4%). In calo anche i casi attualmente positivi (da 98.872 a 90.299, -8,7%), le persone in isolamento domiciliare (da 94.995 a 86.898, -8,5%). Sul fronte ospedaliero, crollano i ricoveri con sintomi (da 3.418 a 2.968, -13,2%) e arretrano anche le terapie intensive (da 459 a 433, -5,7%). “Ormai da 5 settimane consecutive – dice Cartabellotta – il dato nazionale mostra una discesa dei nuovi casi settimanali, anche se nell’ultima settimana, rispetto alla precedente, 5 Regioni registrano un incremento percentuale dei contagi”. Gli aumenti, che riguardano Basilicata (+73,6%), le Province di Bolzano (+8,7%), e Trento (+20,9%), oltre a Sardegna (+5%) e Valle D’Aosta (+64,5%), rimangono tuttavia “contenuti in termini assoluti”. Nel frattempo, scendono a 17 le Province con incidenza pari o superiore a 50 casi per 100.000 abitanti e nessuna conta oltre 150 casi per 100.000 abitanti.